Per trasformare cominciamo da Roma, a Roma – di Alessandro Diotallevi

Per trasformare cominciamo da Roma, a Roma – di Alessandro Diotallevi

La gente, comunque ispirata, comunque istruita, comunque impegnata, la gente, per intero, condivide una profonda stanchezza per aver vissuto un’epoca, per di più arricchita delle accelerazioni tecnologiche che influenzano positivamente e/o negativamente  la vita, nella quale né il pensiero s’è dimostrato all’altezza della complessità, né alle promesse è seguita un’azione convincente.

Noi, la gente, intendiamo porre fine ad una rappresentazione falsificata della realtà, sostenuta da narrazioni e comunicazione orientate a coprire l’assenza assoluta di una volontà trasformatrice della politica, dell’amministrazione e della giustizia. Intendiamo denunciare la pratica, diffusa e generalizzata, di nascondersi dietro le rievocazioni dei giganti della storia italiana, dovunque abbiano militato, al fine unico di disorientare l’opinione pubblica, impedendole il discernimento, la comprensione di ciò che è vero e di ciò che è falso, demagogico, alla fine, criminale per il destino della società civile.

Muoviamo, risolutamente, da esempi viventi di “pensiero ed azione”. Muoviamo da uomini e donne che non hanno scritto nulla di sensazionale ma hanno, nella loro umanità integrale e quotidiana, detto ed agito per il bene comune. Uomini e donne che hanno compreso che il vivere ed agire al servizio degli altri è doveroso, essenziale ma deve trovare una rappresentanza autonoma, originaria, nelle istituzioni.

Pur nel rispetto e nella considerazione che si deve agli altri, quando siano sinceri nell’ispirazione e conseguenti nella sua realizzazione, noi affermiamo e crediamo in uno “stile cristiano di fare la politica” per ciascuno dei filoni necessari che sostengono i territori, gli Stati le Organizzazioni internazionali, regionali e globali.

Noi crediamo di aver trovato la matrice inclusiva del nostro impegno politico, della quale ogni parte del nostro progetto operativo è conseguenza, nella volontà di assumere direttamente ogni responsabilità di ciò che serve al Paese per la sua rinascita, e di non aspettare che il corso della storia istituzionale  si delinei senza di noi. Noi non addossiamo alle istituzioni  la responsabilità di ciò che avviene senza aver chiesto al corpo elettorale, direttamente ed autonomamente, di puntare sull’impegno e sulla collaborazione di tutti gli uomini e le donne di buona volontà. Uomini e donne oggi esclusi dall’impossessamento delle istituzioni da parte di interessi e poteri che le hanno utilizzate fuori dall’ispirazione e dagli sviluppi consentiti dalla nostra Costituzione.

Partiamo dalla SOLIDARIETA’.

Tratteremo la solidarietà non da paravento utile a coprire facce impresentabili, bensì come azione per la sua traduzione concreta nei seguenti ambiti sociali:

  • Lavoro ed Educazione. Declineremo la solidarietà nei contratti di lavoro, nel mutuo soccorso, nelle relazioni tra persone nei luoghi di lavoro e nei processi educativi.
  • Legalità. Svilupperemo il tema della solidarietà come presupposto della lotta alla violenza e correttivo della debolezza dello Stato nel territorio.
  • Faremo la nostra proposta di introduzione della solidarietà tra i vincoli dell’azione delle Istituzioni Europee.
  • Finanza Pubblica. Daremo la nostra ricetta per il trattamento fiscale della solidarietà nella luce di una nuova relazione tra Stato e partecipazione civica.

Ne parleranno ed agiranno uomini e donne che hanno già dato testimonianza di saper tenere insieme “pensiero ed azione” , impegni ed onore.

Uomini e donne che si riconoscono nell’appello di Mons. Simoni che ha avuto il coraggio di raccogliere l’accorata invocazione , intuita e tracciata dalle encicliche sociali, la Caritas in veritate e la Laudato si, di assumere la responsabilità di un’autonoma visione e proposta, cristianamente ispirata, nel modo di rappresentare, laicamente, l’organizzazione terrena del consorzio umano.

L’enorme accumulo di ingiustizia non deve lasciarci inerti, altrimenti, come ha detto Paolo VI, un Santo, neppure completeremmo un cammino di salvezza personale.

Poiché il Vangelo ha tracciato la via della Verità, a meno di non tradirne l’essenza, ad esso dobbiamo ispirare la nostra azione civile. Sapendo, che si tratta anche di un’opera dovuta.

Non trovo parole migliori di quelle lasciateci in eredità da Maritain per sintetizzare ciò che siamo e intendiamo fare: (non siamo nel campo della religione) siamo nel campo della politica, che proprio in quanto politica deve essere cristianamente ispirata e ordinata a un ideale temporale cristiano… E la soluzione proposta non pretende di essere la sola possibile… L’attività politica in oggetto… Non richiede la partecipazione di tutti i cristiani e neppure dei soli cristiani: ma la partecipazione di quei cristiani quali si fanno del mondo, della società e della storia moderna una data filosofia e di quei non cristiani che riconoscono in modo più o meno completo il buon fondamento di questa filosofia. È normale che sul piano dell’azione, questi uomini costituiscano formazioni politiche autonome… Ciò non significa che essi si rifiuterebbero di collaborare con altre formazioni politiche ma è necessario che nello stesso tempo preservino il germe di una politica in modo vitale cristiana contro tutto quanto rischierebbe di alterarlo. Più questo germe è ancora fragile e nascosto e contestato e più si deve usare di intransigenza e di durezza per conservarlo  puro. Dovranno dunque mantenere sempre la loro indipendenza!

Partiamo dall’umanesimo, partiamo dalla persona.

Abbiamo bisogno di una simbologia forte e questa l’abbiamo trovata nel messaggio del MUTUO SOCCORSO che sovrasta, di gran lunga, per intensità, qualità, potenzialità ogni altra forma di intervento che l’economia dovrà assumere dopo la gelata pandemica.

Qui non facciamo accademia, facciamo dopo averlo trasformato, il nuovo sociale e, nella proposta che presto dovrà essere sottoposta al paese troveranno spazio nuove politiche del debito pubblico, valicamenti consapevoli e responsabili dei vincoli mercatisti dell’Unione Europea, istituzioni della solidarietà che non saranno toccate da imposte e balzelli vari, difese in ogni contesto, lavorativo e sociale, della centralità della persona e delle comunità di appartenenza, rispetto delle libertà fondamentali in una col vincolo dell’affidabilità dello Stato nei suoi rapporti con le donne e gli uomini della nazione.

Partiamo da un luogo simbolico, due volte simbolico, una Chiesa vivente in un territorio dichiarato morto.

Alessandro Diotallevi