Il Sud distante dal Nord anche nella ripresa

Il Sud distante dal Nord anche nella ripresa

Svimez ha presentato il rapporto 2021 . La sostanza è che Nord e Sud sono uniti nella crisi, ma divisi nella ripartenza. Di seguito il comunicato stampa diffuso dalla Svimez

ANTICIPAZIONI RAPPORTO SVIMEZ 2021 ECONOMIA E SOCIETÀ DEL MEZZOGIORNO ( CLICCA QUI )

Nord e Sud uniti nella crisi, divisi nella ripartenza
La recessione del 2020 si è abbattuta su un Paese caratterizzato da oltre un decennio da un
doppio divario Italia/Europa, Sud/Nord: unico tra le grandi economie europee che nel 2019 non
aveva ancora completato il suo percorso di recupero dalla lunga crisi 2008-2014, con crescenti divari
interni sia sociali che territoriali.

Nell’anno terribile del Covid l’Italia secondo le stime SVIMEZ si trova unita nella crisi, con un
calo del Pil nel 2020 relativamente omogeneo a livello territoriale, se confrontato con l’impatto
profondamente asimmetrico della precedente crisi, ma con una previsione di ripresa fortemente
differenziata nel biennio 2021-22 a sfavore del Sud.

Nel biennio 2021/2022 il contributo del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alla ripartenza
del Mezzogiorno è stimato dalla SVIMEZ significativo ma non sufficiente a compensare la minor
crescita tendenziale dell’area.

La SVIMEZ sottolinea tre nodi ancora irrisolti:
– Mancanza di una ricognizione puntuale dei fabbisogni di investimento sulla quale basare
un’allocazione delle risorse aggiuntive stanziate dal Piano coerente con l’obiettivo di ridurre il divario
di cittadinanza di chi vive e fa impresa al Sud,
– Esigenza di rendere cogente il rispetto del vincolo di spesa “media” del 40% così da assicurare
il conseguimento di quote di spesa aggiuntiva adeguate al raggiungimento di target specifici di livelli
di servizi su singole misure.
– Come evitare che la più bassa capacità progettuale delle amministrazioni meridionali
determini il paradosso che le realtà a maggior fabbisogno finiscano per beneficiare di risorse
insufficienti
E insiste sull’immediato rafforzamento della progettualità degli Enti locali e regionali del
Mezzogiorno e su una governance condivisa, che superi la frammentazione e l’autoreferenzialità
delle programmazioni, soprattutto regionali, nel pieno coordinamento tra diverse amministrazioni, al
fine di evitare di riaccendere la miccia della conflittualità tra Governo e amministratori locali. La
SVIMEZ propone la costituzione di centri di competenza territoriale, formati da specialisti nella
progettazione e attuazione delle politiche di sviluppo, anche in raccordo con le Università presenti
nel territorio, in grado di supportare le amministrazioni locali, e in particolare i Comuni.

Questi i principali messaggi che emergono dalle Anticipazioni al Rapporto SVIMEZ 2021
L’Economia e la Società del Mezzogiorno presentato nel corso di una conferenza stampa alla Camera
dei Deputati giovedì 29 luglio dal Presidente Adriano Giannola e dal Direttore Luca Bianchi,
presente il Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale Mara Carfagna.

Un 2020 terribile per l’intero Paese (Centro/Nord e Sud)

In Italia la caduta del PIL nel 2020 è stata di quasi il 3% superiore alla media europea (-
8,9% contro il -6,1%), relativamente omogeneo a livello territoriale: -8,2% nella media delle
regioni meridionali e -9,1% nel Centro-Nord, con una punta del -9,4% nel Nord-Est e una
dinamica al Centro in linea con la media nazionale (-8,9%). Il calo degli investimenti ha
riguardato tutto il Paese, mediamente più intenso al Centro/Nord (-9,2%) rispetto al
Mezzogiorno (-8,5%). La perdita di valore aggiunto sofferta dai diversi settori mostra impatti
trasversali mediamente maggiori al Nord, mentre il terziario rivela un impatto marcatamente
più elevato nel Mezzogiorno.

