Tra apologia del fascismo e l’espressione di un dissenso

Tra apologia del fascismo e l’espressione di un dissenso

“Non sei benvenuto” c’era scritto sullo striscione appeso al balcone del secondo piano di una palazzina di Brembate nel bergamasco; il lenzuolo con la scritta è rivolto contro il Ministro dell’Interno Salvini in procinto di tenere un comizio elettorale.

“L’offesa” per il servizio d’ordine è ritenuta talmente grave da costringere i vigili del fuoco, su richiesta della Questura, a utilizzare una gru per togliere alla vista dei presenti e di Salvini lo striscione irriverente.

Alla richiesta di chiarimenti del Sindaco Gori su chi avesse autorizzato i pompieri a togliere lo striscione, il Questore ha dichiarato che la richiesta è venuta da “molto in alto”.

L’intervento dei vigili con la gru, avvenuta solo pochi giorni fa, si era reso necessario per individuare gli autori del gesto, in quanto l’appartamento era disabitato per la morte della proprietaria.

Per la verità, in diverse città sono comparso tanti altri manifesti e scritte di semplice dissenso dei cittadini contro il “Capitano”, come lo chiamano affettuosamente i suoi uomini, pronti ad impedire qualsiasi manifestazione contro Salvini in occasione dei numerosi comizi del Segretario della Lega.

Ormai c’è un sistema di controllo “poliziesco” del servizio d’ordine e della sua scorta al punto di arrivare al sequestro dei telefonini dei cittadini comuni che “osano dissentire” dal Ministro dell’Interno e Vice Presidente del Consiglio.

Ben più grave del dissenso civile, invece, è lo striscione mostrato da 22 ultrà fascisti e irriducibili della Lazio il giorno prima della festa della Repubblica a Corso Buone Aires a Milano.

“ONORE A BENITO MUSSOLINI” c’era scritto nello striscione srotolato dagli ultrà fascisti a poche decine di metri da piazzale Loreto dove nel 1945 furono esposti, appesi per i piedi, il cadavere di Mussolini e di Claretta Petacci. Non solo. Oltre lo striscione inneggiante al Duce, la retorica ribadita più volte con il “Presente” e con il saluto fascista, in contrasto con le leggi di Scelba del 1952 e di Mancino del 1993.

L’escalation della violenza e della sopraffazione in prossimità delle elezioni europee diventa sempre più intollerante da parte di una formazione fascista, quella Casa Pound, impegnata a impedire con la violenza, la permanenza di una famiglia rom assegnataria regolare di un appartamento a Casal Bruciato a Roma.

In quel caso si è giunti alla minaccia di stupro e all’espressione di numerose violenze verbali contenute a mala pena dalla presenza dagli agenti di Polizia e della Sindaca di Roma, Virginia Raggi.

La vicinanza della Lega a Casa Pound e al Movimento fascista di Forza Nuova sfocia sembra avvalorare in raid razzisti e le violenze fisiche contro degli ultimi, dei diseredati, soprattutto, contro i migranti, prima di ogni altro.

Occorre vigilare, prima che sia troppo tardi. “La stagione che stiamo vivendo ci impone non un cambio di natura ma un cambio di passo, tenuto conto che è l’idea stessa di democrazia a venire messa in discussione da forze politiche e gruppi ai confini della legalità”. Lo scrive su Repubblica il Direttore Carlo Verdelli rivendicando il ruolo dell’informazione e la necessità della riscoperta di un tempo del coraggio da parte di ciascuno di ognuno di noi nel vigilare e denunciare.

E’ giunto il momento, ormai non più procrastinabile, del rispetto delle regole, della legalità e, soprattutto, dell’osservanza dei principi costituzionali alla base della nostra democrazia, sempre più in pericolo.

In questi giorni, però, dopo la denuncia della Sindaca Appendino e del Presidente Chiamparino, è stata estromessa dalla fiera del libro di Torino una piccola casa editrice, la Altoforte, vicina a Casa Pound, colpevole di presentare un’intervista a Salvini.  “E’ censura”, dichiara subito il Segretario della Lega, nonché Vicepresidente del Consiglio.

L’episodio dell’estromissione della Casa Editrice Altoforte, sconosciuta fino ad oggi alla maggioranza dei cittadini, ha avuto solo l’effetto di provocare l’emergere di diverse opinioni, contrastanti l’una con le altre.

Certo, se si fa apologia del fascismo è giusto che vengano perseguiti i responsabili dalle nostre leggi e dalla Magistratura. Ma la censura e la cancellazione di uno spazio in una fiera di un ente culturale sono un’altra storia. A mio parere un errore, nel caso della Fiera di Torino.

E’ importante, infatti, ricordare un dialogo di tanti anni fa, pubblicato sul Foglio, tra Vittorio Foa, Senatore socialista, partigiano del Partito di Azione, e Giorgio Pisanò, Repubblichino e fascista fino alla fine, eletto al Senato dopo la liberazione: Pisanò incontrando Vittorio Foa gli disse: “Ci siamo combattuti da fonti contrapposti, ognuno con onore, possiamo darci la mano; Vittorio Foa rispose: “Abbiamo vinto noi e sei diventato senatore; se aveste vinto voi io sarei morto in galera”. Ma si parlarono!

Giuseppe Careri