Arigato, grazie Tokyo – di Giuseppe Careri

Arigato, grazie Tokyo – di Giuseppe Careri

Arigato c’era scritto nei cartelloni dello stadio alla fine della cerimonia di chiusura della XXXII edizione dei Giochi Olimpici giapponesi. Arigato, grazie pronunciato in maniera gentile a tutti gli atleti che hanno partecipato a questa Olimpiade malgrado la pandemia e l’assenza dei tifosi sugli spalti e ai lati delle strade. Arigato, grazie agli organizzatori, agli ingegneri, gli architetti, gli operai e i volontari che hanno contribuito con il loro ingegno, le loro opere e i loro sacrifici alla realizzazione di un avvenimento sportivo che coinvolge ogni quattro anni i paesi di tutto il mondo.

In Italia, i Giochi Olimpici di Tokyo hanno risvegliato l’amore per lo sport di tutte le discipline sportive che per la verità nel corso dell’anno sono per lo più oscurate in TV dal gioco del calcio professionistico, dai compensi stratosferici dei calciatori  super milionari nelle trattative del calcio mercato.

Gli altri sport cosiddetti minori si riscattano per fortuna durante una maratona di 16 giorni dove vengono eguagliati record e vittorie indimenticabili come è accaduto in questa Olimpiade giapponese a diversi atleti italiani.

In queste ultime Olimpiadi ne abbiamo vinto 40 di medaglie, 10 oro, 10 argento, 20 di bronzo, più di Los Angeles del 1932 e Roma 1960, dove le medaglie portate a casa sono state 36. Tutte medaglie conquistate dopo un duro lavoro preparatorio che ha visto i nostri atleti impegnati in gare e allenamenti per quattro anni.

E per la prima volta, forse, abbiamo incominciato a conoscere i nomi degli atleti che hanno portato a casa una medaglia o che, più semplicemente, hanno partecipato alle gare con grande spirito agonistico.

In questa Olimpiade di Tokyo ha sorpreso la vittoria degli atleti italiani nella regina delle gare, quella della velocità nei 100 metri piani che ha visto la vittoria di Marcel Jacobs,  medaglia poi raddoppiata con la sorprendente vittoria della staffetta 4/100 vinta insieme ai colleghi Patta, Desalu e Ortu. Ma oltre alla regina dell’atletica vinta dai nostri atleti con ben 5 medaglie, abbiamo poi conquistato oro, argento e bronzo con le altre gare, con la canoa, il canottaggio, il ciclismo su pista, il taekwondo.

E poi il nuoto che ha visto la partecipazione alle gare della nostra nuotatrice Federica Pellegrini per la quinta olimpiade di seguito. Lacrime di gioia e di commozione sono state le ultime immagini di questa Olimpiade.

Arigato, dunque, grazie ai nostri atleti, ai loro allenatori, ai tecnici che ci hanno fatto vivere momenti di gioia in un momento particolarmente difficile del nostro pianeta.

Arigato, Sayoonara, au revoir, arrivederci a Paris, paese dove si svolgerà la prossima edizione Olimpica. Delusione in Italia per la mancata designazione dei Giochi del 2024. In una nota dell’agenzia Adnkronos il Presidente della Regione Lazio Zingaretti dichiara: “Oggi Roma poteva festeggiare le Olimpiadi del 2024: lavoro, sport, impianti, speranza, futuro. Invece festeggia Parigi per colpa dell’ennesimo drammatico errore commesso dall’attuale Sindaca Raggi”.

Immediata la reazione sui social della Sindaca di Roma : “Nicola Zingaretti, per come avete ridotto Roma prima che arrivassi io era inimmaginabile candidarsi a Olimpiadi; la città non avrebbe retto. Abbiamo ripulito i conti e ora puntiamo a Expo 2030”.

Insieme ai conti forse l’amministrazione capitolina doveva pensare a ripulire le strade dai rifiuti, dai cinghiali, dalle troppe strade dissestate, autobus incendiati, il degrado di una città abbandonata malgrado la propaganda incessante dei politici.

Proprio per queste ragioni l’Olimpiade sarebbe stata una grande occasione, un’opportunità da non perdere proprio per farle riavere l’impulso a risollevarsi con iniziative, idee e progetti che avrebbero ridato lustro alla bellezza di Roma.

Fortunatamente i Giochi Olimpici di Tokyo ci hanno consegnato un’immagine sportiva del nostro paese molto gratificante. Da qui, però, devono partire iniziative del Governo per costruire campi da gioco, palestre, piscine, istruttori e quanto altro necessario per mantenere alto il nome dello sport e, in definitiva, il nome dell’Italia.

Sia pure per pochi atleti, l’Italia si sta “scoprendo” un paese multietnico grazie anche all’immissione di alcuni atleti, figli di immigrati, nati in Italia. Questa è forse un’opportunità da cogliere per varare finalmente la legge sulla cittadinanza italiana che faciliti l’integrazione di ragazzi nati nel nostro paese, compie gli studi necessari per essere poi italiano a tutti gli effetti.

Lo dobbiamo ai loro sforzi per integrarsi alla nostra nazione, ma anche per senso di giustizia nei riguardi di tanti emigranti arrivati nel nostro paese per costruire una nuova vita per loro e per i loro figli.

Giuseppe Careri