Fidel Castro: morto l’ultimo dei rivoluzionari

Fidel Castro: morto l’ultimo dei rivoluzionari

E’ morto l’ultimo dei “revoluzionarios”. Il Rivoluzionario se ne è andato! Fidel Castro, 90 anni compiuti lo scorso agosto, è morto.

Se, come diceva lui “nessun vero rivoluzionario muore invano”, anche lui non è morto invano, al di la di qualsiasi opinione. Perché lui una rivoluzione a Cuba l’ha fatta davvero, ed è rimasto indiscusso comandante supremo, alla guida del suo paese non abbandonandolo comunque mai. E’ diventato, così, il più ” longevo” dei “dittatori” in tutto il mondo.

Fidel Castro era rivoluzionario nell’animo, da sempre, anche se il giovane idealista, in grado di far infiammare gli animi dei suoi compatrioti, capace di farsi seguire nelle scelte più dure e difficili, inseguendo il sogno di una Cuba libera dalla tirannia, strada facendo ha lasciato il posto, durante l’oltre mezzo secolo trascorso alla guida del paese, ad un rivoluzionario che, a causa dell’età, ultimamente sperava di combattere almeno “come un soldato delle idee.”

E’ strano dire addio a questo “ribelle” di altri tempi, sembra di dover raccontare di un mondo passato, così distante da quello che ci circonda, e che viene raccontato quotidianamente.

Non solo perché è passato più di mezzo secolo o perché le immagini che ci raccontano di lui, del tempo della rivoluzione, sono maggiormente in bianco e nero.  Basti pensare che oggi il 70% dei cubani è nato dopo la rivoluzione di Fidel.

Oggi ci sono numerose rivolte, che poi degenerano in guerre sanguinosissime, in molti paesi, e ci sono i terroristi, i ribelli kamikaze, cellule dormienti, i seguaci di qualche gruppo più o meno organizzato, potente, senza scrupoli od ideali, pronti a tutto, ma non c’è una figura di            “ rivoluzionario”, forse spinto da ideali più “etici”che economici come, in un primo momento, apparivano Fidel Castro e i suoi fedelissimi.

Adesso, di quel gruppo di giovani rivoluzionari animosi, tra i quali c’era anche Che Guevara, rimane solo Raul Castro, fratello di Fidel, che alla guida del paese dal 2008, sta cercando di risollevare le sorti dell’isola di Cuba, continuando quella lenta politica di apertura voluta negli anni da Fidel.

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Fidel Castro è stato il simbolo della rivoluzione socialista per l’America Latina tutta.  In un periodo in cui vari paesi del sud America erano in agitazione contro i governi e i  politici di allora,

il Lidér Maximo, come fu chiamato dai cubani, cambiò in realtà la sua politica dal socialismo al comunismo nel corso degli anni. Tra i dirigenti al potere dopo la rivoluzione, Fidel Castro non era il più totalitario, come invece era sicuramente Che Guevara, allontanato poi proprio per questo.

Eppure è stato il primo politico, in occidente, a trasformare il proprio piccolo paese in uno stato dittatoriale comunista.

Impresa non da poco, per lui, se si considera la vicinanza di Cuba  agli Stati Uniti, il paese per eccellenza più anti comunista al mondo.

Cuba e Stati Uniti sono ideologicamente agli antipodi, e Castro voleva un paese libero, non solo come nazione, visto che per secoli l’isola era sempre stata sotto i coloni o i protettorati, ma anche libero dall’appiattimento del pensiero che porta all’omologazione di un mondo dove prevale l’imperialismo economico, e il consumismo.

Le personalità come quella di Fidel Castro hanno sempre sostenitori e detrattori e si espongono a valutazioni e giudizi controversi.

Nel caso di Castro alcuni hanno denunciato il mancato rispetto dei diritti umani, altri lo ritenevano il liberatore dall’imperialismo, il segreto della sua lunga permanenza al potere, per alcuni era dovuto ai suoi metodi duri e repressivi, per altri all’apprezzamento, da parte delle masse, del miglioramento delle loro condizioni di vita. Certo è che i suoi connazionali non hanno mai cercato di destabilizzarlo e non ci sono stati tentativi di destituirlo.

Gli Stati Uniti hanno invece tentato infinite volte di uccidere Fidel Castro. La Cia sembra abbia organizzato 638 attentati contro Castro; ben 192 solo durante la Presidenza di Reagan.

Fidel Alejandro Castro Ruz era nato a Bìran nella Cuba meridionale, nell’agosto del 1926. I suoi genitori erano di origine spagnola, il padre era emigrato a Cuba e, possidente terriero benestante, coltivava canna da zucchero con successo.

Nato in una famiglia numerosa, anche Fidel Castro ebbe molti figli, nove per l’esattezza, e si sposò due volte.

Il padre volle che Fidel ricevesse un’educazione cattolica. Infatti cominciò gli studi presso un collegio religioso di Santiago di Cuba, e proseguì poi quelli superiori nel prestigioso liceo cattolico dei Gesuiti a l’Havana, la città dove  poi frequentò l’università e si laureò in giurisprudenza.

La Cuba in cui Fidel si trovava a vivere da studente universitario, era un paese che aveva già affrontato una rivoluzione nel 1933, contro il regime di Machado, senza però raggiungere i risultati sperati.

