Le morti sul lavoro. Le chiamano ” bianche”, ma sono terribili i 1.200 caduti l’anno in Italia

Le morti sul lavoro. Le chiamano ” bianche”, ma sono terribili i 1.200 caduti l’anno in Italia

Incidenti sul lavoro: in Italia muoiono in media tre persone al giorno. Gli ultimi, in ordine di tempo, sono due operai morti in un cantiere di Lucca a causa del braccio della gru che si spezza facendoli precipitare al suolo. A Bergamo muore un uomo per arresto cardiaco a causa di un “bancale” precipitatogli addosso.

L’Inail ha recentemente pubblicato i dati provvisori sugli infortuni e sulle morti sul lavoro. Nei primi sette mesi del 2017 sono deceduti 529 operai, 29 in più dello stesso periodo dell’anno precedente. A livello territoriale le denunce per infortunio pervenute all’Inail sono aumentate maggiormente al nord con 5800 casi in più rispetto ai pochi infortuni nel centro Italia e a una leggera diminuzione al sud e alle isole.

La Lombardia detiene il primato del maggior numero di infortuni sul lavoro, seguita dall’Emilia Romagna; la Puglia e la Sicilia registrano, invece, una diminuzione degli incidenti sul lavoro. Secondo l’Organizzazione Internazionale del lavoro, in Italia avvengono in media oltre un milioni di infortuni sul lavoro, con oltre 1200 morti l’anno.

Sono cifre spaventose non riscontrabili in altri paesi moderni. Secondo Eurostat, infatti, l’Italia è maglia nera rispetto a Francia, Gran Bretagna, Spagna, Austria. Gli “omicidi sul lavoro”, come erano denominati negli anni ‘50 e ’60, avevano richiamato all’epoca l’attenzione dei governi per impedire ulteriori tragedie nel mondo del lavoro.

La Costituzione Italiana, nata il 1 gennaio del 1948, si distingueva  per un’attenzione particolare al mondo sociale e a quello del lavoro. Non a caso,  nel primo articolo, vi è scritto: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”. Concetti ribaditi in altri articoli della Costituzione, il 32; e poi l’art. 35 sulla tutela del lavoro in tutte le sue forme. Successivamente, alla firma del trattato di Roma del 1957  l’attenzione dell’Europa è “volta ad assicurare  una elevata qualità dei cittadini europei e l’interesse a ridurre l’enorme costo sociale degli infortuni”.

Da quei lontani anni tutti i governi europei hanno tenuto in alta considerazione la classe operaia e la tutela dei loro diritti. In Italia, le lotte sindacali del 1969 per il rinnovo dei contratti di lavoro e la tutela dei lavoratori tengono in conto oltre il salario, anche la sicurezza degli operai e di tutti coloro impegnati in attività rischiose.

Viene approvato quindi lo Statuto dei Lavoratori con la legge del 20 maggio 1970, n. 300, fermamente voluto dalle confederazioni sindacali e dal Ministro del lavoro Giacomo Brodolini. “I lavoratori, mediante loro rappresentanze, hanno diritto di controllare l’applicazione delle norme per la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali e di promuovere la ricerca, l’elaborazione e l’attuazione di tutte le misure idonee a tutelare la loro salute e la loro integrità fisica”.

 Lo Statuto dei lavoratori è stato un grande passo avanti nella concertazione tra Governo, sindacati e aziende anche per la tutela della sicurezza degli operai e di tutti i lavoratori impegnati quotidianamente nell’industria e nell’artigianato.

Il decreto legislativo 81 del 2008 perfeziona la normativa degli ultimi 50 anni in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Introduce sanzioni penali per chi trasgredisce le norme; determina la responsabilità delle ditte appaltatrici. Infine, prevede la sospensione delle attività delle aziende che non rispettino il testo unico.

Malgrado le numerose leggi emanate in tema di sicurezza del lavoro, però, continuano le morti bianche. Morti che riguardano la mancata osservanza delle norme di sicurezza, il lavoro nero assegnato ad operai non specializzati, a manovali privi di qualunque cognizione sui rischi e sui pericoli; infine la mancanza di ispezioni per far rispettare finalmente le norme approvate per la salvaguardia della persona.

Sono ancora troppe le “morti bianche” per incuria, menefreghismo, sete di denaro, appalti al ribasso. Le leggi per tutelare i lavoratori ci sono; sono forse anche troppe; ma per farle rispettare occorrono più controlli severi e continui da parte di ispettori “terzi”, possibilmente non compiacenti agli imprenditori senza scrupoli e, soprattutto, non corruttibili come spesso è accaduto e accade ancora oggi nel nostro bistrattato paese.

Giuseppe Careri