Londra: i paesi donatori trovano 10 miliardi di $ per la Siria, mentre si blocca la conferenza di pace

Londra: i paesi donatori trovano 10 miliardi di $ per la Siria, mentre si blocca la conferenza di pace

Si sono riuniti a Londra i rappresentanti di decine di paesi donatori disposti a far confluire fondi per circa 10 miliardi di dollari per aiutare le popolazioni siriane coinvolte nel conflitto civile che insanguina il paese mediorientale da cinque anni.

Secondo quanto ha annunciato il Primo ministro britannico, David Cameron, gran parte di questi fondi saranno destinati ad assicurare aiuti di base come cibo e medicine per una popolazione veramente martoriata composta da circa nove milioni di persone costrette a lasciare le loro case, mentre oltre 250 mila sono quelle che si ritiene abbiano perso la vita per i furiosi scontri e bombardamenti che hanno detto letteralmente distrutto intere città, incluso parti importanti della stessa capitale Damasco.

I paesi donator hanno anche il problema di fornire l’assistenza ai 4,6 milioni di rifugiati nei paesi confinanti, soprattutto Turchia, Libano e Giordani in sono scappati negli ultimi anni.

L’ultimo ingente gruppo di profughi e segnalato in fuga dopo i recentissimi combattimenti avvenuti a ridosso della città di Aleppo dove le forze governative stanno registrando importanti succesi riconquistando ampie aree perdute, anche grazie al sostegno dei bombardamenti degli alleati russi.

Il primo ministro turco Ahmet Davutoglu ha comunicato che circa 70.000 siriani si stanno dirigendo verso il confine della Turchia.

L’incontro londinese dei paesi è coinciso con l’annuncio che l’ONU ha sospeso i colloqui di pace sulla Siria, in realtà neppure decollati, avviati a Ginevra a causa dell’assoluta mancanza di progressi  nel corso della settimana durante la quale le parti, comunque, non si sono neppure incontrate tra di loro.

L’opposizione al regime siriano, in particolare quella sostenuta dall’Arabia Saudita, già non aveva alcuna voglia di partecipare e lo ha fatto solo per le decise insistenze degli Stati Uniti e così negli ultimi giorni insisteva particolarmente con la condizione che fossero sospesi i bombardamenti russo siriani e tolto l’assedio organizzato dall’esercito di Bashar al Assad intorno a città e villaggi caduti in mano ai ribelli.

Nelle ultime ore, poi, la polemica è diventata ancora più aspra dopo che l’esercito di Damasco è riuscito a tagliare i collegamenti tra la Turchia e le milizie ribelli che controllavano gran parte della regione di Aleppo, la seconda città più importante del Paese, dopo Damasco.

In precedenza, le truppe governative, anche in questo caso grazie al sostegno dei bombardieri russi, sono riuscite a riguadagnare una buona parte di territorio al sud, nei pressi delle alture del Golan, oggi sotto il controllo di Israele, e verso il confine con la Giordania.

Questi importanti successi, che rovesciano la tendenza degli ultimi anni di guerra, non sono stati affatto graditi dai ribelli che chiedono ai loro rappresentanti a Ginevra di abbandonare la trattativa.

Adesso la situazione è giunta ad un punto di stallo e si deve solo sperare che si tratti di una sosta temporanea e non dell’ennesimo fallimento dei tentativi di trovare una soluzione a cinque anni di sanguinoso conflitto civile.