La strage di Piazza Fontana e la strategia della tensione – di Giuseppe Careri

La strage di Piazza Fontana e la strategia della tensione – di Giuseppe Careri

Venerdì, 12 dicembre 1969. Cinquant’anni fa. Milano. Decine di agricoltori, sensali, coltivatori diretti, commercianti in mangimi sostano nel grande salone della Banca Nazionale dell’Agricoltura per le ultime transazioni bancarie prima della chiusura.

Ore 16.47; nel salone centrale della Banca esplode, sotto il tavolo centrale, un ordigno micidiale imbottito di 7 Kg di tritolo che provoca la morte di 14 persone e 88 feriti. In seguito ne moriranno altri tre. E’ una strage. La deflagrazione manda in frantumi i vetri della grande cupola e apre uno “squarcio” sul pavimento di circa un metro di diametro. L’immagine che si presenta ai primi soccorritori è tremenda. Sangue dappertutto, sui muri, sui banconi, braccia sfracellate, corpi irriconoscibili. Di lì a poco, soltanto 53’, altri attacchi terroristici a Milano e Roma.

La testimonianza di Camilla Cederna, inviata dell’Espresso: Ci sono chiazze di sangue davanti all’ingresso principale, c’è sangue sui mucchi di schegge di vetro ammucchiati ovunque, sulle tuniche bianche e i guanti di gomma degli infermieri; c’è sangue sulla faccia dei feriti; gente di campagna, dalla banca portano fuori un giovane carabiniere svenuto”.

A Milano scoppia la seconda bomba, fortunatamente inesplosa; era stata piazzata a Piazza della Scala. A Roma tre attentati terroristici fecero sedici feriti. Le bombe furono “sistemate” all’Altare della Patria, a Piazza Venezia e alla Banca Nazionale del Lavoro in Via San Basilio.

La simultaneità degli attentati fece subito pensare a un atto terroristico che presto s’indirizzò verso gli anarchici. Partirono subito fermi e perquisizioni a destra e a movimenti di sinistra, ma sin dall’inizio s’indagò soprattutto nei circoli anarchici.

Gli attentati terroristici erano avvenuti già prima del dicembre del 1969. Il 25 aprile, Festa della Liberazione, esplode un ordigno nel padiglione della Fiat alla Fiera di Milano, 20 persone rimangono ferite; un’altra bomba devasta l’ufficio cambi della Banca Nazionale delle telecomunicazioni all’interno della stazione ferroviaria.

E poi in agosto, grappoli di bombe collocate sui treni che negli anni seguenti uccideranno altre persone innocenti. E’ La strage del treno Italicus, 12 persone morirono per un ordigno esploso all’interno della galleria di San Benedetto Val di Sambro.

Dobbiamo ricordare che alla fine degli anni sessanta le lotte sindacali, politiche e studentesche avevano conquistato traguardi impensabili soltanto dieci anni prima. Gli studenti universitari occuparono la statale di Milano con i giovani neofascisti che tentavano di penetrare nell’edificio per “cacciare i nemici”. Contestazioni e proteste all’Università di Giurisprudenza alla Sapienza di Roma occupata da studenti di destra che fronteggiano i collettivi con scontri ripetuti anche con la polizia.

Gli operai delle industrie metalmeccaniche iniziarono la loro lotta sindacale nel settembre del 1969 per il rinnovo del contratto di lavoro ormai scaduto. Fu l’inizio dell’autunno caldo a cui aderirono anche gli studenti e i partiti di sinistra. Queste lotte portarono poi alla conquista di diritti civili importanti come lo statuto dei lavoratori; le battaglie referendarie per conquistare la legge sul divorzio, quella sull’aborto e il diritto di famiglia. Si era creato, insomma, un clima di lotte, di riforme e di conquiste civili fino alla strage di Piazza Fontana che segnò l’inizio della cosiddetta strategia della tensione, come scrisse il giornale inglese Observer. Seguirono poi le aberrazioni e i delitti delle brigate Rosse iniziate con la morte del Commissario Calabresi, il sequestro del Magistrato Sossi, il delitto del Procuratore Francesco Coco, attentati a magistrati, giornalisti, uomini delle istituzioni, con l’intento ultimo di colpire il cuore dello stato. La strategia della tensione continuò il 28 maggio del 1974, con la carneficina di Piazza della Loggia a Brescia: una bomba esplose durante un comizio antifascista; morirono 8 persone innocenti e un centinaio di feriti.

La strage di Piazza Fontana richiamò ai funerali delle vittime migliaia e migliaia di cittadini che seguirono la cerimonia a Piazza del Duomo in assoluto silenzio avvolti solo dal dolore e dalla nebbia padana. Questa fu una grande risposta democratica a chi aveva “innescato” la strategia della tensione.

Le indagini portarono in breve tempo all’anarchico Pietro Valpreda che, riconosciuto dal tassista Rolandi, diede modo alla Questura di Roma di farlo apparire come l’autore materiale dell’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Con l’arresto di Valpreda i depistaggi per coprire i fascisti iniziarono immediatamente.

La Prefettura e il Questore di Roma diffusero alle agenzie la notizia dell’arresto subito trasmessa dal telegiornale della Rai durante un collegamento in diretta. Ma fu solo l’inizio di una tragedia che si trascinò fino ai giorni nostri.

Dal quarto piano della Questura di Milano precipitò l’anarchico innocente Pino Pinelli trattenuto in questura illegalmente per tre giorni.

Il tempo dirà, dopo anni e processi e in maniera inequivocabile, che il ballerino Pietro Valpreda e il ferroviere Pino Pinelli non avevano nulla a che fare con la bomba di Piazza Fontana.

La ricerca dei colpevoli della strage di Piazza Fontana rimane ancora oggi nebulosa. Il gruppo dei fascisti dietro le bombe furono nei numerosi processi assolti per insufficienza di prove. La morte di 17 persone innocenti grava sulla coscienza dei terroristi ma anche di generali appartenenti ai servizi segreti, ad apparati dello stato e a militari che tradirono lo Stato nella ricerca della verità.

Proprio in questi giorni per volontà dei familiari delle vittime sono state scoperte 17 formelle per ricordare i morti e i feriti di Piazza Fontana.  In una formella vi è scritto: “Ordigno collocato dal gruppo terroristico di estrema destra ordine nuovo”.

A distanza di 10 anni dalla strage, un famoso cantautore, Francesco De Gregori, rende omaggio alle vittime con una canzone dedicata a Piazza Fontana:

“Viva l’Italia, l’Italia liberata, l’Italia del valzer, l’Italia del caffè. L’Italia derubata e colpita al cuore.

Viva l’Italia, l’Italia del 12 dicembre, l’Italia con le bandiere, l’Italia nuda come sempre,

l’Italia con gli occhi aperti nella notte triste, viva l’Italia, l’Italia che resiste”.

Giuseppe Careri