Se sparisce anche la banca più vecchia del mondo…. – di Guido Puccio

Se sparisce anche la banca più vecchia del mondo…. – di Guido Puccio

Come nel video gioco dei mattoncini che cadono uno alla volta, e devono essere ruotati per formare dei blocchi senza interruzioni, così nel mondo delle banche vediamo da tempo unioni, fusioni, aggregazioni, accorpamenti diversi. E come nel gioco, chi sbaglia sparisce. Per non evocare il “risiko  altro gioco più aggressivo dove lo scopo è l’annessione oppure l’arrocco per chi vuole difendersi.

Come nel gioco, la realtà: il mondo delle banche è uscito profondamente cambiato negli ultimi trent’anni anni ed ancora cambia, essendosi avverata la profezia di Guido Carli quando, da Governatore della Banca d’Italia, doveva tenere testa alle lamentele dei piccoli padroni delle banche popolari e sentenziava che dalle centinaia che erano,  si sarebbero ridotte a una decina.

Non solo la crescita naturale, ma anche l’esigenza di adeguate dimensioni ai mercati, la digitalizzazione e le normative europee hanno imposto mutamenti profondi al sistema del credito. La grande crisi finanziaria del 2008 ha fatto il resto: sotto il peso delle perdite per la valanga di crediti inesigibili, che ha lasciato morti e feriti, i patrimoni delle banche hanno cambiato nomi, padroni, e sembianze.

Il gioco, tanto per richiamare ancora il risiko, non è finito. E’ infatti ancora incerta la sorte di una tra le prime banche italiane.: Il Monte dei Paschi di Siena che  per ora di proprietà dello Stato italiano, dopo un intervento per coprire perdite di oltre cinque miliardi di euro che il Tesoro ha versato con la occhiuta e provvisoria tolleranza europea ( in deroga alla norma che vieta gli aiuti di Stato).

Come il convitato di pietra dell’opera “Don Giovanni”,  Montepaschi è in attesa di conoscere la propria sorte. Troppo grande, importante e nobile per essere brutalmente liquidato le sorti possibili sono due: o convola a nozze con altra banca anche di medie dimensioni, oppure viene sbriciolata in dimensioni minori da offrire sul mercato (il cosiddetto “spezzatino” reso famoso da Gordon Gekko in “Wall Street”).

Per farlo convolare a nozze il Tesoro ce la sta mettendo tutta con una legge che consente di non tassare le plusvalenze latenti  e che scade alla fine di quest’anno. Non solo, ma anche la tolleranza europea ha un termine che scade addirittura a giorni.

Fino ad oggi nessuno lo ha voluto, forse anche perché nell’ultimo anno Monte Paschi ha perso ancora 1,6 miliardi di euro, nonostante il Tesoro abbia fatto pulizie di buona ramazza.

Eppure era circolata l’idea di dare vita al famoso “terzo polo” (anche qui) in coda ai due colossi Intesa e Unicredit. Ma tra le poche banche di adeguata dimensione in grado di procedere, alla fine nessuna si è fatta viva. Da un lato devono fare i loro conti con la matita bene appuntita; dall’altro è sempre costante l’attenzione a non trasformarsi da cacciatori in prede, visto quello che continua a succedere sul mercato.

Rischia così di sparire anche la più antica banca italiana, erede di chi ha inventato il credito e lo ha insegnato a tedeschi, francesi, spagnoli e olandesi, cioè  al mondo.

Ecco ancora un segno dei tempi: un vecchio proverbio indiano dice che “quelli tumultuosi saranno i migliori da studiare per gli storici futuri: ma guai a viverli”.

Guido Puccio