SUI MISTERI DEL CASO MORO LA COMMISSIONE PRESIEDUTA DA FIORONI HA MOLTO DA DIRE SULL’ITALIA DEGLI ULTIMI TRENT’ANNI

SUI MISTERI DEL CASO MORO LA COMMISSIONE PRESIEDUTA DA FIORONI HA MOLTO DA DIRE SULL’ITALIA DEGLI ULTIMI TRENT’ANNI

Il Domani d’Italia pubblica il seguente articolo che volentieri pubblichiamo integralmente 

http://www.ildomaniditalia.eu/article/sui-misteri-del-caso-moro-la-commissione-presieduta-da-fioroni-ha-molto-da-dire-sullitalia

” Le Camere riaprono, il Governo é al lavoro. Le istituzioni riassestano il calendario.

Tra i tanti temi d’attualità c’é da perdere la testa tra Senato in riforma (o meno), la questione immigrazione che ha preso le forme di una questione un pochino più internazionale e complessa di quanto lo sia stata nei pensieri di Salvini….eppure io vorrei ricominciare da un fatto che considero uno spartiacque della nostra democrazia, ovvero il Caso Moro, su cui sta indagando una Commissione Parlamentare presieduta da Giuseppe Fioroni e in cui Gero Grassi sta svolgendo un intenso lavoro.

Non lo dico solo per orgoglio democratico cristiano, ma perché credo che l’Affare Moro sia stato davvero un passaggio fondamentale per il nostro Paese: l’inizio della solidarietà nazionale, forse nata morta proprio per questo fatto, la prima scomposizione trasversale delle famiglie politiche nate nel secondo dopoguerra, la crisi di strategia del terrorismo e la sequela di segreti e omissioni che ne sono derivate.

A distanza di anni si può cominciare a fare storia, ma sembra difficile con la situazione che in permanenza vive la Commissione dove, è mia personale opinione, in realtà continua a riprodursi una serie di “rivelazioni” che spesso sono opinioni date da chi se le é tenute dentro per decenni.

Certo, ci sono finalmente, grazie a Gero Grassi, barlumi di novità rispetto a fatti concreti (il numero di attentatori? La conservazione dei reperti, a cominciare dall’auto su cui fu ritrovato il cadavere di Aldo Moro?), tuttavia ho come l’impressione di sentire un certo sapore amaro in bocca.

Se togliamo gli indizi concreti (e su cui spero la commissione faccia luce definitivamente), mi pare che molti degli ospiti della indagine parlamentare lascino trapelare una sorta di “nascosta verità” che tutto dovrebbe spiegare: lentezza delle indagini? Colpa della Dc! Contatti infruttuosi per la Liberazione? Colpa della Dc! Zone oscure di collaborazione vera o presunta tra Br servizi segreti deviati nostrani e servizi segreti stranieri? Colpa della Dc.

Francamente mi pare un po’ troppo credere che tutto possa essere immaginato come un complotto democristiano, soprattutto quando non si parla delle scie chimiche o dell’Area di Boswell dove sarebbero tenuti gli alieni scesi sul nostro pianeta, ma di colpe precise e non generiche e di ritardi concreti ed analizzabili.

Tanto per dirne una qualcuno ricorderà che nove decimi degli esperti che circondavano Cossiga Ministro dell’Interno erano (lo sapemmo anni dopo….) tutti iscritti alla Loggia P2. Che ruolo hanno avuto? Come consigliavano, il Ministro? Che indagini potevano essere messe assieme da questo gruppo che aveva nella loro missione istituzionale (come Piduisti…) confondere lo stato per creare condizioni di una richiesta di “Governo forte?”.

Di che tipo furono i rapporti tra Craxi, pronubi Piperno e Scalzone, e quelli tra le Brigate Rosse che immaginavano una soluzione di mediazione? E quali erano i loro rapporti con “Hyperion” in Francia?

Potrei aggiungere domande, ma voglio stare alla struttura del discorso.

Quello che mi pare evidente, al di là dei singoli fatti è l’idea generale e politica della vicenda Moro: colpire l’uomo che aveva inteso la crisi dei partiti sin dal 1968 e aveva elaborato una strategia di consolidamento della democrazia italiana; disarticolare e dividere i partiti e l’opinione pubblica del Paese, inserirsi nel “dibattito” delle formazioni terroristiche per “guidarle” in qualche modo.

Questa strategia necessitava dello sfruttamento delle debolezze investigative e di conoscenza del nostro sistema di sicurezza, delle indecisioni, dei ragionamenti di convenienza politica e della massima dimostrazione di efficienza “militare” del terrorismo.

Fu così che nacquero il falso comunicato del Lago della Duchessa, la vicenda di Gradoli-Via Gradoli e tante altre stranezze che forse oggi la Commissione può provare a spiegare.

E tuttavia se queste spiegazioni non verranno inserite, come tessere di un mosaico, in un quadro di lettura generale in cui è evidente come Moro, la Dc, il sistema dei partiti, e per certi versi anche i vertici democratici dei nostri servizi di sicurezza e informazione sono le prime vittime di questa vicenda, il rischio, molto alto, é quello di darla vinta ai mestatori di allora che si sono riciclati poi negli anni successivi e sono stati a volte anche protagonisti “in chiaro” dei venti anni che iniziano col 1994 e la discesa in campo di Berlusconi.

Per certi versi questa mancanza di lettura generale politica potrebbe perfino essere incapace di distinguere sul terreno del giudizio del nemico “terrorista”, incapace come sarebbe di distinguere socialmente e politicamente il ruolo di chi credette (disperatamente e con pieno torto)alla lotta armata e chi se ne serví per scopi simili ma dissimulati (e che ancora non parla o non vuol parlare ed é in libertà da molto piú tempo di chi ha pagato tutto e per intero il suo debito con la giustizia…).

Ecco dunque che l’affare Moro, se ben interpretato dalla Commissione  può essere anche una chiave di lettura serissima degli ultimi trenta anni della nostra storia politica e sociale.

Oppure può divenire un Porto delle Nebbie fatto di singole tessere del mosaico senza una intelligenza generale. Non usare “l’intelligenza degli avvenimenti” sarebbe davvero la negazione di Aldo Moro e non dovremmo permettercela. Per questo, qualcuno mi scuserà ma credo che tra i tanti fatti politici della ripresa, postulare questa missione per la Commissione Fioroni sia un invito per me più pressante ancora di tante polemiche quotidiane che sembrano andare per la maggiore sulle prime pagine dei giornali oggi”.

Roberto Di Giovan Paolo