Addio al pibe de oro – di Giuseppe Careri

Addio al pibe de oro – di Giuseppe Careri

La notizia della morte per arresto cardiaco di Diego Armando Maradona è stata pubblicata ieri dal giornale argentino El Carlin. Un mese fa Maradona era stato operato al cervello a causa di un ematoma. A seguito dell’operazione il calciatore stava trascorrendo un periodo di riposo nella sua casa argentina.

Calciatore ineguagliabile, fece impazzire i tifosi del Napoli quando fu acquistato  dalla squadra partenopea. In 80 mila lo attesero allo stadio di San Paolo per  tributandogli il loro affetto e la loro gioia di averlo nella squadra napoletana.

Maradona militò nella squadra del Napoli dal 1984 al 1991. Conquistò la terza coppa Italia, la coppa Uefa e poi uno dei due scudetti nel campionato italiano battendo al comunale di Torino la grande Iuventus.

Nel 1986 vince con la nazionale argentina il campionato del mondo in Messico segnando il famoso gol con “la mano de Dios” e con un gol capolavoro premiato dalla Fifa come migliore rete del campionato mondiale.

Diego Armando Maradona nasce nel quartiere povero di Villa Fiorita, alla periferia di Buenos Aires, il 30 ottobre del 1960. Come tanti altri ragazzi poveri delle periferie argentine si diletta con il calcio. Ben presto diventa un giocoliere, un calciatore eclettico e fantasioso. Percorre tutte le tappe nelle giovanili argentine mostrando sempre più il suo talento. E’ un giocatore corretto, altruista e generoso; aiuta i suoi compagni e porta la sua squadra giovanile alla notorietà.

A Buenos Aires gli dedicano uno stadio con il nome di “Estadio Diego Armando Maradona”. Napoli non fu da meno; gli costruiscono addirittura un altarino con la sua immagine, una foto, dove indossa la maglia dai colori della squadra napoletana.

La sua morte fa piangere tutta Napoli; Maradona è un mitto, ci ha fatto vivere, dice una donna in lacrime; è una persona di famiglia, un amico, un fratello.

Maradona è ricco, guadagna cifre miliardarie. Non dimentica però la sua origine di povero in mezzo ai poveri.

Aiuta i napoletani, li difende e li aiuta come uomini oppressi. La sua condizione gli permette così di aiutare persone magari a lui poco conosciute.

Da “ninos” del popolo tra i poveri è portato a sposare la politica di “sinistra”; Incontra, tra un tripudio popolare, Fidel Castro, Chavez  e Maduro per la difesa degli oppressi di tutto il mondo. Incontra, in un incontro commovente al Vaticano, anche Papa Francesco Bergoglio.

In una intervista rilasciata a Gianni Minà negli anni duemila, Maradona confessa di essere stanco, di non avere più la forza per sopportare la pressione della notorietà, manifestata dai suoi numerosissimi tifosi ma anche da figure inquietanti.

La sua stella comincia così a declinare. Fa una vita irregolare e disordinata. Frequenta ambienti della malavita. Infine l’alcol e la droga; la cocaina lo annienta, una dipendenza terribile da cui non sa come risollevarsi. Tenta più volte di disintossicarsi ma l’alcol e la droga lo rendono ormai privo di forze, vulnerabile, incapace di reagire. Nel 1991 viene trovato positivo per doping dopo una partita.

Ingrassa in breve tempo ed è costretto a due interventi gastrici. Viene infine condannato dal fisco per una evasione fiscale milionaria.

La sua vita affettiva è a dir poco burrascosa. Si sposa, divorzia, tradisce le sue amanti. Ci sono poi figli illegittimi che Maradona non riconosce se non dopo tanti anni di dispute davanti ai tribunali civili.

E’ il declino di un grande campione che ha conosciuto la notorietà, la ricchezza, la bella vita, le belle donne, e poi tutte le irrequietezze di chi dalla vita ha avuto tutto dopo una partenza povera vissuta in un quartiere povero.

Non sopportava la pressione, ha detto, di tanta notorietà che infine lo ha annientato come uomo e come sportivo. I tifosi lo hanno sempre amato e l’annuncio della sua morte ha fatto riesplodere l’amore e la passione per il “Pibe de oro”. Napoli ha proclamato una giornata di lutto ed ha illuminato lo stadio di San Paolo in suo onore. In Argentina sono stati decisi tre giorni di lutto cittadino per il numero 10 più famoso del mondo. In Italia, Vittorio Sgarbi, critico d’arte, di lui ha detto: “Maradona è stato per il calcio ciò che Caravaggio è stato per l’arte: inarrivabile”.

Giuseppe Careri