L’ingordigia dei potenti – di Giuseppe Careri

L’ingordigia dei potenti – di Giuseppe Careri

La pandemia continua a diffondere contagi e morte tra tutta la popolazione mondiale. In Italia, da almeno una settimana, i contagi si sono posizionati tra i 400 e i 523 casi delle ultime 24 ore. L’indice Rt, il contagio, ha ormai superato la soglia di 1 in 9 regioni. Oltre la crisi sanitaria  si avverte un forte disagio della popolazione anche per le conseguenze economiche relative alla chiusura di diverse attività commerciali. Non ultimo la disoccupazione, il ricorso alla cassa integrazione e alle sofferenze di tante partite Iva, liberi professionisti, co.co.co e autonomi che hanno visto crollare i loro introiti.

In questa situazione, a dir poco drammatica per migliaia di lavoratori, si sono fatti avanti per reclamare il bonus di 600 euro previsto dai decreti Cura Italia anche 5 Parlamentari che percepiscono oltre 12.400 euro al mese, senza contare i benefits di cui godono Deputati e Senatori.

Per la verità nei decreti non c’era nessun limite di stipendio per ricevere l’indennità e solo a partire da Maggio di quest’anno è stata inserita la norma che possono usufruire del bonus solo coloro che hanno visto diminuire i loro guadagni.

Oltre ai parlamentari, hanno richiesto l’indennità anche 2 mila tra Sindaci, Consiglieri comunali e regionali, molti dei quali, effettivamente, potevano usufruire dell’indennità  governativa per i loro magri gettoni di presenza.

Per meglio capire chi avesse diritto a questa “elemosina”, come l’ha definita una parlamentare leghista che ha richiesto poi il bonus, occorre precisare che molti Consiglieri comunali, Sindaci di piccoli paesi, percepiscono emolumenti per 600-1000 euro al mese; si tratta spesso di laureati che oltre all’impegno comunale o regionale hanno la loro partita Iva come lavoro primario. Molti di loro sono usciti allo scoperto prendendo le distanze dai colleghi della Camera dei Deputati.

Ma per i 5 parlamentari che hanno richiesto il bonus, solo tre lo hanno ottenuto,  non è non averne alcun diritto, perché la legge non lo vietava, ma per un problema di carattere etico subito denunciato dal vertice della Camera dei Deputati.

Il Presidente Roberto Fico in una dichiarazione infuocata ha invitato i parlamentari ha restituire il bonus e a chiedere scusa al Paese. Stesse considerazioni da parte di tutti i politici, da Di Maio a Zingaretti a Salvini.

A fronte di questo scandalo “etico”, è nata poi la polemica con il Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, accusato dalle opposizioni di aver taciuto per mesi la notizia dello scandalo e di averla rivelata solo in prossimità del referendum per il taglio dei parlamentari previsto per il prossimo settembre.

Il Presidente dell’Inps si è difeso dicendo che non può rivelare il nome dei parlamentari che hanno richiesto il bonus a causa della legge sulla Privacy. Ma il garante dell’Autority, Pasquale Stanzione, proprio ieri  in una nota ha dichiarato che i dati dell’Inps non sono coperti da vincoli di riservatezza, perché riguardano persone nel loro impegno di servizio pubblico.

Una vicenda penosa che lascia l’amaro in bocca a tanta povere gente ancora in attesa di ricevere aiuti dallo Stato in un momento particolarmente difficile per tutti. La pandemia ha ucciso oltre 35 mila persone umane; ha contagiato 254 mila persone; ha ridotto alla fame migliaia di persone.

A fronte di questa situazione drammatica, alcuni parlamentari e consiglieri regionali con stipendi da nababbo non esitano ad approfittare di una norma che permette loro di “racimolare” 600 euro dalla Stato che loro dovrebbero rappresentare. Insomma, una vergogna!

Una vergogna soprattutto per le “scuse pietose” che alcuni di loro hanno addotto per giustificare la loro richiesta del bonus.

“Era per la mamma”, dice un leghista. “La richiesta è partita direttamente dal mio commercialista”, dice un altro. “L’ho chiesto per fare beneficienza” dice un altro parlamentare.

Insomma, scuse inverosimili per evitare di non essere ricandidati. Una vergogna per un atto offensivo verso migliaia di persone comuni ai quali i 600 euro servono davvero per mangiare per loro e la loro famiglia.

Giuseppe Careri

 

 

 

 

Immagine utilizzata: Pixabay