Pronto sbarco in Libia? Secondo fonti israeliane coinvolti anche militari italiani

Pronto sbarco in Libia? Secondo fonti israeliane coinvolti anche militari italiani

Abbiamo inviato in queste ore truppe speciali anche noi italiani in Libia? Secondo delle fonti israeliane sì. Si tratterebbe di un contributo alla formazione di un contingente internazionale basato a Tobruk, assieme a soldati degli Stati Uniti, Russi e francesi.

L’obiettivo è quello creare sul terreno un fronte anti-terrorismo in Libia contro l’Isis, o Daesh, che starebbe dando vita ad un vero e proprio centro di comando in Libia per gestire le proprie operazioni del nord Africa e nell’intero Continente nero.

L’invio del contingente militare russo occidentale farebbe seguito al cambio di strategia avviata dal Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, fin dallo scorso settembre, quando la lotta contro il Califfato islamico in Siria  e in Iraq si è sicuramente fatta più determinata da parte della coalizione occidentale e dei paesi del Golfo e la Russia è entrata decisamente in scena con un sostegno diretto al regime di Damasco.

Seguirebbe anche le ripetute recenti dichiarazioni dei vertici militari statunitensi sulla possibilità che si effettui quell’intervento di terra richiesto da più parti, visto che i bombardamenti aerei hanno, sì, creato problemi agli islamisti del Daesh, ma non li hanno certo sradicati come sarebbe stato necessario.

Anche in Libia, se le notizie di queste ore saranno confermate ufficialmente, Obama realizza un’alleanza di fatto con la Russia per combattere le milizie terroristiche.

Si tratta di un rapporto poco gradito ad alleati storici degli americani come Arabia Saudita, Francia e Regno Unito, ma che ha il grande vantaggio per l’amministrazione Usa di limitare il costo del proprio coinvolgimento e ridurre il rischio di ritrovarsi di fronte a più gravi perdite di giovani americani, cosa difficile da giustificare dopo la decisione di Obama di portare a casa i “ragazzi” dall’Afghanistam e dall’Iraq.

L’alleanza con la Russia, inoltre, limita oggettivamente il ruolo giocato dall’Iran, già incombente nel conflitto in Siria, con il forte sostegno assicurato alle milizie sciite libanesi degli Hezbollahe, con l’invio di istruttori per il vacillante esercito di Bashar al- Assad e con l’organizzazione di combattenti sciiti afghani, pronti a raggiungere il fronte siriano aperto contro l’Isis e gli altri sunniti contrari all’attuale governo di Damasco e, al tempo stesso, ostili al Califfato.

Nel caso della Libia, la collaborazione con la Russia può essere inoltre ben vista dal presidente egiziano Sisi che dal Cairo segue con particolare attenzione quello che i terroristi islamisti stanno organizzando nel Paese confinante. Il generale Sisi, impegnato in patria sia contro islamismo politico- sociale dei Fratelli musulmani, sia quello terroristico del Daesh, da tempo cerca di trovare un suo equilibrio tra Stati Uniti e Russia. Forse anche per consolidare un proprio ruolo regionale senza dover solamente fare da spalla all’Arabia Saudita con la quale i rapporti sono diventati molto altalenanti negli ultimi mesi.

Il quadro in cui arrivano le truppe speciali in Libia, ammesso che le notizie siano vere, è dunque molto complesso perché riguarda e coinvolge tutti gli importanti protagonisti sullo scacchiere Mediterraneo e del Medio Oriente. Italia compresa che sia sulla Siria, e soprattutto sulla Libia, ha storiche posizioni molto diverse da quelle franco britanniche. Con non pochi sospetti sul fatto che molti alleati giocano solamente per erodere le posizioni costruite dagli italiani nel Mediterraneo e nel Medio Oriente, soprattutto in materia di petrolio e di scambi commerciali.

La notizia è comunque che circa 1.000 militari delle SAS, le teste di cuoio britanniche, avrebbero preparato negli ultimi giorni un base a ridosso della frontiera libico egiziana, a sud di Tobruk e a 144 da Derna, il principale bastione dei numerosi gruppi islamisti presenti nel paese nord africano.

Le truppe inviate in Libia, dicono le fonti israeliane, sarebbe coordinate, come quelle impregnate contro l’Isis in Iraq e in Siria, da due speciali comandi del Pentagono e del Comando Centrale degli Stati Uniti, CENTCOM, che si trova Tampa, in Florida. Questi comandi provvederebbero al coordinamento con quello dei russi.

Il piano organizzato dai militari occidentali e russi prevederebbe un primo bombardamento effettuato con missili Cruise lanciati da navi degli Stati Uniti, britanniche, francesi e italiane presenti nel Mediterraneo. Seguirebbe lo sbarco a terra effettuato da marines britannici e francesi  prendendo di mira Sirte dove ISIS ha creato il proprio centro di comando in Libia.

Successivamente, le forze occidentali si divideranno per muoversi in due direzioni. Un contingente diretto verso Tripoli ed i suoi giacimenti di petrolio, a 370 km dalla capitale libica. Lungo la strada questi uomini prenderebbero il controllo di tre città ribelli: Misurata, Zliten e Khoms.

Il secondo contingente si dirigerà a Bengasi. Nel frattempo, un ulteriore sbarco sarà effettuato per conquistare l’altra roccaforte islamista della città portuale di Derna.

Fonti dell’Arabia Saudita, riprese anche dalla tv  saudita Al- Arabiya, non citano la presenza di militari italiani, ma confermano l’arrivo in Libia di diversi contingenti inviati da Stati Uniti, Russia e Regno Unito, cui stanno per aggregarsi soldati francesi. La base utilizzata da questi militari sarebbe quella aerea di Jamal Abdulnasir dove si riunisce il Parlamento di Tobruk il quale, fino alla recente unificazione con quello di Tripoli, costituiva l’unica entità politica libica riconosciuta dalle Nazioni Unite.

Una indiretta conferma delle voci che circolano viene da una dichiarazione del governo di Tobruk che sostiene di aver richiesto un “limitato intervento” internazionale per assicurare la difesa dei campi petroliferi libici  da possibili attacchi da parte degli islamisti.

Giancarlo Infante