Le vaccinazioni, l’io e il noi

Le vaccinazioni, l’io e il noi
C’è, nella vicenda dei vaccini contro il Covid, un qualcosa che ha molto a che vedere con la sussistenza stessa della comunità. Chi rifiuta il vaccino rifiuta di accettare un vincolo: correre tutti un briciolo di rischio per avere tutti una condizione più solida di sicurezza. Con una aggravante: sperare che comunque la maggioranza si vaccini per beneficiare così della “immunità di gregge” senza alcun rischio. Atteggiamento meschino, inaccettabile, che non regge da nessun punto di vista (neppure sanitario) e che deve essere contestato ad ogni livello sociale e giuridico.
Soprattutto, se a praticarlo è chi svolge funzioni pubbliche di rilevante impatto con i cittadini più indifesi, come il personale sanitario e scolastico.
Ciò che preoccupa non è solo l’ostilità verso la scienza: qualcuno vorrebbe costruirsi la sua visione scientifica, fondata sul tam tam dei ciarlatani. La scienza – certo – non è immune da errori, poiché si fonda sulla ricerca e sulle evidenze via via trovate: tuttavia l’umanità non ha trovato ancora un altro sistema per tentare di affrontare le incognite della nostra esistenza.
Preoccupa di più, in chi rifiuta di vaccinarsi, la assoluta mancanza di qualsiasi senso morale del “dovere civico”.
Viene evocato un generico “diritto individuale alla libertà” senza che esso sia in qualche misura correlato con il diritto collettivo alla protezione contro gli effetti dell’epidemia. Questa “dissociazione tra l’io e il noi” è una costante – la più pervasiva e distruttiva – del ciclo storico che si è aperto in questo nostro tempo. La misuriamo nel campo delle vaccinazioni così come in tanti altri campi della vita collettiva. Ed è, a mio parere, il vero tarlo della nostra democrazia, che non può vivere senza un forte e radicato spirito di comunità.
La campagna vaccinale contro il Covid è dunque un banco di prova di tenuta sostanziale della democrazia.
Le Istituzioni Pubbliche non devono avere incertezze e tentennamenti. Se non si vuole introdurre per legge l’obbligo vaccinale, che sarebbe tutt’altro che improprio, occorre almeno adottare senza indugio la proposta Macron. Della serie: non ti vuoi vaccinare? Padronissimo. Ma allora non puoi svolgere attività professionali o praticare relazioni sociali che possano mettere a rischio le altre persone. Un modo più che “liberale” di coniugare diritti e doveri.
Mi torna alla mente una bellissima frase di Aldo Moro: “Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera se non nascerà in Italia un nuovo senso del dovere”. Era il 1978. Profetico, per il caso dei vaccini e non solo.
Lorenzo Dellai