Riforma della Costituzione… con politici che non cambiano mai

Riforma della Costituzione… con politici che non cambiano mai

Fortuna che tutte le competizioni terrene finiscono, anche quelle sulla riforma della Costituzione. Per sette mesi abbiamo assistito, nostro malgrado, a dibatti televisivi sul Referendum dove le accuse e le offese hanno prevalso di gran lunga sulle ragioni del cambiamento della Costituzione. Il  merito maggiore del Referendum del 4 dicembre sulla Riforma della Costituzione è stato la forte affluenza dei cittadini ed essere arrivati a un risultato definitivo vinto nettamente dai sostenitori del No con il 59.7 contro il 40 ,3% del fronte del Si.

Sonora sconfitta, dunque, del Pd ma soprattutto del Presidente del Consiglio Renzi che nella dichiarazione rilasciate alla stampa subito dopo i risultati del voto ha ammesso, con un groppo alla gola, l’insuccesso della sua proposta e annunciato che il giorno successivo avrebbe rimesso il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica Mattarella.

Sconforto, quindi, nella maggioranza del Pd, euforia trattenuta dalla minoranza del partito. Dichiarazioni soddisfatte del centro destra, di Berlusconi che attribuisce alla sua persona il successo del No, di Salvini della Lega e di Meloni di Fratelli d’Italia che reclamano immediate elezioni  politiche per mandare a casa definitivamente il loro avversario. Successo e grande soddisfazione della campagna per il No anche per l’ex “rottamato” Massimo D’Alema che i giornalisti di Tv e quotidiani hanno ricominciato a intervistare dopo averlo ignorato in questi due anni di governo Renzi. La prima e lunga apparizione è avvenuta alla Rete tre intervistato da Bianca Berlinguer nel suo programma pomeridiano dal titolo “Carta Bianca”.

Euforia contenuta nel movimento 5 stelle dove Grillo dichiara: il trenino è partito, alludendo alla conquista grillina della maggioranza del paese nelle prossime elezioni politiche.

Delusione e lacrime, invece, per Maria Elena Boschi, una delle principali artefici della Riforma Costituzionale insieme al Presidente del Consiglio.

Tutto chiaro, dunque? In realtà siamo di fronte a una grande incertezza sulle sorti del Governo e sulle successive mosse che saranno comunque principalmente nelle mani del Presidente della Repubblica.

La prima sorpresa di Mattarella è stata quella di congelare le dimissioni di Renzi fino all’approvazione della legge di bilancio che deve essere votata dal Senato in tempi brevi.

Nel frattempo, nei talk televisivi sono ricominciate le risse, le accuse, in alcuni casi l’arroganza tra i politici dei due schieramenti, malgrado il risultato del Referendum sia stato così netto. Si ha l’impressione, insomma, che saranno mesi dai “lunghi coltelli” tra gli opposti schieramenti, dalla voglia di conquistare di nuovo “la poltrona” a quella di non volerla lasciare a tutti i costi.

Un’altra sorpresa è venuta durante la trasmissione in prima serata della rete 1 dove, soprattutto per spirito di rivalsa, il Ministro dell’Interno Alfano e  il capogruppo del PD Rosato hanno proposto di andare alle prossime elezioni politiche il più presto possibile, sia pure con due leggi elettorali diverse, maggioritaria con l’Italicum alla Camera, e Proporzionale per il Senato. Viene proprio da chiedersi se la maggioranza governativa ha fatto tesero della lezione giunta dall’esito del referendum.

La stessa proposta, a nostro parere assurda, della Lega di Matteo Salvini e della Meloni di Fratelli D’Italia, mentre la Bernini, Deputata di Forza Italia è ancora indecisa sul da farsi per ottenere il massimo vantaggio elettorale dalla prossima elezione politica.

Il buon senso è arrivato solo dagli economisti, in particolare dal Prof. Giavazzi che ha invitato i politici a non sottovalutare l’enorme debito pubblico italiano perché è possibile che a partire dalla prossima estate i tassi d’interesse potrebbero non più essere quelli dello zero, con conseguenze inimmaginabili per la nostra economia.

Infine, è stato confortante ascoltare Speranza, della Sinistra del Pd, che ha sottolineato l’assurdità di andare subito alle prossime elezioni con due leggi elettorali differenti e criticando anche questa voglia di rivincita della maggioranza del Pd di andare subito alle elezioni politiche. Ha ricordato, alla maggioranza del PD, il referendum del 1985 sulla scala mobile proposto dal partito comunista e vinto invece dai socialisti di Bettino Craxi.

Alle successive elezioni politiche, il partito di sinistra che aveva avuto circa il 45% dei voti nel referendum, passò al 27% dei voti.

Avevamo scritto in un precedente articolo che, terminato il referendum, sarebbe accaduto che i nostri politici avrebbero continuato con le accuse reciproche e con offese personali, come accaduto anche ieri durante la trasmissione della rete 1.

E’ il caso di dire che, purtroppo,  non si finisce mai d’imparare!

Giuseppe Careri