Iran sarebbe pronto ad inviare proprie truppe in Siria per difendere il regime di al-Assad

Iran sarebbe pronto ad inviare proprie truppe in Siria per difendere il regime di al-Assad

Secondo fonti israeliane di solito ben informate, perché considerate molto vicine all’intelligence di Tel Aviv, gli iraniani sarebbero pronti ad intervenire in Siria in difesa del regime di Bashar al-Assad.

Lo farebbero sulla base dell’accordo firmato nel 2006 sulla reciproca assistenza tra i due paesi.

L’intervento iraniano si starebbe rendendo necessario per evitare il definitivo collasso delle truppe di Damasco che hanno già perso posizioni strategiche importanti, strette come sono tra le forze dell’Isis e quelle della coalizione sunnita che da quattro anni ha iniziato una durissima guerra civile contro il regime degli Assad. Nel corso di questi quattro anni si sono avute migliaia e migliaia di morti e circa nove milioni di abitanti sono stati costretti a lasciare le loro abitazioni. Sono adesso o emigrate nei pesi confinanti o comunque sfollati in altre parti della Siria.

L’Iran finora ha inviato in Siria solo alcuni istruttori militari, ma che le cose potessero cambiare a favore di un intervento diretto era stato fatto intuire sia dalla presenza negli ultimi mesi di ufficiali sempre più di alto grado, sia da un recente appello del capo degli Hezhballa libanesi, milizia sciita fortemente armata, già presente militarmente in Siria, ad impegnarsi sempre più contro l’Isis.

La risposta sarebbe venuta da due importanti autorità militari di Teheran; il Capo del Consiglio della sicurezza nazionale, Ali Shamkhani, e dal Capo delle operazioni nel Medio Oriente, generale Qassem Soleimani.

La decisione iraniana, che confermerebbe solamente lo stato di prostrazione cui è giunto il Governo di Damasco, potrebbe aggravare ulteriormente la situazione nell’intera regione anche se basato su di un accordo formale tra due paesi sovrani. Uno dei quali, però, quello siriano è di fatto in guerra semi dichiarata con tutti gli altri della Penisola arabica, ad esclusione dell’Iraq, perché dappertutto, come conferma la situazione dello Yemen, è oramai scontro aperto tra sunniti e sciiti. Manca solo il concreto coinvolgimento di Teheran e la frittata potrebbe essere davvero fatta.