Il crollo delle attività economiche si è trasmesso solo parzialmente sulle famiglie per
effetto delle misure di sostegno (Cassa integrazione, Ristori a imprese e professionisti, Reddito
di Cittadinanza e di Emergenza): la riduzione del reddito disponibile delle famiglie è stata
infatti compresa tra il -2,1% del Centro, il -2,8% del Mezzogiorno e il 4,2% nel Nord-Est.
Il crollo della domanda interna privata è stato compensato dalla crescita della spesa delle
amministrazioni pubbliche (+1,2% in Italia) che ha finanziato interventi massicci a sostegno di
famiglie e imprese colpiti dalla crisi. Va segnalata la maggiore crescita nel 2020 rispetto alla
media nazionale della spesa delle amministrazioni pubbliche nel Mezzogiorno (+1,4%). Un
dato in netta controtendenza rispetto agli anni dell’austerità asimmetrica, quando il
contenimento della spesa pubblica si concentrava soprattutto al Sud.

Andamento del valore aggiunto dei principali settori economici nel 2020 e del PIL, variazioni
% sul 2019

Ricaduta al Nord e Sud delle politiche espansive del Governo e PNRR nel 2021-2022

La SVIMEZ ha stimato a livello territoriale il quadro di finanza pubblica derivante dalle
principali misure adottate dal Governo – Legge di bilancio 2021 (L. 178/2020) i due decreti Sostegni
e il Dl 59/2020 – comprensiva dei maggiori investimenti che derivano dall’implementazione del
PNRR nel biennio 2021-22. Il complesso delle misure determina circa 90 miliardi di spese aggiuntive
nel 2021 e circa 42 miliardi nel 2022, con un contributo del PNRR (comprensivo del Fondo
complementare) di 9 miliardi circa nel 2021 e di circa 40 miliardi nel 2022. Sia per le entrate che per
le spese, le manovre considerate esplicano maggiori effetti al Sud in rapporto al Pil sia nel 2021 (8,5%
contro il 4,9% nel Centro-Nord) soprattutto per effetto della componente delle spese nette, sia nel
2022 (3,0% del Pil al Sud, contro l’1,4% nel resto del Paese).
Se invece consideriamo il valore delle manovre in termini pro capite, la distribuzione territoriale
sembra privilegiare il Centro-Nord (1698,4 euro per abitante rispetto ai 1610,9 nel Mezzogiorno).
Tale differenza appare più significativa se consideriamo soltanto la componente relativa alle spese
nette dove il differenziale a vantaggio del Centro-Nord è di circa 200 euro nel 2021 (1593 euro contro
1393,5 al Sud) mentre tende ad annullarsi nel 2022.

Variazione Entrate e Uscite, in valori pro-capite delle manovre considerate a livello territoriale

Previsioni per Mezzogiorno e Centro-Nord per il 2021-2022
Solo il Centro-Nord recupera i livelli pre crisi

In base alle previsioni SVIMEZ, mentre il Centro-Nord con la ripresa 2021-22 recupererà
integralmente il PIL perso nel 2020, il Mezzogiorno a fine 2022 avrà ancora da recuperare circa
1,7 punti di PIL che si sommano a circa 10 punti persi nella precedente crisi 2008-13 e non
ancora recuperati.
Nel 2021 il PIL italiano dovrebbe aumentare del 4,7%; in maniera più accentuata al CentroNord +5,1%, mentre nel Sud è previsto a +3,3%. Nell’anno in corso la crescita è trainata dall’export
e dagli investimenti; variabili che esercitano un effetto propulsivo maggiore al Centro-Nord.
Gli investimenti, che prima del 2020 avevano avuto un andamento estremamente
deludente al Sud, dovrebbero, anche grazie al supporto delle politiche espansive di bilancio,
quasi azzerare nel 2021 la perdita registrata l’anno precedente. Al Centro-Nord +8,4%, al Sud:
+ 7%. Nel Centro-Nord tirano soprattutto i macchinari, al Sud la spesa in costruzioni, comprese
le opere pubbliche.
Nel 2022, l’espansione del Pil dovrebbe risultare meno accentuata pur rimanendo su tassi
comunque elevati: +4% nella media nazionale. Nel complesso, il risultato del 2022 risente di
una minore crescita dell’export e di una politica economica relativamente meno espansiva. Su
scala territoriale, il Centro-Nord dovrebbe far registrare un progresso del 4,3% e il Sud del
3,2%.
La riduzione di base produttiva ha ridotto l’elasticità dell’offerta meridionale alle fasi
ascendenti del ciclo: ovvero il gap di crescita tra le due ripartizioni è destinato a rimanere anche
nel futuro se non si aggredisce questo nodo. Tra il 2009 e il 2020 lo stock di capitale lordo
relativo ai due principali settori dell’economia di mercato – industria in senso stretto e servizi
destinabili alla vendita (al netto del settore immobiliare) – è aumentato del 5,1% nel CentroNord (da 3.111 a 3.270 miliardi di euro a prezzi 2015) ed è diminuito del 22,7 al Sud (da 572 a
442 miliardi a prezzi 2015).

