Tutti connessi, ma più soli nel mondo globalizzato – di Giuseppe Careri

Tutti connessi, ma più soli nel mondo globalizzato  – di Giuseppe Careri

Siamo tutti connessi! Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto del giorno e della notte. Viviamo in una società definita “Società d’Informazione” condizionata dai sistemi informativi e della comunicazione.

E’ il tempo della globalizzazione, delle notizie trasmesse in tempo reale. La TV consente ormai collegamenti in ogni angolo della terra. E’ una Società interdisciplinare che comunica con mezzi sempre più tecnologicamente sofisticati.

 ”Da ciò che è microscopico fino al cielo, tutto verrà captato, messo in rete e archiviato” scrive Gordon Bell, un ingegnere esperto di computer. Infatti, ognuno di noi riceve notizie ininterrottamente da Tv, giornali, Web; sugli avvenimenti degli ultimi istanti, sullo sbarco di immigrati sulle nostre coste, di un terremoto, un alluvione, un incendio, un delitto, una strage compiuta da terroristi.

Siamo “inondati”, è proprio il caso di dire, dalla bomba d’acqua caduta su Livorno che ha causato la morte di 8 persone, dal presunto stupro di due carabinieri su due ragazze americane, sugli allagamenti che regolarmente investono la città di Roma.

Il professore di Harvard, Cass Sunstein, sul suo libro “Repubblic.com” scrive: “Le nuove tecnologie, tra le quali internet, hanno un posto di rilievo, stanno notevolmente incrementando la predisposizione delle persone ad ascoltare l’eco della propria voce e a isolarsi dagli altri”.

Non a caso lo scrittore coreano Byung–Chul Han nel suo libro di visioni del digitale scrive “dell’illusione di stare con la massa, mentre in realtà si agisce in solitudine, anche se si respira apparentemente un atmosfera di felicità quando si è connessi”:

Alla società d’informazione si aggiunge, quindi, un’epoca di incomunicabilità visibile ad occhio nudo. Nelle coppie al ristorante “armati” di smartphone, nei mezzi pubblici, per strada, nei condomini dove ci si saluta appena. In un residence elegante di una cittadina di mare, diverse famiglie hanno montato tende nei loro balconi per impedire la visione del loro terrazzo ad altre famiglie di fronte a loro.

Sulle innovazioni tecnologiche, il grande Sociologo Zigmunt Bauman su Modernità Liquida scrive: “Siamo costantemente controllati, messi alla prova, valutati, nei più piccoli dettagli della vita quotidiana. E il paradosso è che siamo proprio noi a fornire il più grande volume d’informazioni personali, caricando contenuti sul social network, usando la nostra carta di credito, facendo acquisti e ricerche on line”.

Siamo ormai alla soglia dal rifiuto di condividere un aspetto della nostra vita di ogni giorno con altri individui a loro volta rassegnati nello stesso modo. C’è ormai diffidenza verso l’altro, a volte paura, chiunque esso sia. E’ l’incomunicabilità rappresentata magistralmente da Michelangelo Antonioni nella sua trilogia cinematografica in bianco e nero degli anni sessanta: l’avventura, la notte, l’eclisse, interpretati da Monica Vitti, sua compagna nella vita.

I grandi mezzi d’informazione ci raccontano tutti i giorni i grandi avvenimenti accaduti in Italia e nel mondo. Nel bene e nel male. Peraltro, è un diritto dei cittadini, certificato dalla Costituzione, essere informati. Infatti, la conoscenza è l’elemento essenziale per ogni individuo di utilizzarla al meglio per la propria vita e per quella del proprio paese.

I “mali” del mondo, però, sono spesso prevalenti rispetto alla bontà del genere umano e alla democrazia. Impressiona sapere della costruzione del muro lungo il confine tra Stati Uniti e Messico voluto dal nuovo Presidente Trump per impedire gli ingressi di immigrati. Così pure quelli di paesi europei ostinati a non accogliere i rifugiati. Fortunatamente, in loro difesa, si alza su tutti la voce di Papa Francesco che afferma: “costruire ponti, abbattere i muri, integrare la diversità, promuovere la cultura dell’incontrarsi, del dialogo e dell’ascolto”.  

Ecco, le nuove tecnologie dovrebbero aiutarci a comprendere meglio i conflitti, le sciagure, gli atti di terrorismo; i politici, a loro volta, devono impegnarsi nei loro discorsi televisivi, nei loro twitter, nei social, a chiarire meglio le loro intenzioni, i loro programmi per aumentare la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica di una società civile.

E’ uno sforzo per aiutare e abituare uomini e donne al dialogo e non al disprezzo e all’isolamento di ognuno di noi. In questo atteggiamento di incomunicabilità che stiamo attraversando, c’è il rischio che, secondo l’ingegner Gordon Bell “un giorno le case non avranno finestre, e non avrà più importanza dove sorgono fisicamente: gli schermi alle pareti ci mostreranno  già tutto quello che vogliamo vedere”.

Oggi per fortuna tutti noi abbiamo le finestre. Purtroppo, troppo spesso, le teniamo chiuse per rimanere desolatamente soli con noi stessi.

Giuseppe Careri