Israele: trovato ed ucciso il giovane palestinese autore della strage di Tel Aviv

Israele: trovato ed ucciso il giovane palestinese autore della strage di Tel Aviv

Dopo sette giorni i servizi segreti israeliani hanno trovato ed ucciso nel corso di un conflitto a fuoco il 31 enne palestinese di cittadinanza israeliana, Nashat Melhem, il cosiddetto killer di Tel Aviv.

L’uomo è stato rintracciato in una moschea della città arabo israeliana di Arara. Uscendo dal tempio si è accorto di essere circondato e ha cominciato a sparare con il suo mitra di fabbricazione italiana Spectre M4 Falcon, lo stesso con il quale aveva compiuto la strage del primo dell’anno nella capitale d’Israele.

Lo scontro a fuoco si è concluso con la morte del terrorista, mentre ne sono usciti completamente indenne gli uomini dell’antiterrorismo israeliano giunti sulle sue tracce anche sulla base di informazioni ricevute da una fonte che ha consentito di rintracciare a colpo sicuro il giovane ai confini con la Cisgiordania.

Da una settimana migliaia di soldati della Stella di Davide si erano messi alla sua ricerca dopo che Milhem aveva provocato, prima, la morte di due persone ed il ferimento di altri sette, sparando all’impazzata contro gli avventori di un bar di Dizengoff Street,  in una delle zone più affollate del centro di Tel Aviv, e poi uccidendo un taxista.

Era stato il padre del giovane ad identificarlo e a chiamare la polizia dopo aver visto le immagini della strage trasmesse in televisione. Egli sosteneva che il ragazzo fosse instabile di mente.

La polizia israeliana, però, ha sempre sospettato che l’azione del ragazzo fosse stata pianificata ed organizzata prevedendo anche l’organizzazione di un nascondiglio o la sua fuga fuori del paese. Cose in parte confermate dalla lunga durata della latitanza in un Paese capillarmente controllato come è quello di Israele.

Gli inquirenti israeliani, sulla base delle indagini svolte in questi giorni, e dopo gli interrogatori di sette arrestati perché considerati collegati a Milhem, sarebbero giunti al convincimento che il giovane ed i suoi complici facessero parte di una cellula operativa dell’Isis in Israele.