Come spesso accade, è durante gli anni in cui si frequenta l’università, che grazie al confronto e alla discussione fra coetanei, alcuni animi, forse più predisposti o illuminati, si infervorano e si impegnano per “cambiare il mondo”.

Fu così che Fidel Castro idealista, ribelle, coraggioso e determinato, sempre pronto a coinvolgersi laddove c’era una lotta in nome di libertà o speranza di cambiamento per una giustizia sociale, cominciò a partecipare come volontario, con altri studenti, a “rivoluzioni” estranee al suo paese.

Nel 1947 era insieme a degli esuli domenicani ed alcuni cubani che, senza successo,cercarono di destituire il generale Trujillo a Santo Domingo. Partecipò anche ai disordini di piazza a Bogotà in Colombia.

Come capo degli studenti si impegnò molto, recandosi in vari paesi sudamericani, non solo in Colombia, ma anche a Panama e Venezuela, per contribuire all’organizzazione di un congresso antimperialista in rappresentanza di tutta l’America Latina. Nonostante il suo impegno nelle varie contestazioni e rivolte, a 24 anni si laurea in legge e comincia a praticare.

Siccome nell’anima del rivoluzionario “ il peggior dei sacrilegi è il ristagno dei pensieri”, Fidel entrò a far parte del partito politico riformista chiamato Ortodoxos, Partito del Popolo Cubano, per impegnarsi per il suo paese soprattutto contro la corruzione politica, che allora come oggi è una piaga per ogni popolo.

Riuscì a distinguersi  tanto che venne scelto come candidato per il seggio in parlamento, per il distretto di Havana, per le elezioni del 1952.

Ma gli Stati Uniti appoggiarono e aiutarono l’ex presidente cubano , Fulgencio Batista che rovesciò il governo  con un colpo di stato, prima delle elezioni, sostituendosi così, al presidente in carica Carlos Prìo Socarràs.

Castro, quindi,  non ebbe modo di presentarsi a nessuna elezione, e non potendo provare a cambiare la situazione di Cuba rispettando la legalità, organizzò con altri temerari, una rivoluzione contro Batista.

Cuba allora era “protetta” dagli Stati Uniti, che avevano non pochi interessi economici sull’isola, e sotto la guida complice del generale Batista era diventata “isola del piacere”, della prostituzione, della corruzione e del malaffare.

Nella trasformazione soprattutto morale, e nel degrado della sua patria, Fidel vedeva la responsabilità degli Stati Uniti.

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Alla guida di centosessanta uomini, armati alla meglio, Castro, che aveva 27 anni, tentò di assaltare un simbolo del potere,  la caserma Moncada a Santiago di Cuba con l’idea di provocare una rivolta popolare. L’impresa fu un totale fallimento, morirono molti uomini e altri furono arrestati fra i quali anche i fratelli Castro, Fidel e Raul.

Durante il processo Fidel Castro si difese da solo, nel tentativo di spiegare la loro impresa fece un’arringa appassionata, “i politici spendono milioni per comprare le coscienze, laddove un pugno di cubani  che voleva salvare l’onore del proprio paese, ha dovuto affrontare la morte a mani nude per mancanza di fondi” significativa e celebre la sua  affermazione“condannatemi pure, non importa,  la storia mi assolverà”.

Però in quell’occasione  fu condannato a 15 anni, anche se ne scontò pochi, con Raul infatti fu rilasciato grazie ad una amnistia.

Nei due anni successivi, dal Messico, riorganizzò la rivolta contro la dittatura di Batista, tornò con altri 81 guerriglieri a Cuba per dirigere i ribelli che combattevano ormai dovunque sull’isola.

Castro ottenne la sua vittoria il primo gennaio del 1959, quando Batista fuggì dall’isola, e fu fondata la Repubblica Socialista di Cuba.

Fidel Castro fu dapprima capo delle forze armate, poi capo del Governo, ricoprì l’incarico di presidente del Consiglio di Stato e del Consiglio dei ministri, e segretario del Partito Comunista Cubano.

Batista lascia un paese in gravi difficoltà: Cuba è in preda alla corruzione, alla prostituzione, con un debito pubblico astronomico per le possibilità della isola, fra la popolazione c’era un alto tasso di povertà, analfabetismo, malattia.

Le riforme avviate da Fidel  provocarono grande preoccupazione negli Stati Uniti che temevano conseguenze su i loro interessi economici sull’isola. Non certo la campagna che ridusse drasticamente l’analfabetismo, portando Cuba al primo posto fra i paesi del Sud America per scolarizzazione. Nemmeno l’alto livello di sanità pubblica impensieriva gli Stati Uniti, ma la nuova politica agraria impostata da Fidel

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Numerose sono le sue frasi passate alla storia tra cui spicca : “il rivoluzionario crede nell’uomo, negli esseri umani. Chi non crede negli esseri umani non è un rivoluzionario”.

Qualunque sia il punto di vista, non si può negare la sua personalità non comune: un idealista rivoluzionario che, però, strada facendo si è, come ovvio, scontrato con  una realtà non immaginabile e difficile da governare solo con l’idealismo.

Lucilla Verticchio