Il Coronavirus e noi: umiltà e fraternità antitodi alle paure e al delirio di onnipotenza – di Alberto Mattioli

Il Coronavirus e noi: umiltà e fraternità antitodi alle paure e al delirio di onnipotenza – di Alberto Mattioli
Non sappiamo ancora se un battito d’ali di farfalla in Cina può provocare un terremoto in Occidente, ma sappiamo per certo che un colpo d’alito può far dilagare uno sconosciuto virus nel mondo intero.
Ancora una volta la natura arriva alle spalle prendendoci alla sprovvista. Sgomenti e impauriti dall’imprevisto attacco, ci arrabattiamo con i possibili rimedi mentre i ricercatori consultano gli archivi e microscopi alla ricerca degli anticorpi. Ancora una volta le sicurezze franano dinnanzi al virus ignoto che non vediamo, ma che abita e prolifica in mezzo a noi.
Manipoliamo il Dna per cercare di riprodurci in laboratorio, progettiamo armi nucleari di tal potenza da poter disintegrare la terra su cui viviamo e poi d’improvviso, ancora una volta, la natura spariglia i nostri conti e ci rende consapevoli della nostra finitezza e fragilità nonostante le nostre ipertecnologie e iperorganizzazioni. Eppure non sono mancati nella storia e nei tempi recenti di nostra memoria, eventi immani che ci hanno posti dinnanzi a questi limiti.
Ma sembriamo non imparare mai, neanche dinnanzi ai fatti più eloquenti. Il nostro delirio di onnipotenza al limite della follia pare non trovare mai l’anticorpo sufficiente, se non a debellarlo, quanto meno a contenerlo. Questo contrasto tra le nostre fragilità umane, sociali e politiche e il senso di onnipotenza che ci pervade sono il dramma del nostro tempo. Noi avidi e presuntuosi, non ci siamo voluti rendere conto che lo sfruttamento e depredazioni della terra avrebbero alterato l’ecosistema mettendo a repentaglio la nostra sopravvivenza.
Non vogliamo renderci conto che le armi nucleari in nostro possesso potrebbero essere scatenate da eventi naturali imprevedibili e quindi sfuggire alla nostra capacità di controllo. Non vogliamo renderci conto che stiamo producendo immani disuguaglianze e ingiustizie a partire dal dramma di milioni di esseri umani rifiutati e respinti ai confini delle nostre società opulente. Ci sentiamo i signori dell’universo quando ci colleghiamo con i nostri astronauti nello spazio e poi siamo qui deboli impauriti a rifuggire dallo starnuto del vicino.
Abbiamo conquistato il potere enorme, di poterci autodistruggere, continuiamo a ignorare le vie di salvezza.  Eppure la saggezza degli antichi saperi e quella spicciola popolare ci hanno sempre avvisato dai rischi del delirio di onnipotenza. Dalla sapienza biblica che ammonisce dai rischi della superbia, dall’evangelico “Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,1.7-11) ai più prosaici proverbi tipo “chi si loda si imbroda”. Ma il peccato di presunzione è forte, risale alla creazione dell’uomo che si è spinta fino a costruire una religione entro il confine della propria ragione.
E allora ancora una volta la Quaresima iniziata con le imposizioni delle ceneri, ci invita alla grandezza dell’umiltà e al dovere della fraternità, unici veri antidoti ai virus distruttivi che ci abitano. Sopravvenga finalmente la consapevolezza e le conseguenti scelte, che “ cosi come si stanno unendo le forze contro il virus Covid-19, così si può essere alleati contro ogni male e cattiveria” (Mario Delpini Arcivescovo). E così continuare a vivere e prosperare tutti meglio in questa nostra meravigliosa casa comune.
Alberto Mattioli