Aggressioni fasciste contro la libertà di pensiero – di Giuseppe Careri
L’ultima aggressione fascista è avvenuta alcuni giorni fa nel quartiere romano di Trastevere. Alle quattro di mattina quattro giovani appartenenti all’Associazione che organizza la proiezione di film nell’arena di Piazza San Cosimato sono stati malmenati da un gruppo studentesco facente parte a Casa Pound per aver “osato” indossare una t-shirt arancione con la scritta Cinema America considerata una provocazione antifascista. Alla richiesta di toglierla, e al suo rifiuto, uno della banda teppistica ha rotto il setto nasale a uno dei ragazzi e poi sono fuggiti.
Non è, purtroppo l’unico episodio di violenza accaduto a Roma e in altre parti d’Italia. A Cremona, durante un comizio tenuto dal Ministro dell’Interno Salvini, un ragazzo è stato malmenato da leghisti per aver mostrato uno striscione “pericoloso” con su scritto: “ama il prossimo tuo”. E’ intervenuta subito la polizia municipale in borghese che ha impedito ai leghisti di continuare l’aggressione del ragazzo. Dal palco Salvini, senza interrompere il comizio, ha minimizzato il pestaggio con calci e pugni dei suoi fan e ha commentato così l’episodio: “Lasciatelo da solo, poverino, se non c’è un comunista ai giardinetti noi non ci divertiamo”.
Per la verità c’è poco da divertirsi per questi interventi di sopraffazione nei riguardi di cittadini che manifestano con civiltà il loro dissenso a difesa della libertà del proprio pensiero. Del resto nel labirinto delle nostre leggi non ci sono articoli che impediscano un dissenso civile durante i comizi elettorali. Occorre pertanto vigilare affinché questi episodi di violenza e di intolleranza siano impediti e denunciati come hanno fatto poi i ragazzi aggrediti mostrando in questo caso il filmato del pestaggio.
Di più: minimizzare e tacere queste aggressioni favorisce il proliferare di questi atti di violenza. Impedirli significa ripristinare la legalità, il diritto sancito dalla nostra Costituzione e dagli ordinamenti europei. Occorre dire “basta” a questi abusi di potere tendenti a impedire il dissenso civile, Non si può accettare il divieto di mostrare un manifesto appeso su un balcone nel bergamasco.
“Non sei benvenuto” c’era scritto sullo striscione appeso al secondo piano di una palazzina di Brembate; il lenzuolo con la scritta era rivolto al Ministro dell’Interno Salvini in procinto di tener un comizio elettorale. Con il ridicolo intervento dei vigili del fuoco intenti a toglierlo con l’ausilio di una scala mobile.
Ecco, è ora di ripristinare la legalità anche nelle piccole cose, nelle manifestazioni innocenti di cittadini comunque da tutelare attraverso le leggi. Leggi che esistono anche a tutela di coloro che fanno propaganda elettorale durante i comizi in piazza.
Se questi striscioni, poi, rappresentano un problema per il leader della Lega, Salvini se ne faccia una ragione. In fondo la Lega è stata, ed è, una delle formazioni politiche che ne hanno scritto di tutti i colori.
Basta ricordare le parole e gli scritti del suo fondatore, Umberto Bossi, ma anche di altri che urlavano offese ai “terroni del sud”; Oppure le offese, quelle si, di Borghezio e Calderoli nei riguardi di Cècile Kjenge, il Ministro del Governo Letta. Di Lei, Calderoli diceva che era un orango; L’eurodeputato della lega Borghezio invece dichiarava: Il Ministro Kjenge vuole portare le sue tradizioni tribali in Italia e che gli africani appartengono ad una etnia molto diversa dalla nostra”. Fortunatamente il Tribunale di Milano ritenne l’affermazione di Borghezio “diffamatoria e aggravata dalla finalità di odio razziale”.
Ecco, visto il ricorso continuo dei sostenitori della Lega ad impedire il dissenso, qualunque sia, è ormai necessario che la legge venga rispettata da tutti, anche dai fan dell’attuale Ministro dell’Interno Salvini.
Prima che sia troppo tardi per la democrazia.
Giuseppe Careri