Papa Francesco chiede perdono per gli scandali. Salvini difende gli arrestati, solo perché lombardi

Papa Francesco chiede perdono per gli scandali. Salvini difende gli arrestati, solo perché lombardi

Una giornata che ancora una volta mette Papa Francesco e Matteo Salvini da due parti opposte della barricata. Il Papa incontra la folla di Piazza San Pietro per la catechesi sui bambini e si sente in dovere di chiedere perdono per lo scandalo dato da uomini di Chiesa sia a Roma, sia dentro il Vaticano.

Il riferimento è a recenti casi di pedofilia o a dichiarazioni improvvide come quelle del monsignore polacco che ha voluto far sapere a tutti di convivere con il proprio amante.

Il Papa, probabilmente, porta anche il peso di altre vicende non diventate di pubblico dominio, ma che per lui sono comunque fonte di vergogna e di sofferenza, soprattutto perché causa di danni ai minori.

Una posizione senza se e senza ma. Non ci sono neppure lontani segni di cedimento o di sfumature  nelle dichiarazioni del Pontefice che, come ha detto spesso, cerca di riferirsi esclusivamente al messaggio evangelico di Gesù Cristo.

Lui ancora una volta va diritto al problema. Non è certamente colpevole di niente, eppure assume su di se, come Vescovo di Roma, e come semplice uomo di Chiesa, il peso della responsabilità oggettiva di una scelta di vita che, in qualche modo, lo rende responsabile anche del male fatto dai confratelli.

Un’assunzione di responsabilità collettiva da parte della comunità ecclesiale che, nell’afflato portante, risale persino a Giovanni XXIII ed ha raggiunto un’altra nota alta con Papa Giovanni Paolo II.

Colpisce che la dichiarazione di Francesco giunga quasi in contemporanea con un’altra, di segno completamente opposta che pure riguarda un’altra comunità, sia pure di natura diversa.

Quella del Segretario della Lega, Matteo Salvini, all’attacco della magistratura milanese per aver disposto l’arresto di Mario Mantovani,  Vice Presidente della Regione Lombardia, per una serie di vicende di corruzione sviluppatesi quando l’esponente di Forza  Italia, ed intimissimo di Silvio Berlusconi, era Assessore alla Sanità al Pirellone,  e l’iscrizione nel registro degli indagati dell’attuale Assessore alla Sanità, il leghista Massimo Garavaglia.

E’ un attacco politico della magistratura, dice Salvini, operato, egli svela,  “per nascondere le beghe di Renzi, di Marino e del Pd”. E’ un attacco ad una Regione che funziona, aggiunge il capo dei leghisti.

A parte il fatto che non si capisce cosa ci sia oramai da nascondere dopo che delle beghe di cui sopra ha parlato il mondo intero, da al Jazeera al New York Times, e dopo che la magistratura romana ha mandato la Guardia di Finanza a spulciare le ricevute del Sindaco di Roma, c’è da chiedersi se questa sia la reazione più giusta attesa persino i leghisti lombardi i quali, magari, vorranno vedere se le persone che li governano sono davvero tanto diversi da tutti gli altri che lo fanno al di sotto del Po’.

Del resto, dopo aver assistito ad alcune vicende in cui sono finiti coinvolti gli stessi vecchi vertici del Carroccio, forse sarebbe meglio che la reazione dell’attuale Segretario della Lega che, si badi bene,è tale proprio per quelle vicende di cui sopra, fossero un pò più accorte e un pò più pacate.

Tra chi si assume il peso di colpe non proprie, ma dei confratelli, e chi difende i suoi a spada tratta, solo perché sono dei suoi, potrebbero esserci di mezzo tante sfumature diverse.

Visti gli attuali tempi, e la disaffezione di cittadini ed elettori sempre più diffusa, non sarebbe male che, soprattutto gli uomini politici intenzionati a fare della pulizia il proprio biglietto da visita, ne tenessero conto e si limitassero ad auspicare che magistrati ed inquirenti facessero bene il loro mestiere. Oltre che a verificare, davvero, come stanno le cose in casa propria ed, eventualmente, intervenire prima che ci pensino altri.

Alessandro Di Severo