E’ necessario cominciare a guardare lontano – di Guido Puccio

E’ necessario cominciare a guardare lontano – di Guido Puccio

E’ singolare che i nostri giornaloni, capaci di dedicare per tre giorni le prime dodici pagine al successo della nazionale a Londra, abbiano dato scarsa rilevanza a un prezioso lavoro presentato dalla Commissione Europea, su iniziativa italiana, al Summit del G20 svoltosi nel corrente mese.

I rappresentanti dei governi, approvando il documento, si sono impegnati “ad adottare una serie di azioni non solo per accelerare la fine della crisi sanitaria ancora in atto in ogni parte del mondo ma soprattutto per migliorare la preparazione ad eventuali future pandemie” dice il comunicato leggibile nel sito web “Global Health Summit”. In sostanza: le grandi crisi sanitarie sono endemiche e il rischio che se ne presentino altre è tanto reale quanto più accentuati sono gli effetti del cambiamento climatico, argomento questo di attenzione ormai diffusa. Da qui l’esigenza di prepararsi per tempo, ben considerando che nessun Paese può ritenersi al riparo dai rischi di contagio.

Oltre agli esperti di salute pubblica e ai rappresentanti di organismi sanitari a livello mondiale, hanno lavorato su una proposta di programma anche economisti e finanzieri.

La proposta prevede la difesa in termini di prevenzione e di monitoraggio delle future crisi e ritiene in primo luogo fondamentale la mobilitazione di risorse finanziarie e di adeguati strumenti di intervento. E’ quindi opportuna una “revisione del mandato delle istituzioni internazionali come il Fondo Monetario e la Banca Mondiale per assumere responsabilità nella erogazione di beni pubblici globali con forte impatto sociale”.

I sistemi della grande finanza internazionale sono oggi chiamati ad assumere non solo un ruolo decisivo per la tutela dell’ambiente e per l’uso virtuoso del territorio, come ormai è avvertito con crescente preoccupazione, ma anche un ruolo di difesa contro i rischi di future pandemie. E ciò assicurando le adeguate risorse finanziarie.

In uno dei rari articoli apparsi recentemente (Corriere della Sera, 11 luglio) l’economista Lucrezia Reichlin, che ha fatto parte del gruppo di lavoro sul documento, osserva con finezza che “come dopo la crisi finanziaria del 2008 ci si rese conto della inadeguatezza del sistema regolatorio della finanza globale e delle facilità di contagio dei rischi tra Paesi e istituzioni” e di conseguenza si uscì dalla crisi con regole più solide di controllo multilaterale, così oggi di fronte alla devastante crisi da Covid è necessario superare la dimensione nazionale per affrontare il problema delle pandemie e pensare a strumenti di intervento di natura globale.

Il programma della Unione Europea dedica così un particolare richiamo all’Africa. La situazione del continente africano è drammatica, visto che complessivamente importa il 99% dei vaccini.  Evitare future pandemie, come pure affrontarle quando si verificheranno, non è solo problema europeo o dei singoli Stati: la soluzione sarà globale o non ci sarà.  Da qui l’esigenza di dare vita a iniziative di organizzazione, di approvvigionamenti, di produzione diffusa dei vaccini, di formazione delle competenze con iniziative dei Paesi più ricchi che saranno costretti inevitabilmente ad occuparsi anche degli altri.  Ecco quindi il richiamo a prevedere adeguate risorse, oltre a  maggiore sensibilità e più sforzi comuni da parte delle grandi istituzioni finanziarie, dei governi, delle imprese, del pubblico e del privato. Sono ambizioni alte ma, dopo la tempesta, decisive per affrontare le future crisi sanitarie.

Guido Puccio