Ciao Pablito – di Giuseppe Careri

Ciao Pablito – di Giuseppe Careri

Paolo Rossi si è spento all’età di 64 anni all’ospedale Le scotte di Siena per un male incurabile ai polmoni. Pablito, come era chiamato affettuosamente dai tifosi, fu campione del mondo nel 1982 dopo le sfide in semifinale vinte sui fuoriclasse del Brasile grazie ai tre goal segnati dal calciatore italiano e la successiva doppietta rifilata alla Polonia. Entusiasmante fu la finale disputata contro la Germania e vinta con il risultato di 3 a 1 con gol di Rossi, Tardelli e Altobelli. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini assistette alla storica finale con la Germania Ovest accanto al Presidente Tedesco Helmut Khol. Grande fu il suo entusiasmo ad ogni rete segnata dall’Italia. Pertini poi si complimentò con tutti i calciatori e l’allenatore della Nazionale Enzo Bearzot. Paolo Rossi fu capocannoniere della Nazionale italiana in virtù del quale vinse poi il pallone d’oro come miglior calciatore dell’anno.

Tripudio di folla nelle piazze italiane, e gioia dei tifosi italiani e della nazionale di ogni ceto sociale per la conquista del terzo titolo mondiale. Al loro ritorno in Italia, I vincitori del mondiale di calcio fecero una sfilata a Roma in Via del Corso costeggiando Palazzo Chigi tra un sventolio di bandiere tricolori italiane.

Pablito era nato a Prato nel 1956; inizia la sua carriera di calciatore giovanissimo, prima nella squadre di provincia del Lanerossi Vicenza, e poi del Perugia; infine il grande salto professionale con la Juventus e il Milan. Poco prima di passare alla squadra torinese, Paolo Rossi viene squalificato per due anni a causa del calcio scommesse. Rimane fermo per due anni, ma Bearzot non lo perde di vista e, malgrado pochissime partite giocate prima del mondiale, lo convoca lo stesso in nazionale per il mondiale spagnolo.  E’ la carta vincente di una ragazzo di provincia dai modi gentili ed affabili con i tifosi e con il mondo che lo circonda.

Grazie al successo del mondiale diventa in breve tempo il beniamino dei tifosi che presto dimenticano la sua sfortunata vicenda extra calcistica.

Oltre il titolo mondiale Paolo Rossi ha vinto due scudetti, una Coppa Campioni, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Uefa con la squadra di Agnelli e Boniperti; e poi il successo in serie B e il titolo di capocannoniere conquistato con il Vicenza.

Al termine della carriera di calciatore si è cimentato con successo anche come commentatore esperto di calcio presso la Rai, Sky e Mediaset.

In questo ruolo televisivo lo aiutava l’esperienza calcistica, il suo aspetto mite, i modi garbati, e il rispetto per i conduttori e gli ospiti che venivano intervistati in studio o in collegamento. A Mario Sconcerti, l’amico giornalista del Corriere della Sera, confessò dopo la squalifica; “E’ finita. Restiamo amici”.

In una recente intervista rilasciata al Corriere della Sera, a proposito dei suoi ricordi del mondiale del 1982 Paolo Rossi ha così risposto: “Mi emoziono ancora. Sono passati 38 anni, rivedo le partite ed è quasi come allora. Mi godo le immagini e i particolari che nella frenesia di allora mi erano sfuggiti. Ricordi dolcissimi di un’impresa straordinaria che ha segnato la mia vita”.

In una dichiarazione pubblicata dall’Ansa, il Presidente della Repubblica Mattarella ha così voluto ricordare il campione e l’uomo: “Sono dolorosamente colpito dalla prematura scomparsa di Paolo Rossi, indimenticabile protagonista dell’Italia campione del mondo di calcio nel 1982 e sempre seguito con affetto da tutti coloro che amano lo sport. Ricordando il suo garbo e la sua umanità esprimo ai suoi familiari cordoglio e vicinanza”, afferma il Capo dello Stato.

Tutto il mondo del calcio, e non solo, piange la scomparsa di un grande campione e di un amico. Lo piangono Tardelli, Cabrini e Zoff compagni nella Iuventius; lo piangono in molti suoi compagni e avversari, lo piange Zibi Bionek che lo ricorda così:  “Con te non solo ho vinto, dice l’ex giocatore polacco, ma anche vissuto”.

Bandiere a mezz’asta a Coverciano e nella sede della Federazione gioco calcio. Nel giorno della sua morte, gran parte dei giornali brasiliani ricordano il ruolo di Pablito nella sconfitta del Brasile, una delle squadre più forte del mondo con giocatori del calibro di Zico, Falcao, Socrates. Lo ricordano come il “Carrasco do Brasil”, il boia del Brasile.

Scompare così un grande campione internazionale dal volto infantile e dai modi gentili. Scompare un uomo dal volto umano, “leggero come una piuma e disinteressato alla sua bravura”, come lo descrive il suo amico Mario Sconcerti.

Scompare un calciatore dai guizzi improvvisi, dai suoi dribbling ubriacanti, dal suo coraggio di spuntare in area all’improvviso tra un nugolo di avversari. Scompare un re del gol che ha fatto innamorare un’intera generazione che non lo dimenticherà mai, come non si dimenticano mai le persone a cui abbiamo voluto bene.

Ciao Pablito, riposa in pace

Giuseppe Careri