Emilia: brutta botta per Salvini e i 5 Stelle. Tutti quelli del maggioritario tornano “in su la via” – di Giancarlo Infante

Emilia: brutta botta per Salvini e i 5 Stelle. Tutti quelli del maggioritario tornano “in su la via” – di Giancarlo Infante

Alla fine, a suon di promettere spallate, la frattura alla spalla se l’è provocata proprio lui, Matteo Salvini.

In Emilia Romagna non solo si diceva sicuro di vincere, ma addirittura di stravince. L’ aveva azzardata in tv qualche sera fa. Adesso, incassa una duplice sconfitta: una politica, una personale.

La giornata di ieri era stata tutta un susseguirsi di presagi negativi per il capo della Lega. Gli affluenti al voto in Emilia Romagna aumentavano e il loro numero si avvicinava sempre più a quel fatidico 60% che, secondo molti esperti, sarebbe diventato l’asticella oltre la quale Bonaccini poteva riuscire a battere la sfidante leghista Bergonzoni.

Si dovrà scomporre il risultato dei voti. Si capirà se l’Emilia, là dove c’è la “ditta”, come Bersani ha sempre definito il Pd, è riuscito a compensare lo sfondamento leghista atteso in Romagna. Terra battuta a tappeto da Salvini, citofono per citofono.

Non è bastato a evitargli una sconfitta importante che si aggiunge a quella registrata in Europa e a quella dell’uscita dal governo messo in piedi con i 5 Stelle.

La conferma, se ne dovrebbero ricordare sondaggisti e giornalisti, che Salvini non è affatto invincibile. Soprattutto, egli sembra perdere tutti gli scontri che più contano. La sua tendenza a “personalizzarli” si dimostra una scelta destinata alla sconfitta.

Salvini ha perso,infatti, in prima persona in Emilia e Romagna. L’aumento dei partecipanti al voto ha dimostrato che, più che per votare per il Pd, gli elettori si sono mossi verso le urne per votare contro di lui.

Punita la scelta della rappresentante leghista Bergonzoni, la cui lista ha preso poco più del 2%. Il vero antagonista di Bonaccini è stato Salvini e lui ha perso.

A sinistra sono stati più accorti. Il Pd e gli uomini di governo si sono tenuti molto defilati, mentre sotto sotto hanno fatto lavorare “la macchina”, saldata con la novità rappresentata dalle sardine locali, subito calorosamente ringraziate da Nicola Zingaretti.

Quelle tensioni che qualcuno si aspettava di veder trasferire, in caso di sconfitta in Emilia e Romagna, nel Pd e nel Governo finiranno, invece, per interessare la Lega, dove non sono di poco conto i malumori verso Salvini, anche se tutto viene mantenuto sotto traccia. Del resto, la Lega è calata sotto le percentuali ottenute alle ultime europee: quasi tre punti in meno.

Anche in Calabria, dove ha stravinto il centrodestra, la Lega partecipa, sì, alla vittoria della coalizione che ha strappato la regione alla sinistra, ma non supera Forza Italia.

Con Salvini, più di Salvini, perdono i 5 Stelle. Sia in Emilia Romagna, sia in Calabria. Di Maio e compagni dovranno riflettere. Gli verrà comodo farlo subito e bene, con gli Stati generali che hanno convocato. Sconfitti nettamente dove sono nati con i “vaffa” felsinei di Beppe Grillo e dove, come nel resto del Mezzogiorno, avevano dilagato il 4 marzo 2018.

Il Governo sembra adesso più tranquillo. In realtà, il voto negativo del Pd in Emilia e Romagna non lo avrebbe scalfito più di tanto. Ora, però, potrebbe durare un po’ più a lungo.

Il Pd rialza la cresta e subito rilancia il “bipolarismo”, pensando davvero di continuare a “creare” situazioni d’emergenza nel Paese e, poi, su quella base, di chiamare alle urne contro Salvini.

C’è riuscito in Emilia, ma non c’era riuscito alle europee. Neppure in Sardegna, in Basilicata e in Umbria. Vedremo cosa accadrà nella prossima tornata elettorale di maggio e se riuscirà a consegnare alla destra altre regioni, oltre le 11 che Salvini, ad oggi, può considerare sue.

Se è comprensibile l’esultanza del segretario Pd per lo scampato pericolo in punto di morte, il decesso sarebbe stato molto prossimo in caso di sconfitta in Emilia e Romagna, non sembra proprio che ci sia proprio di che star tranquilli dalle sue parti. Ma, forse, e questo è preoccupante, non se ne rende comunque conto.

Zingaretti ha sostenuto che è inutile parlare di legge proporzionale. E’ tornato a dire che ci si ritrova in pieno nella stagione del “bipolarismo”.  Forse, non è stato ancora ben informato sul fatto che, come accaduto in Umbria, il Pd orbita adesso attorno al 15 % in Calabria? Che in precedenza ha preso meno dell’8% in Basilicata, poco più del 13% in Sardegna?

Insomma, ma non si sa con quanta giustificazione, il Pd rischia di fare la figura della gallina leopardiana: una volta passata la tempesta,  “ritornata in su la via, che ripete il suo verso”. Attenzione a non trasformarsi e a farsi definire “pollo” se, grazie al sistema maggioritario, consegnerà l’intera Italia al centrodestra a trazione salviniana.

 Giancarlo Infante

Pubblicato su www.politicainsieme.com