Appello a Zaia: difendere chi opera con grave rischio Covid con il test molecolare! – di Mario Rossi

Appello a Zaia: difendere chi opera con grave rischio Covid  con il test molecolare! – di Mario Rossi

Sconcerta che ZAIA non scelga il “testo molecolare” per tutelare la salute di chi lavora in prima linea nelle strutture e nei servizi sanitari con grave rischio di essere contagiato dal virus “SARS-CoV-2”. Il “test molecolare” è vivamente  raccomandato dal Ministro della Salute – Istituto Superiore di Sanità (cfr, “Nota tecnica ad interim 23 ottobre 2020: “Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica”. (Vedi a fine articolo, ndr)

Il documento, corredato di idonea Tabella sinottica dei test nei principali contesti (CLICCA QUI pagg 5 e 6) fornisce le indicazioni per la diagnostica di SARS-CoV-2 ed anche i criteri di scelta dei test che le regioni avrebbero dovuto effettuare con criterio prioritario già dal 20 ottobre us. (il documento, in stesura del 16/10/2020, è stato sottoscritto anche dalla Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, pertanto anche dal Veneto!, con DGRV 1422 del 21/10/2020).

Esaminando la “Nota tecnica” in questione si rileva che i  test da considerare più attendibili sono due, di cui solo il primo, a tampone molecolare,  è assai più sicuro del secondo “Test antigenico rapido”, (mediante tampone nasale, naso-oro-faringeo, salivare).

I cittadini esigono che almeno ai medici e al  personale di ogni tipo che lavora nel sistema salute a rischio covid (quindi anche per chi opera nei settori pulizie esternalizzati) sia fatto immediatamente e sempre l’esame diagnostico più attendibile,  ovvero quello a test molecolari o PCR, che   evidenzia la presenza di materiale genetico, il cosiddetto RNA, del Coronavirus.

Più specificatamente la “Nota tecnica” dichiara quanto segue: il “test molecolare” è senza dubbio il più affidabile per la diagnosi di infezione da Coronavirus. Esso viene eseguito su un campione prelevato con un tampone a livello naso/oro-faringeo e va analizzato attraverso metodi molecolari di real-time RT-PCR (Reverse Transcription-Polymerase Chain Reaction) per l’amplificazione dei geni virali maggiormente espressi durante l’infezione. Inoltre il test va effettuato in laboratori specializzati (che nel Veneto non mancano!), permettendo in tal modo di rintracciare il virus anche prima della comparsa dei sintomi in modo altamente attendibile (richiede in media soltanto dalle 2 alle 6 ore dal momento in cui il campione viene esaminato in laboratorio).

In definitiva si tratta di organizzare in modo più efficiente le strutture sanitarie e sfruttare assai meglio i laboratori accreditati.

Per fugare ogni dubbio valga come esempio il caso del medico del SUEM 118 di Padova il quale, dopo essersi sottoposto al test antigenico aziendale con risultato negativo e subito dopo, a proprie spese, anche a quello   molecolare, ha saputo di essere stato colpito  dal SARS-CoV-2 . Dobbiamo rimanere senza medici per capire la scelta da compiere subito?

Oggi i cittadini che vivono in Veneto vogliono che si garantisca l’indagine più efficace a chi opera in prima linea per la salute. Quindi Zaia cambi rotta imponendo da oggi il “test molecolare” in tutte le strutture da lui direttamente o indirettamente governate.

La salute di chi lavora per la salute di tutti deve essere a tutti gli effetti prioritaria anche nella Regione Veneto,  diversamente si prenda atto  dei limiti odierni di un “modello veneto” mal governato e si volti pagina.

Mario Rossi

NOTA TECNICA
23 ottobre 2020: Test di laboratorio per SARS-CoV-2 e loro uso in sanità pubblica, sottoscritta congiuntamente da: Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, INAIL, Conferenza delle Regioni e delle Provincie Autonome, FNOMCeO, INMI Lazzaro Spallanzani, Organizzazione Mondiale della Sanità. Essa precisa quanto segue:  i test antigenici rapidi sono di tipo qualitativo (sì/no) e intercettano, tramite anticorpi policlonali o monoclonali, specifici peptidi (porzioni proteiche) della proteina S (Spike) o N (nucleocapside) presenti sulla superficie virale di SARS-CoV-2.

Il test può risultare negativo se la concentrazione degli antigeni è inferiore al limite di rilevamento del test (es. se il prelievo è stato eseguito troppo precocemente rispetto all’ipotetico momento di esposizione) o se il campione è stato prelevato, trasportato o conservato impropriamente. Per questo, i produttori di tali kit evidenziano che un risultato negativo del test non esclude la possibilità di un’infezione da SARS-CoV-2 e la negatività del campione, a fronte di forte sospetto di COVID-19, dovrebbe essere confermata mediante test molecolare. I test molecolari sembrano avere una maggiore sensibilità prima della comparsa dei sintomi, mentre nella fase iniziale immediatamente successiva all’inizio dell’infezione i test rapidi antigenici e quelli molecolari hanno una sensibilità simile, rendendo utile l’uso anche dei primi. Inoltre, il test rapido antigenico può essere utilizzato per l’identificazione dei contatti asintomatici dei casi, anche se questo tipo di test non è specificamente autorizzato per questa destinazione d’uso, poiché è stato dimostrato che i casi asintomatici hanno cariche virali simili ai casi sintomatici.

Purtroppo, fino ad oggi non vi sono sufficienti studi pubblicati che, a fronte di contesti specifici e di una ampia casistica, forniscano indicazioni sulla sensibilità e specificità di questi test rapidi. Allo stato attuale, i dati disponibili dei vari test per questi parametri sono quelli dichiarati dal produttore: 70-86% per la sensibilità e 95-97% per la specificità.