Arriva Britaly Post per essere informati a cavallo tra Italia e Regno Unito

Arriva Britaly Post per essere informati a cavallo tra Italia e Regno Unito
È nato il Britaly Post, nuovo quotidiano online  in versione bilingue (italiano e inglese). Proponiamo questo articolo, uscito ieri pomeriggio, sulle diseguaglianze nel welfare e cogliamo l’occasione per augurare buon lavoro alla redazione di Londra e di Roma degli amici del Britaly.

È quasi un dogma, ricorrente in Europa e particolarmente in Italia, che il “welfare state” esiste per rafforzare l’egualitarismo e impedire il ritorno di quelle gerarchie feudali che hanno caratterizzato il passato del Continente.

Ma se fosse tutto un furbo stratagemma della classe dominante?

Non è solo vana paranoia ideologica. La Banca Centrale Europea ha recentemente pubblicato uno studio sul ruolo della ricchezza privata e i suoi effetti rispetto al reddito, alle eredità e al welfare state. Una delle osservazioni emerse è che il flusso di “reddito sociale” derivante dall’assistenza statale ha un impatto diverso sulle famiglie meno abbienti che su quelle più ricche.

Per le prime, una pensione e le altre forme simili di reddito garantito danno una sorta sollievo economico: permettono di spendere qualcosa in più o di incrementare i risparmi precauzionali. Per i più abbienti invece, l’effetto è di far sì che la ricchezza privata accumulata non deve più servire da “rete d’emergenza”. Li libera a investire i loro averi in asset più rischiosi e pertanto più redditizi.

Il meccanismo ha dato grandi benefici degli ultimi quarant’anni. Negli Stati Uniti per esempio, dove il salario medio maschile in termini reali è ora inferiore al livello del 1974, il gioco ha permesso di affrontare lo spettacolare aumento di costi universitari per i figli, saliti a un ritmo più volte superiore a quello dell’inflazione.

Ovviamente, più uno è ricco, maggiore è il beneficio. Non c’è allora da stupirsi se i plutocrati non gridano ad alta voce per ottenere ulteriori riduzioni della tassazione. Prendiamo il caso italiano: le alte tasse su stipendi e salari pagano per il welfare e il funzionamento dello Stato, mentre la tassazione sui guadagni in conto capitale o da investimenti è tra le più basse al mondo.

Il meccanismo finisce per diventare una sorta di macchina a moto perpetuo. I ricercatori della BCE hanno trovato che circa un terzo dei cittadini europei ereditano somme dai loro genitori. Mediamente, l’ammontare equivale a circa un terzo del patrimonio netto della persona che lo riceve – un rapporto che regge a partire dalla borghesia per comprendere anche i multi-milionari.

Quando il welfare state è solido, il valore in arrivo dall’asse ereditaria può essere messo in investimenti più rischiosi – e dunque più fruttuosi – facendo aumentare più in fretta il patrimonio. Il risultato netto è che chi eredità tra le età di 35 e 64 anni tende ad essere sette volte più ricco di chi invece non eredita niente.

Purtroppo, la BCE non ha preso in considerazione l’Italia, dove sia i livelli di ricchezza privata, sia della spesa per la sicurezza sociale sono tra i più alti in Europa.

Potrebbe essere un esperimento interessante considerare l’Italia come se fosse un paese normale. Fosse così, allora i i tagli alla sicurezza sociale desiderati dagli accoliti dell’austerità molto probabilmente porterebbero a un aumento dei livelli del risparmio di tipo precauzionale, rovinando le prospettive per il successo di uno stimolo economico Keynsiano – un caso che si potrebbe descrivere come quello di un pollo fiscale che si rifiuta di deporre le uova per un eccesso di dogmatismo.

Certo, l’Italia potrebbe non essere un paese del tutto normale. E in ogni modo si dice che i polli restano in vita per un po’ di tempo anche dopo che gli vengono mozzate le teste.