Il bullismo infantile in tv – di Giuseppe Careri

Il bullismo infantile in tv – di Giuseppe Careri

E’ accaduto nei giorni scorsi in America, precisamente a Chicago. La giornalista  Tanja Babich, dell’agenzia televisiva Abc, si è presentata come ogni sera ai suoi telespettatori indossando, per la prima volta, una paio di occhiali da vista anche se non ne aveva bisogno. Ha poi spiegato la ragione: mandare un messaggio a sua figlia che non vuole indossare più gli occhiali da vista in classe perché i suoi compagni la prendono in giro. Parlando poi direttamente a lei in diretta televisiva, le dice: Voglio dire anche qui che quello che gli altri dicono o pensano di te non ti riguarda. Sii te stessa in modo autentico e senza rimorsi, il resto si metterà a posto da se”.

Nella stessa trasmissione di questo singolare annuncio, tutti i colleghi in onda dall’esterno hanno effettuato il collegamento con lo studio indossando occhiali da vista. Il video trasmesso è poi rimbalzato in modo virale su tutti i social.

Negli ultimi tempi si parla troppo poco degli episodi di bullismo a scuola e nelle strade tra ragazzi coetanei. Spesso volano solo sberleffi, scherzi di poco conto, ragazzate, come si usa dire, ma a volte spunta la violenza.

Negli anni cinquanta e sessanta andava in voga prendere in giro l’aspetto fisico  della persona con dei soprannomi anche divertenti: il “ciccia bomba”, lo spilungone, il nano, il bugia, mezza altezza, il capoccione, il rachitico; quattr’occhi invece per chi era costretto a portare occhiali spesso troppo ingombranti.

Per la verità, all’epoca erano quasi sempre peccati veniali che i ragazzi fino ai quindici anni si scambiavano attraverso un epiteto considerato allora innocente e privo, comunque, di implicazioni sociali.

Con il benessere degli anni settanta e, poi negli anni successivi con l’introduzione dei social, si è sviluppato non più uno sberleffo simpatico come in passato, ma un bullismo che ha costretto la scuola, la famiglia e le Istituzioni ad alzare le antenne e a tenerne nel dovuto conto.

Da diversi anni, infatti, il Cyber bullismo ha invaso il Web dove vengono in continuazione “postate” immagini rubate, foto in abiti succinti, insulti, ironie, scherzi

atroci, incubi che esplodono grazie alle nuove tecnologie a disposizione, ormai, anche dei bambini più piccoli e di milioni di ragazzi in tutto il mondo.

La mania di postare ogni attimo della giornata ha coinvolto così milioni di persone. I casi di bullismo e cyber bullismo si manifestano con paure e danni psicologici della vittima; accade pertanto che molti ragazzi, per lo più giovanissimi, non vogliono più andare a scuola, si rifiutano di incontrare anche i coetanei o si isolano a casa, a volte con gravi conseguenze psichiche.

Il 18 giugno del 2017 è entrata in vigore la legge a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyber bullismo. Quest’ultimo è caratterizzato quasi sempre da azioni violente esercitate da un prepotente, un bullo, o un gruppo di bulli, su una o più vittime.

Purtroppo, come spesso accade, non sempre la legge è in grado di intervenire subito a difesa dei più deboli di una comunità, spesso per mancanza di controlli e soprattutto, per la paura della vittima a denunciare la violenza subita.

E’ proprio di questi giorni il raduno di centinaia di giovanissimi riunitosi a Villa Borghese e Venezia dopo un tam tam sui social per “vendicare” un’offesa ricevuta che bisognava ripagare con la stessa moneta.

Centri e periferie delle grandi città sono per lo più abbandonate a se stesse e molti comuni non riescono più a fare una politica del territorio che coinvolga i nuclei familiari, le associazioni e i centri sociali spesso assenti.

Cero, alla socializzazione dei giovani e al loro inserimento in società dovrebbe occuparsi in primo luogo la scuola, i centri sociali e soprattutto la famiglia, non sempre in grado di accompagnare la crescita dei propri figli.

La presa in giro della ragazzina americana con gli occhiali ha avuto uno stop e un lieto fine grazie  al richiamo perentorio della giornalista televisiva della Abc che ha colto di sorpresa un po’ tutti. In fondo, si è poi detto, portare gli occhiali è anche Cool, una moda che contraddistingue una persona speciale.

E poi c’è anche un’altra ragione: con gli occhiali moderni, semplici, flessibili, colorati, la vita e le cose si vedono meglio e sicuramente in modo più chiaro!

Giuseppe Careri