La lezione della Francia. Tiene alta la bandiera della democrazia – di Lucio D’Ubaldo

La lezione della Francia. Tiene alta la bandiera della democrazia – di Lucio D’Ubaldo

La lezione che viene dalla Francia, su cui tutta la classe dirigente italiana dovrebbe riflettere, consiste in un complesso di elementi, di vario segno e valore, avente come fonte ispiratrice la solida adesione alla responsabilità e all’interesse nazionale. Il “barrage républicain” ha consentito di evitare, anche sull’onda di una sensibile crescita della partecipazione elettorale, che il consenso raccolto al primo turno dal Front National si trasformasse in una vittoria al ballottaggio, almeno in un paio di regioni emblematiche, l’una a nord e l’altra a sud.

Gli elettori hanno raccolto l’appello a fare muro contro la destra populista e xenofoba. Le leadership democratiche non sono rimaste senza popolo. Non è vero, allora, che i partiti abbiano smesso di esercitare una funzione essenziale, specie nei passaggi più delicati e importanti, proprio nelle società a democrazia matura del mondo occidentale. Quando il confronto politico assume il tono e la sostanza di una verifica a tutto tondo sulle prospettive di una nazione, accade di constatare che la reazione della pubblica opinione non manca di forza e di rigore, né perde il senso della coerenza generale.

I francesi hanno potuto registrare che l’unità nazionale implica il riconoscimento di alcuni principi fondamentali per i quali è persino obbligatorio realizzare uno sforzo di convergenza anche tra forze e schieramenti normalmente antagonisti nella logica della competizione bipolare. Invece, oltre vent’anni fa, la discesa in campo di Berlusconi rappresentò la smentita più clamorosa di questa regola di condotta politica. Per la prima volta, sulle ali di una violenta polemica contro il consociativismo e la corruzione dei partiti costituzionali – Dc in testa – si accreditò la liceità del coinvolgimento della destra di matrice neofascista, oltreché dei “barbari” antiromani e antistatalisti, utilizzando forzosamente la vecchia pregiudiziale anticomunista.

Non c’è dubbio, pertanto, che la vicenda del berlusconismo sia stata e resti un’anomalia nel panorama politico europeo; per questo, in continuità con tale anomalia, dinanzi alla sconfitta di Marianne Le Pen la destra italiana non trova di meglio che deprecare la “conventio ad exlcudendum” messa in atto da socialisti e repubblicani francesi. Da qui, ancora una volta, l’appello alle armi affinché da questa parte delle Alpi non si consumi la rottura tra le diverse componenti politiche che si oppongono sic te sempliciter alla sinistra, anche a costo di assecondare più di prima e senza grandi riserve l’emulo della Le Pen, vale a dire il “leghista patriottico” Matteo Salvini. Con ciò, dunque, le sparse truppe dell’ex Forza Italia si dispongono a coprire alla bell’e meglio il fronte moderato, quando nello schema originario del’94 era piuttosto il corpaccione dei moderati a garantire la capacità di tenuta dell’intera coalizione, presumendo di correggere le punte più estreme in virtù del controllo esercitato sui secessionisti di Bossi e i nazionalisti “neri” di tradizione almirantiana.

Come si vede, la Francia tiene alta la bandiera della democrazia e della libertà, combattendo all’esterno contro i terroristi dell’Isis e all’interno contro il nazionalismo populista. In questo contesto le forze autenticamente rispettose della tradizione democratica del Paese hanno dato prova di grande serietà. Certamente Hollande e i socialisti sono stati più generosi, e quindi più coraggiosi, di Sarkozy.  Adesso la partita per le presidenziali del 2018 si è riaperta. Non è detto che la battaglia condotta oggi all’insegna dell’unità repubblicana non comporti una nuova articolazione del bipolarismo francese. Il centrista Bayrou ha manifestato una certa insofferenza nei riguardi della destra sarkozista. Alcuni segnali potrebbero lasciare intendere che il suo dialogo incerto e tormentato con i socialisti abbia in sé un elemento di oggettiva seduzione, fino a tradursi nell’immediato futuro in una possibile alleanza elettorale.

A Parigi può prendere corpo un nuovo centrosinistra.

Lucio D’Ubaldo