Legge di bilancio tra promesse e marce indietro – di Giuseppe Careri

Legge di bilancio tra promesse e marce indietro – di Giuseppe Careri

Per le scelte di politica economica, il Consiglio dei Ministri del Governo Conte Bis, ha approvato nei giorni scorsi la Nota di aggiornamento del Def.  La successiva Legge di Bilancio sarà inviata entro il 15 ottobre al vaglio della Commissione Europea per l’approvazione.

Tra le misure adottate spicca il congelamento dell’aumento dell’Iva di 23 miliardi, 14,4 dei quali di flessibilità, con un deficit al 2.2 del Pil. L’altra misura adottata riguarda il recupero di 7.2 miliardi dalla lotta all’evasione. A questo scopo è legato l’utilizzo sistematico delle carte di credito per coprire eventuali evasori con qualche vantaggio a chi le utilizza.

Nel Governo c’è la corsa dei vari Ministri a proporre iniziative per il reperimento di risorse necessarie per il proprio Ministero. C’è chi, come il Ministro dell’Istruzione, della Ricerca e dell’Università Lorenzo Fioramonti, propone di istituire una tassa sulle merendine, sulle bibite gassate e far pagare un euro in più a chi viaggia in aereo per racimolare 2-3 miliardi da dedicare alla scuola. Altri propongono una rimodulazione dell’Iva, una tassa insomma, per farla pagare di più sui generi di lusso e di meno ai prodotti più popolari.

Sempre nel campo delle intenzioni di Governo è inserito il provvedimento del cuneo fiscale per lavoratori e lavoratrici a basso reddito a partire da luglio 2020 con un incremento del salario di 40 euro al mese.

Ancora, il Ministro della Sanità Roberto Speranza, propone a sua volta l’abolizione dei superticket sanitari che “creano disuguaglianze”. Quest’ultimo taglio, del resto, è specificato dettagliatamente nell’art. 32 della Costituzione in cui si legge: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Alcune proposte, in realtà, sono state accantonate o, quanto meno, ridimensionate come la rimodulazione dell’Iva apparsa a Italia Viva di Renzi come una tassa iniqua per tutti i cittadini; ma, al di là dei contrasti all’interno dei vari partiti che formano il Governo, o che l’appoggiano, in questa finanziaria, al momento, non sembra ci siano  provvedimenti economici così importanti da migliorare la situazione drammatica in cui versano, tra gli altri, due strutture fondamentali del Paese, ovvero la Scuola e la Sanità Pubblica. E’ noto ormai a tutti il disagio del corpo insegnante e dei Presidi sul decadimento delle strutture scolastiche, delle aggressioni subite dai Professori da parte di alcuni genitori esaltati; e poi, l’umiliazione inflitta al corpo insegnante di percepire uno stipendio irrisorio, il più basso in assoluto dell’Europa.

La situazione della Sanità Pubblica, se possibile, è ancora più drammatica, Come ha ricordato in una intervista rilasciata a Repubblica Il Ministro Roberto Speranza: “l’Universalità del sistema sanitario nazionale è il patrimonio più importante del Paese, da difendere come una pietra preziosa. Alla base c’è l’idea che se stai male non conta quanti soldi hai, da che territorio vieni, di chi sei figlio; ha i il diritto sacrosanto di essere curato”.  

Certo sarebbe bello e onesto se queste parole trovassero un’applicazione pratica. Proprio nei giorni scorsi, infatti, un donna di 75 anni, disabile da diversi anni, ha chiamato il centralino di una struttura sanitaria pubblica per fare un ecocardiogramma urgente. La risposta della signorina è stata gentilissima: ha scandagliato diversi ospedali romani per un appuntamento urgente. La signora è stata ben due ore al telefono, dalle 10.30 alle 12.00. Il risultato finale? Prendere un appuntamento per luglio del prossimo anno, oppure “emigrare” in un ospedale del Lazio, tipo Frosinone o Anagni. Naturalmente, date le condizioni della paziente, costretta peraltro a muoversi in una carrozzella, ha potuto scegliere, pur con sacrificio economico, una struttura privata al costo di 162 euro; l’appuntamento? il giorno successivo!

Purtroppo questo episodio non è l’unico. Ci sono malati che non possono curarsi per mancanza di denaro e non possono aspettare i tempi infiniti della Sanità Pubblica.

Certo, il nuovo governo non è colpevole di questa situazione disastrosa della Sanità pubblica. Accogliamo con fiducia, quindi, le parole del nuovo Ministro della Sanità: tutti i cittadini devono avere la garanzia di curarsi veramente il più presto possibile.

E’ una speranza, l’ultima a morire.

Giuseppe Careri