1970: L’Italia divorzia – di Giuseppe Careri

1970: L’Italia divorzia – di Giuseppe Careri

Il primo dicembre di 50 anni fa il Parlamento Italiano ha approvato la legge sul divorzio presentato dal promotore socialista Loris Fortuna e il Liberale Antonio Baslini. Al voto finale in Parlamento i favorevoli al divorzio furono 319 parlamentari, mentre i contrari furono 286. La maggioranza favorevole era composta da Socialisti, Comunisti, Partito Repubblicano e Liberale. La Democrazia Cristiana e il Movimento Sociale votarono contro appoggiati dalla chiesa cattolica. Dopo anni di conflitti, proposte parlamentari, accordi sottobanco che non approdarono mai a nulla, finalmente la legge sul divorzio diventa una realtà per tutti i cittadini italiani.

Il potere di sciogliere il matrimonio fino a quel momento era infatti riservato ai tribunali ecclesiastici. Grande fu l’amarezza dei cattolici e di Papa Paolo VI alla notizia dell’introduzione della nuova legge sul divorzio: “Non vi possiamo perciò nascondere, disse il Sommo Pontefice, l’amarezza per la notizia dell’approvazione della legge che intende introdurre il divorzio anche in Italia”.

Se per la Democrazia Cristiana e per il mondo cattolico fu difficile accettare la legge sul divorzio, per migliaia di cittadini e coppie italiane fu una liberazione per non dover essere considerati clandestini e potersi finalmente rifare una nuova vita attraverso un nuovo matrimonio.

Certo, prima del divorzio c’era la Sacra Rota che in caso di motivi gravi poteva sciogliere il vincolo del matrimonio, ma era una procedura complessa ed onerosa per tanta povera gente che non aveva ne i mezzi economici ne quelli culturali.

Per la verità ci vollero ancora quattro anni per rendere la legge esecutiva; la Democrazia Cristiana e gran parte del mondo cattolico voleva riformarla, renderla più leggera; insomma voleva snaturare la legge sul divorzio con la minaccia di abrogarlo attraverso un referendum che ebbe luogo, infatti, quattro anni più tardi.

Subito dopo il 1970, l’Italia ebbe un sussulto di democrazia e di raggiungimento di diritti civili. Il Parlamento approva l’ordinamento regionale, lo statuto dei, lavoratori, i termini massimi della carcerazione preventiva, si ampliano gli spazi di libertà individuali, infine si approva il regolamento del referendum.

Inizia così una grande lotta referendaria per l’abrogazione della legge sul divorzio. Tra i promotori e i protagonisti principali del referendum c’è il partito radicale di Marco Pannella. Il leader radicale manifesta in ogni occasione davanti al Parlamento, ore e ore, per mantenere la legge sul divorzio come approvata il 1 dicembre dal Parlamento. Clamorosa fu la sua partecipazione a una tribuna televisiva della Tv pubblica insieme a Gianfranco Spadaccia; i due radicali si presentarono nello studio televisivo imbavagliati senza parlare per tutta la durata della trasmissione. I giornali esaltarono il giorno dopo l’idea messa in atto da Pannella. L’impulso dato dai radicali, in particolare da Pannella e Emma Bonino, fu determinante. Nelle file della Democrazia Cristiana c’era l’impegno totale da parte di Amintore Fanfani che spingeva i cattolici a votare per l’abrogazione del divorzio. Grande sorpresa quando si apprese che il cattolico osservante Raniero La Valle, oggi 92nne, famoso giornalista televisivo e in passato direttore del giornale cattolico Avvenire, schierarsi in favore del referendum.

Lo schieramento favorevole al NO vinse il referendum con oltre il 59% dei voti. Fu l’ultimo atto di una battaglia condotta da oltre 20 anni per “avvicinare” l’Italia alle più progredite democrazie occidentali.

La gioia per la vittoria del divorzio e del successivo Referendum aveva per certi versi cancellato l’orrore e la vergogna per l’attentato alla Banca dell’Agricoltura di Milano consumato da fascisti un anno prima che causarono morte e feriti di tanti poveri innocenti.

Purtroppo gli anni successivi al Referendum sul divorzio furono funestati da altre stragi fasciste. Quella di Piazza della Loggia a Brescia fu una di queste. I fascisti misero una bomba in un cestino che esplose mentre parlava dal palco un sindacalista. Morirono 8 persone e tantissime altre furono ferite.

Compaiono poi le “sedicenti” Brigate Rosse come le apostrofava il Partito Comunista. Sequestri di persone, morte e ferimento di giornalisti, Carlo Casalegno, Indro Montanelli e il Direttore del Tg1 Emilio Rossi, una persona mite, colpevole di fare un Telegiornale senza condizionamenti dai partiti. Infine Il rapimento e l’uccisione di Moro.

Tutto ciò non aveva comunque scalfito la democrazia e il periodo d’oro dei diritti civili conquistati dai cittadini. Il divorzio conquistato negli anni 70 ne è l’emblema insieme a tutti quanti gli altri.

Giuseppe Careri