Afghanistan, fuga dal medioevo – di Giuseppe Careri

Afghanistan, fuga dal medioevo – di Giuseppe Careri

La tragedia del ritorno dei Talebani a Kabul è stata raccontata, oltre che dai resoconti dei giornalisti occidentali e in gran parte dei social, soprattutto dalle immagini e da alcune foto drammatiche che hanno mostrato nei loro scatti i momenti cruciali del dramma vissuto dal popolo afghano.

Subito dopo la conquista di Kabul da parte dei Talebani, il Governo degli Stati Uniti ha allestito un cargo per evacuare 640 persone tra cittadini Usa, personale delle ambasciate e cooperanti afghani. La foto, drammatica, mostra centinaia di persone assiepate all’interno dell’aereo in attesa della partenza. Sono per lo più uomini, in maggioranza ragazzi, ma anche donne vestite con il burka, e qualche bambino innocente in braccio a un genitore. Dall’espressione dei loro volti si coglie la preoccupazione, lo smarrimento e la paura per la loro sorte e quella dei loro figli.

E’ uno degli aerei che fanno la spola tra gli Stati Uniti e l’Europa per portare in salvo migliaia di persone accusate dai Talebani di aver collaborato e aiutato il Governo americano e quello europeo, Inglese, Francese, Italiano. In uno di questi viaggi della speranza perduta un giovane calciatore di 19 anni, Zaki Anwari, della nazionale giovanile di calcio, per la disperazione si è aggrappato al carrello dell’aereo ed è precipitato subito dopo il decollo.

Da alcuni giorni, l’aeroporto di Kabul è l’unica possibilità per uscire dal Paese. Ed è drammatico assistere a tantissime persone, 10 mila, forse più, che tentano in tutti i modi di partire per paura della repressione Talebana. In questa bolgia dantesca si assiste a un dramma mai vissuto in altri conflitti. Mamme e papà che “lanciano” i loro bambini quasi neonati ai militari inglesi attraverso il muto che li separa dall’interno dell’aeroporto per portarli in salvo. Bambini piccolissimi di 3, 4 anni. Genitori disperati che tentano di costruire una strada diversa per i loro figli. Scene disperate, con i soldati inglesi che piangono per una situazione più grande di loro, più grande di ognuno di noi. Tentano di aiutare il più possibile questa povera gente in preda alla disperazione e al dolore. Il Governo Talebano tenta di rassicurare gli afghani, ma soprattutto le potenze straniere per non perdere gli aiuti internazionali. Aggiungono che le donne potranno continuare a frequentare l’università secondo i dettami della Sharia. Ma per l’agenzia afghana Khaama Press nella provincia occidentale afghana di Herat hanno vietato le lezioni miste di ragazze e ragazzi nelle università governative e private su questo territorio”. Herat è il territorio occupato dai nostri soldati italiani.

I talebani sono apparsi più volte in televisione e sui social promettendo di non fare ritorsioni. Ma nessuno crede alle loro promesse. Migliaia di donne sono asserragliate nelle loro case per paura della violenza talebana. Hanno paura di essere uccise e di ritornare di nuovo al medioevo, senza poter studiare, lavorare, vestirsi all’europea, essere data in sposa senza il loro consenso e la loro volontà.

I soldati talebani, con i loro sandali o a piedi nudi armati di kalashinkov, cercano tutti coloro che hanno collaborato con “lo straniero”; girano con le liste nei quartieri alla ricerca di ognuno di loro che potrebbe aver aiutato gli occidentali.

In una dichiarazione rilasciata a Repubblica un poliziotto afghano che ha studiato all’Accademia Militare di Modena racconta: “Da subito ci siamo resi conto della minaccia per le nostre famiglie, un incubo. Un gruppo armato è venuto a cercarmi a casa. I talebani non sono cambiati, il loro atteggiamento verso le donne, i bambini e le scuole non è cambiato” Pericolo dunque per i collaborazionisti, gli interpreti, traduttori, cooperanti che hanno aiutato gli occidentali. Insomma un clima di terrore che ha riportato indietro l’orologio della storia di almeno 20 anni.

Una nota dell’Ansa informa che la corrispondente della Cnn Clarissa Ward ha lasciato l’Afghanistan. Dice la giornalista:“Enormi ringraziamenti a tutti voi per il vostro sostegno, all’aeronautica militare Usa per averci portato fuori e al Qatar per averci accolti. Noi siamo quelli fortunati”. Per alcuni giorni la giornalista ha continuato a fare i servizi per la sua agenzia in studio ed in mezzo alla strada, tra i talebani e gli afghani, con il velo che le copriva il capo a differenza delle dirette in studio con abiti occidentali.

Rimane la paura di tanti uomini e soprattutto tante donne impaurite dalla nuova situazione. Già è iniziata la “pulizia” delle immagini delle donne sulle vetrine dei saloni di bellezza; immagini raffiguranti volti sorridenti che i talebani intendono nascondere spargendo una vernice nera sui loro volti e le loro immagini.

Per questo l’Occidente dovrà vigilare e proteggere una popolazione femminile ormai avviata verso il medioevo prossimo venturo. In un famoso aforisma sulla vita delle donne musulmane c’è scritto: C’è molto sole nei paesi dell’slam; un sole bianco, violento che acceca. Ma le donne musulmane non lo vedono mai; i loro occhi sono abituati all’ombra come gli occhi delle talpe. Dal buio del ventre materno, esse passano al buio della casa paterna, da questa al buio della casa coniugale, da questa al buio della tomba”.

Giuseppe Careri