Previsioni per alcune variabili macroeconomiche, circoscrizioni e Italia, var. %


Il consuntivo di oltre un ventennio di sviluppo debole e disuguale del nostro Paese è
evidente se analizziamo la dinamica del PIL tra il 2000 e il 2022 stimato dalla SVIMEZ:
il livello del PIL del Centro-Nord nel 2022 risulta, in valori reali, superiore di circa 7 punti
al valore del 2000, mentre risulterebbe nel Mezzogiorno ancora inferiore di quasi 8 punti.
La SVIMEZ valuta che l’insieme delle misure di contrasto alla pandemia definite nel
2021 e la quota del PNRR che si stima possa essere attivata nel biennio contribuiscano alla
crescita cumulata del Pil nel biennio 2021/22 per il 4,1% nel Sud e per il 3,7% nel Centro-Nord
(3,8% in Italia).
Un differenziale a favore del Sud che non compensa la più debole dinamica tendenziale
del Mezzogiorno mostrandosi dunque insufficiente a garantire un sentiero di convergenza
almeno nel biennio oggetto di valutazione.

Complessivamente le misure considerate determinano un sostegno quantificabile nel 63%
della crescita complessiva prevista nelle regioni meridionali nei due anni considerati;
percentuale che scende al 39% in quelle del Centro-Nord (44% a livello nazionale). Il fatto
che circa due terzi della crescita del PIL meridionale dipenda dalla capacità espansiva delle
politiche pubbliche costituisce un tema di grande rilevanza soprattutto in ordine alla grande
sfida che il Paese ha difronte nell’attuazione del Piano di Ripresa e Resilienza.

PNRR e Mezzogiorno: i limiti della programmazione da superare in fase di prima
attuazione

Il PNRR dovrebbe orientare gli investimenti pubblici a colmare i gap di infrastrutture e servizi
di molti territori a maggior fabbisogno, soprattutto al Sud. La SVIMEZ esprime una valutazione
positiva degli sforzi compiuti per allineare la programmazione del PNRR al mandato europeo,
soprattutto alla luce dei miglioramenti apportati alle prime versioni del Piano dal precedente esecutivo
e dal Governo in carica.

1) I limiti delle amministrazioni locali
Resta tuttavia un limite “strutturale” nella programmazione degli investimenti del PNRR che
impone necessari correttivi già in fase di primissima attuazione, prevedendo adeguati strumenti di
monitoraggio dei processi di spesa e di accompagnamento all’attuazione degli interventi, con
riferimento ai quali si prevede una responsabilità esecutiva delle amministrazioni locali. Il limite
è la mancanza di una ricognizione puntuale dei fabbisogni di investimento sulla quale basare
un’allocazione delle risorse aggiuntive stanziate dal Piano coerente con l’obiettivo di ridurre il divario
di cittadinanza di chi vive e fa impresa al Sud.

2) Le risorse del PNRR per il Sud
Nel PNRR la quota di risorse destinate al Sud è del 40%, ovvero circa 82 dei 206
“territorializzabili” dei complessivi 222 miliardi complessivi. Tuttavia, come risulta dalle simulazioni
della SVIMEZ basate sul modello econometrico NMODS dell’Associazione, una distribuzione
territoriale delle risorse più favorevole al Mezzogiorno, e più coerente con l’obiettivo europeo della
coesione territoriale (pari al 50%), non solo avrebbe l’effetto di incrementare significativamente la
crescita del PIL meridionale e di attivare un ulteriore incremento di posti di lavoro, ma
determinerebbe anche una maggiore crescita complessiva dell’economia nazionale. Il PNRR prevede
che circa 182 miliardi finanziano nuovi progetti e circa 53 miliardi progetti già finanziati. Non è nota
la ripartizione territoriale di queste due voci, elemento che potrebbe ridimensionare la quota del Sud.

