Un progetto sul NO alla mafia! – di Pietro Panzarino

Un progetto sul NO alla mafia! – di Pietro Panzarino

Il progetto Diventare cittadini monitoranti nacque nell’anno scolastico 2018/19, con gli alunni dell’attuale 5A (allora 3A) del Liceo Marconi di Conegliano, nell’ambito dei percorsi di alternanza scuola/lavoro, ora PCTO.

Gli studenti scelsero di approfondire i temi legati alla criminalità organizzata e di esplorare in particolare la situazione del Veneto. In collaborazione con l’Associazione Libera (coordinamento di Treviso) furono raccolti materiali e testimonianze preziose, come quella della signora Michela Pavesi,  che raccontò alla classe la storia di Cristina, studentessa del Marconi e vittima di un attentato della mafia del Brenta il 13 dicembre del 1990.

Sono state diverse le fasi di lavoro che hanno visto impegnati gli studenti:

  1. a) un primo momento dedicato alla visione di film e a letture sul tema;
  2. b) sono seguiti incontri con esperti dell’Associazione Libera, ma anche con esperti di fama nazionale, come il prof. Naccarato e il prof. Romani.

In tale contesto fu molto intensa di pathos la giornata trascorsa a Padova, il 21 marzo del 2019, per commemorare le vittime innocenti della mafia, arricchita dalla partecipazione al tradizionale corteo mattutino e ai laboratori di approfondimento.

Inoltre la riflessione fu alimentata dal successivo viaggio di istruzione nelle Marche, nel corso del quale si svolse l’incontro con il prof. Coppari e con i volontari di Actionaid sul tema delle infiltrazioni criminali nell’opera di ricostruzione dopo il terremoto che aveva colpito la regione.

Per la circostanza i liceali portarono in dono dei giocattoli, ai bambini duramente colpiti dal sisma.

L’esperienza ha fatto sbocciare negli studenti il desiderio di lasciare un segno, una testimonianza  concreta: il video dedicato a Cristina Pavesi e a tutte le vittime della mafia, dal titolo evocativo: “Vittime del silenzio”.

Per mantenere vivo il ricordo di contrastare coloro che agiscono nell’illegalità, è scaturita la decisione di affiggere  nell’atrio del Liceo la targa-ricordo di Cristina, in modo da non dimenticarla e sfatare o far finta che vada tutto bene, in questo “Veneto che si credeva innocente”, in sintonia con  il lavoro di Arianna Zottarel su Felice Maniero e la sua banda.

Insomma la scuola non può non essere in prima linea nella costruzione della cultura della legalità, superando la fase delle lezioni teoriche, e interiorizzare il processo di insegnamento-apprendimento e fare attecchire il senso civico di ciascuno.

Tutto il percorso formativo ha sviluppato il senso della cittadinanza attiva, ben radicato nei valori fondati della Costituzione italiana.

La serata conclusiva è stata programmata da remoto e si è svolta lunedì 14 dicembre, nella ricorrenza dei 30 anni dalla scomparsa di Cristina.

Una commemorazione sobria, divenuta un momento di condivisione con la comunità, con la presentazione delle  riflessioni maturate durante il percorso, che ha visto protagonisti i giovani, cittadini attivi del nostro domani.

Apprezzata anche la testimonianza della zia di Cristina.

Gli studenti hanno realizzato un cortometraggio molto interessante.  Ecco il link: https://www.youtube.com/watch?v=YpGzflWJZdw

Queste le riflessioni della classe 5A scientifico:

“Il cortometraggio da noi realizzato è il risultato del nostro impegno contro le mafie. Il filo conduttore del video è un treno, che ha sia la funzione di ricordare Cristina Pavesi e il modo in cui ha perso la vita, sia il compito di rappresentare metaforicamente il nostro viaggio nella legalità. All’interno del treno quattro ragazzi ricordano quattro momenti fondamentali del nostro percorso: il primo flashback ricorda Cristina; il secondo parla di Felice Maniero, ex boss della mafia del Brenta, gli altri due trattano più in generale di criminalità organizzata e della sua presenza oggi nella nostra regione.

Gli obiettivi di questo lavoro sono molteplici. Vogliamo innanzitutto ricordare tutte le vittime innocenti di mafia e far sentire la nostra voce, per non restare nell’indifferenza tanto “gradita” a chi delinque e preferisce rimanere indisturbato nell’ombra. Crediamo che la scuola abbia un ruolo fondamentale nel diffondere una cultura della legalità e questo nostro semplice lavoro ne è una testimonianza”.

A conclusione dell’incontro, il dirigente scolastico Stefano Da Ros ha commentato: “Quando fu introdotta l’Alternanza scuola-lavoro nei licei, in molti espressero pareri critici, se non addirittura di netta contrarietà. Questa esperienza – al pari di molte altre realizzate dal nostro istituto e dalla stragrande maggioranza dei licei italiani – testimonia invece la validità dei PCTO, percorsi attraverso i quali gli studenti possono crescere e maturare, compiere esperienze significative per sé e per i compagni, orientarsi in vista della scelta del corso universitario, realizzare progetti in collaborazione con enti e istituzioni del territorio, gettando sguardi e idee aldilà delle mura della scuola”.

Alla dr. Barbara Sardella, dirigente dell’Ufficio Scolastico Provinciale di Treviso, è stato chiesto di mettere in luce le suggestioni, che si possono cogliere da questa iniziativa, molto sentita e partecipata, e se possa diventare seme che dia frutti anche in altri Istituti.

Ecco la sua valutazione: “Vedendo il cortometraggio realizzato dagli studenti del liceo “Marconi”, non può non apprezzarsi l’impegno e la partecipazione che i ragazzi hanno profuso nel realizzarlo. Interessante il passaggio in cui si evidenzia che la mafia ha paura della scuola. Nulla di più vero, perché la scuola, attraverso la diffusione della conoscenza e della cultura della legalità, forgia cittadini consapevoli dei propri diritti che, in quanto tali, possono contrastare e rifiutare l’illegalità quale modello di vita, sottraendo alla malavita manovalanza e adepti.

È importante che i nostri giovani conoscano quanto accaduto per non dimenticare, sia per rispetto di chi, a diverso titolo, ha perso la vita, sia perché non si tratta di fenomeni relegati al passato, ma che sono quanto mai attuali anche in questa regione, come dimostrano i recenti fatti di cronaca.

Dimenticare significherebbe permettere che il fenomeno continui o ritorni a crescere e a diffondersi nell’indifferenza generale. Recentemente ha fatto tanto discutere la sentenza di un tribunale tedesco che ha ritenuto che oggi i nomi dei giudici Falcone e Borsellino non meritino più tutela, perché tanto tempo è trascorso dalla loro morte e il tema della lotta alla mafia non è più così sentito tra i cittadini. Proprio questo è il rischio che non dobbiamo correre e in questo la scuola rimane il più importante baluardo della legalità.

L’iniziativa del liceo Marconi ha una maggiore valenza soprattutto in un periodo come quello che stiamo vivendo dove la scuola, pur essendo duramente colpita nelle sue normali attività, dimostra che non rinuncia al suo impegno civico e al suo ruolo di palestra di legalità e di esercizio dei diritti. Mi auguro, dunque, che queste iniziative possano ripetersi anche in altre realtà scolastiche, perché i nostri giovani rappresentano l’unico terreno fertile su cui lavorare per fare attecchire il seme della coscienza civile e della legalità”.

Pietro Panzarino