Grecia: in attesa del referendum la “guerra” con l’Europa, mentre le borse crollano

Grecia: in attesa del referendum  la “guerra” con l’Europa, mentre le borse crollano

Polemica violenta tra i vertici europei ed il Governo di Atene. Mentre qualcuno continua, in realtà, a tenere aperta la porta di una possibile trattativa da avviare con la Grecia ex novo dopo il referendum del prossimo 5 luglio indetto da Alex Tsipras.

Gli spiragli sono tenuti in vita soprattutto dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel. Ha appena riunito i rappresentanti di tutti i partiti tedeschi per discutere della crisi aperta con la Grecia da cui potrebbe venire il grosso rischio di veder scoperchiato il Vaso di Pandora dell’avvio di una turbolenza ben più ampia e profonda, capace di mettere in seri guai un’Unione europea modellata in relazione degli interessi tedeschi. O che, comunque, negli ultimi anni ha finito per fare della Germania e della sua economia il  punto di riferimento preminente del Vecchio Continente.

Le recriminazioni, adesso, lasciano il tempo che trovano perché l’estrazione del dado del referendum da parte di Alexis Tsipras  ha costretto tutti a cambiare il tavolo da gioco. Non si tratta più a livello di conti e di dati di bilancio perché la chiamata in ballo del popolo greco ha spostato tutto sul piano politico coinvolgendo in pieno il disegno complessivo dell’Europa e portando al massimo della responsabilità istituzionale dell’Unione ogni decisione.

Molti sostengono in queste ore, infatti, che in ballo non ci sono solamente i conti della Grecia, bensì i futuri stessi dell’Euro e del stesso concetto di Unione europea. E’ ancora difficile oggi prefigurare tutti gli scenari possibili, ma è certo che se c’è chi finora ha condotto il gioco dello sfascio ci sono anche coloro che vogliono impedire l’irrimediabile. Paradossalmente, come dimostrano le dichiarazioni di statunitensi e cinesi, che auspicano la possibilità di un superamento dello strappo tra Atene e Bruxelles, ci sarebbe da pensare che le voci di moderazione giungano più da fuori dell’Unione, piuttosto che dall’interno.

Che l’importanza della posta in gioco sia valutata da tutti è confermato dal fatto che molti leader europei si siano sentiti in dovere già di intervenire per invitare i greci a votare per il “si” al referendum. Lo ha fatto persino il Presidente della Commissione Juncker che ha rotto una tradizione di riservatezza di fronte alle consultazioni interne agli stati che è stata sempre sostanzialmente rispettata da parte dei vertici sovranazionali europei.

Il fatto é che ci si trova di fronte ad una vera e propria condizione di crisi profonda che in Grecia assume il connotato di stato di guerra con la decisione di tenere chiuse le  banche  fino al 6 giugno. All’indomani cioé del referendum fissato  da Tsipras per decide se accettare o meno le condizioni poste dai creditori internazionali per consentire ad Atene il pagamento del debito. Ovviamente, lui crede che i “no” saranno una valanga e sarà così in grado di tornare al tavolo delle trattative più forte di quanto non lo sia stato fino ad oggi.

Le borse hanno reagito malissimo alla situazione in tutto il mondo. Dopo l’euforia seguita all’annuncio di un accordo giunto la settimana scorsa, poi miseramente fallito dopo il “no” del Fondo Monetario Internazionale, i mercati hanno segnato un tonfo violento. regina del negativo su tutto Milano con il 5 % di calo.