3) Dagli stanziamenti alla spesa
La sollecitazione della SVIMEZ è precostituire le condizioni attuative per passare dagli
stanziamenti alla spesa effettiva, al fine di assicurare che gli interventi programmati producano
ricadute effettive nei territori a maggior fabbisogno. La minore capacità progettuale delle
amministrazioni meridionali le espone ad un elevato rischio di mancato assorbimento, con il
paradosso che le realtà a maggior fabbisogno potrebbero beneficiare di risorse insufficienti. Se si
vuole scongiurare questo rischio, bisognerebbe rafforzare il supporto alla progettualità di questi enti.
La SVIMEZ riterrebbe di grande utilità la costituzione di centri di competenza
territoriale, formati da specialisti nella progettazione e attuazione delle politiche di sviluppo,
anche in raccordo con le Università presenti nel territorio, in grado di supportare le
amministrazioni locali, e in particolare i Comuni.

4) Monitoraggio
Al tempo stesso bisogna predisporre strumenti di monitoraggio in itinere dei processi di
spesa di tutti i livelli di governo, garantendo che le amministrazioni centrali titolari di interventi
previsti nel PNRR assicurino, in sede di definizione delle procedure di attuazione degli
interventi, l’allocazione alle regioni meridionali di almeno il 40% delle risorse. In questa
direzione sembra andare il decreto appena varato “Semplificazioni bis”, sostenuto dal Ministro
del Sud Mara Carfagna per “garantire che le amministrazioni centrali titolari di interventi
previsti nel PNRR assicurino in sede di definizione delle procedure di attuazione degli
interventi l’allocazione alle regioni meridionali di almeno il 40% delle risorse”. Superando i
limiti attuativi già riscontrati in passato per altri vincoli di destinazione territoriale fissati con
una norma, come la clausola del 34%. Chiarendo, soprattutto, in che misura il rispetto del
vincolo di spesa “media” del 40% possa anche assicurare il conseguimento di quote di spesa
aggiuntiva adeguate al raggiungimento di target specifici di livelli di servizi su singole misure.

5) Coerenza con politiche di coesione nazionali ed europee.

Poiché all’interno della quota Sud sono considerati anche i progetti finanziati con
l’anticipazione di 15,5 miliardi del Fondo Sviluppo e Coesione (FSC), risorse che dovrebbero
mantenere la loro destinazione territoriale di legge (80% al Mezzogiorno, la SVIMEZ ribadisce
che tale scelta è da condividere se finalizzata ad una accelerazione della spesa del FSC rispetto
a quanto previsto dai tendenziali e soprattutto dall’esperienza dell’ultimo decennio. La
SVIMEZ ha più volte sottolineato i forti ritardi che caratterizzano la programmazione e la messa
a terra degli interventi del FSC. Rimane tuttavia l’esigenza di prevedere, in analogia con quanto
previsto per React EU, un’indicazione puntuale degli interventi al cui finanziamento
contribuisce il Fondo, anche al fine di un migliore monitoraggio del rispetto del vincolo di
allocazione delle risorse che comunque saranno “restituite” al fondo con tempistiche molto
dilazionate nel tempo: circa 6 miliardi dopo il 2026. Infine, poiché obiettivi e strumenti definiti
dal PNRR sono in larga parte sovrapponibili a quelli del nuovo ciclo di programmazione della
politica di coesione 2021-27, con ulteriori ingenti risorse stanziate per il Sud su programmi di
spesa delle amministrazioni centrali e regionali dai contenuti in corso di definizione, la
SVIMEZ chiede di programmare queste risorse secondo una logica di complementarietà e
aggiuntività rispetto a quelle del PNRR, condizione essenziale che si aggiunge a quelle storiche
della velocità e della qualità della spesa.