8 marzo: festa della donna. Necessario andare oltre la retorica – di Edoardo Matteo Infante

8 marzo: festa della donna. Necessario andare oltre la retorica   – di Edoardo Matteo Infante

Travolti anche dalla solita ondata di retorica in occasione dell’8 marzo, giorno mondiale della festa della donna. Televisioni, radio e giornali ci hanno inondato di molti soliti luoghi comuni che, da decenni,  siamo soliti dire ed ascoltare come una litania legata ad un obbligo da perpetuare con un’enfasi particolarmente celebrativa.

Eppure, la condizione della donna in gran parte del mondo è ancora tutta da riconsiderare e non consente tanta retorica e tanta celebrazione. Così come non autorizza a rimanere più solamente su  un piano di mera denuncia formale senza che ad essa seguano interventi concreti.

Di sicuro non consente di ignorare i veri aspetti che influenzano la condizione femminile a livello planetario e che la fa definire come una delle questioni  irrisolte dalla storia contemporanea.

Proprio in occasione dell’8 marzo l’Ilo, l’Organizzazione internazionale del lavoro, ricorda che in molte regioni del mondo le donne rimangono più facilmente disoccupate di quanto non accada agli uomini e che sono costrette molto più degli appartenenti all’altro sesso ad accontentarsi di attività meno qualificate e peggio remunerate.

Secondo l’Ilo,  che ha esaminato la situazione di 178 paesi, le donne lavorano nella media  più ore al giorno rispetto agli uomini,  indipendentemente dal livello di retribuzione dell’attività lavorativa.

Una ulteriore conferma del fatto che molti sono gli ostacoli ancora presenti sul cammino in diretto verso un’autentica  parità nel mondo del lavoro in tante zone del mondo e che i progressi restano ancora molto lenti in altre.

La Russia è ancora una volta la prima in classifica tra i paesi con la più alta percentuale di donne in ruoli di vertice nel business, seguita dalle Filippine e dalla Lituania. Ultimo il Giappone che, ancora quest’anno, riserva solamente il  7% dei posti dirigenti alle componenti del cosiddetto gentil sesso.

Le donne, dunque, hanno visto solo “miglioramenti marginali” delle loro posizioni nel mondo del lavoro negli ultimi 20 anni, con un tasso di crescita di appena lo 0,6 % rispetto al 1995.

Insomma, non si può proprio dire che la discriminazione a danno delle donne in campo lavorativo sia stata superata.

C’è da chiedersi, allora, se più che un 8 marzo di retorica non possa essere il caso di trasformarlo in un giorno in cui istituzioni e società civile si impegnino veramente per introdurre norme utili a raggiungere un’autentica uguaglianza sul lavoro tra tutti gli esseri umani.

Edoardo Matteo Infante