“La scuola e’ libera e i balconi pure” la violenza no!

“La scuola e’ libera e i balconi pure” la violenza no!

Nello stesso giorno della commemorazione della strage di Capaci, dove morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e la sua scorta, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini e quello della Pubblica Istruzione, Marco Bussetti, hanno incontrato la professoressa di Palermo Rosa Maria Dell’Aria sospesa per 15 giorni, e a metà stipendio, per non aver vigilato abbastanza per impedire alla sua classe di realizzare un video in cui i ragazzi accostavano le leggi razziali del 1938 al decreto sicurezza del governo.

L’incontro “riparatore” è avvenuto a seguito di numerose proteste levatesi in tutta Italia contro la decisione di un Provveditore, forse troppo ligio, nel sospendere una docente nota per la sua serietà e il suo impegno professionale.

Il gesto dei due Ministri del governo giallo-verde è valso a ridimensionare un episodio causato da un suo superiore, in questo caso, troppo zelante.

Matteo Salvini ha detto: “La decisione era esagerata e va cancellata”

In realtà, un altro episodio inquietante era avvenuto già il 27 gennaio di quest’anno a Catania dove un’Insegnante della terza elementare è stata sospesa per due giorni dalla Dirigente scolastica per aver dato uno scappellotto a un bambino ma, soprattutto, per aver letto in classe pagine del diario di Anna Frank nel giorno della memoria.

Dopo l’accusa della mamma del bambino, contestata dall’avvocato dell’insegnante, diversi genitori hanno manifestato davanti alla scuola in favore della docente e del diritto alla libertà di pensiero.

L’atteggiamento “repressivo” in occasione di alcuni episodi, accaduti all’interno di strutture pubbliche delegate all’insegnamento e alla formazione futura dei nostri ragazzi, ha contagiato anche la società civile.

Nelle ultime settimane, infatti, si è scatenata una battaglia combattuta a colpi di striscioni contro la politica che intende reprimere il diritto al “libero pensiero”, coma ha recitato uno delle numerose scritte esposte sui balconi da tanti comuni cittadini.

Il proliferare delle lenzuola contro la Lega di Salvini nasce dalla protesta per la rimozione di uno striscione appeso su un balcone al secondo piano di una casa di Membrate, nel bergamasco, rimosso immediatamente dai vigili del fuoco. Nello striscione vi era scritto soltanto: “Salvini non sei il benvenuto”, in occasione della sua presenza per un comizio elettorale.

Questa esagerazione da parte dello staff di Salvini nel limitare il dissenso e la libertà di espressione, in un paese democratico come il nostro, nasce probabilmente anche dal clima arroventato della sfida alle elezioni europee.

La battaglia elettorale europea non giustifica di certo un atteggiamento repressivo del dissenso, là dove la nostra Costituzione prevede espressamente nell’articolo 21 che “Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Peraltro, alimentare i conflitti con i cittadini, con l’adozione di divieti discutibili, francamente non rivoluzionari, rischia di sfociare in situazioni ben più violente.

L’Italia in questo periodo deve affrontare una serie di questioni importanti: dallo sbarco dei migranti, alla crisi economica, all’occupazione delle case sfitte, ai campi rom, alla violenza nelle manifestazioni di massa.

Molti cittadini sono ormai stanchi di questo clima di odio, di conflitti, di disuguaglianze. Sono stanchi dei ricorrenti scontri tra fazioni avvenuti in varie città d’Italia. Prima a Firenze, poi Bologna e in ultimo a Genova, la città già scossa dalle vicende del G8 del 2001.

Emblematico lo scontro tra i partecipanti ad un corteo di antagonisti e quelli presenti ad un comizio elettorale di Casa Pound. In mezzo, tra contestatori e neo fascisti, i reparti mobili della Polizia e della Celere in assetto antisommossa.

I poliziotti, attaccati dagli antagonisti con il lancio di pietre e di bottiglie molotov, hanno risposto con cariche e picchiato anche un giornalista di Repubblica, salvato da un dirigente della Questura, ferito a due dita della mano e con una costola fratturata mentre era caduto già a terra.

Purtroppo, molti poliziotti, spesso si tratta solo di ragazzi, sono caricati di troppe responsabilità che loro non sempre riescono a gestire nel migliore dei modi. Quando sono attaccati violentemente, come è successo a Bologna e Genova, reagiscono andando al di là dei loro compiti istituzionali, come nel caso del collega di Repubblica.

In definitiva, e fino a prova contraria, è legittimo il dissenso manifestato in modo urbano in tutte le occasioni. E’ necessario, però, che nel corso delle manifestazioni pubbliche, la violenza sia bandita sia tra i manifestanti, sia tra le forze dell’ordine per non provocare ulteriori conflitti dannosi per tutti noi, soprattutto per la democrazia del nostro paese.

Giuseppe Careri