Referendum e regionali al voto – di Giuseppe Careri

Referendum e regionali al voto – di Giuseppe Careri

Dopo mesi di propaganda elettorale per il Referendum sul taglio dei Parlamentari e per le elezioni in sette  Regioni e 21 capoluoghi provinciali, è arrivato il  momento del voto. Alle 23 di ieri sera, domenica 20 settembre, ha  votato una media intorno al 40% della popolazione. Tutti i politici della coalizione di governo hanno chiuso la campagna elettorale nelle varie regioni in lizza orientando comunque la maggior parte della loro propaganda politica al voto sul taglio dei Parlamentari.

Soprattutto i 5 Stelle, con in testa Il Ministro degli Esteri Di Maio, hanno battuto nelle ultime due settimane tutte le regioni d’Italia per convincere gli elettori a votare SI al Referendum. Anche Nicola Zingaretti, del Partito Democratico, ha partecipato, ma in tono minore, alla campagna elettorale per il SI al taglio dei Parlamentari approvato nella direzione del suo partito solo ai primi di settembre scorso.

Grande mobilitazione, invece, dai sostenitori del NO che da mesi hanno iniziato la loro propaganda soprattutto sui social dove hanno avuto un grande numero di adesioni. Certo, sarà il voto finale a quantificare il numero di votanti per il SI e quello per il NO; ma certamente i sostenitori del NO di Emma Bonino e Calenda possono contare a loro sostegno Associazioni come l’Anpi, altre associazioni giovanili, le Sardine e uomini politici vicino al PD che votano NO. Ci sono infatti l’ex Presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi, il Presidente del PD Gianni Cuperlo, e poi Walter Veltroni, l’ex tesoriere Zanda, l’ex Presidente del Partito Democratico Matteo Orfini, e poi attori come Sabrina Ferilli, il calciatore Costacurta, il regista Paolo Virzì. Negli ultimi giorni c’è stata l’adesione al voto per il NO anche da parte della Senatrice Liliana Segre che in una dichiarazione a Repubblica ha detto: Ci sono buone ragioni sia per il Si sia per il No. Io alla fine mi sono orientata per il No soprattutto in coerenza con il mio atteggiamento generale verso il Parlamento; ridurre il Parlamento a costi e poltrone è qualcosa che proprio non mi appartiene”.

Anche per il fronte del SI ci sono state adesioni importanti come l’ex Giudice Felice Casson, di alcuni costituzionalisti, e poi da attori come Gigi Proietti. Infine giornalisti, scrittori e giornali come il Fatto Quotidiano schierato con il SI dei 5 stelle.

Insomma, nell’ultima settimana il Governo, e in parte le opposizioni, hanno dedicato gran parte della propaganda al Referendum. Inizialmente, per i sostenitori di Governo e opposizioni, la vittoria del SI era scontata.  Solo alla fine i 5 Stelle e il PD si sono accorti dell’avanzata dei sostenitori del NO, anche in virtù delle adesioni di circa 200 Costituzionalisti e uomini politici vicini addirittura al PD.

Il risultato che ci sarà al termine della consultazione referendaria e delle elezioni regionali costituiranno un successo o una sconfitta dei vari personaggi politici di governo e di opposizione.

La vittoria del SI, molto probabile anche secondo gli andamenti degli ultimi sondaggi, costituirebbe un notevole successo dei 5 Stelle, in particolare di Di Maio, visto che il movimento ha poco da sperare dalle elezioni regionali a proposito delle quali è mancato un accordo con il PD, salvo quello stipulato dai due partiti maggiori di governo con la presentazione della comune candidatura del giornalista  Ferruccio Sansa  in Liguria.

Per il PD la vittoria del SI praticamente è ininfluente, considerato che è stata una battaglia condotta principalmente dal suo alleato di Governo, i 5 Stelle. Diverso sarebbe una sconfitta clamorosa alle regionali, soprattutto se dovesse perdere anche la Toscana governata dalla sinistra da oltre 50 anni.In quel caso sarebbe messa in discussione anche la segreteria di Zingaretti e, forse, ne risentirebbe anche il Governo di Giuseppe Conte.

Rischia pure Salvini se non otterrà una chiara vittoria alle regionali. Il suo carisma è in calo da diverso tempo. Una sconfitta in questa tornata elettorale significherebbe, forse, un cambio alla guida della Lega al cui interno sembra crescere incontrastato Luca Zaia, Presidente della Regione Veneta.

Se i voti di Fratelli d’Italia saranno molti di più, al punto di vincere in due regioni, Puglia e Marche, Giorgia Meloni si confermerebbe l’altro partito più importante nel centrodestra, a scapito di Berlusconi. Insomma, in tanti sperano in una vittoria e in molti temono una debacle.

Il voto finale ci dirà chi ha vinto e chi ha perso. Salvo poi ascoltare nei vari salotti televisivi che hanno vinto tutti!

Giuseppe Careri