La nuova bufera sul calcio italiano. Dai campi “polverosi” di periferia ai miliardiari diritti tv

La nuova bufera sul calcio italiano. Dai campi “polverosi” di periferia ai miliardiari diritti tv

Prosegue l’inchiesta sull’ennesimo caso che coinvolge il calcio italiano. Un tema su cui i giornali si sbizzarriscono a trovare i titoli. Che, poi, sono i soliti da anni, in cui ricorrono i soliti termini da decennio:  calciopoli, calcio scommesse, partite truccate.

Poco consola il fatto che questa volta ci siano di mezzo squadre, allenatori, giocatori, massaggiatori e … raccattapalle delle serie minori, anche se poi, invece, niente esclude la possibilità che la cosa vada a lambire o a prendere in pieno qualche personaggio della Seria A o B. Nessuno se ne meraviglierebbe di certo dopo tutto quello cui siamo stati abituati a vedere nel passato.

Le manette, intanto, sono scattate ai polsi di  50 persone da molti giornalisti definiti “insospettabili” e che sono state arrestate lungo tutta l’Italia.  Tutto è partito da un’indagine su un capo della n’drangheta dalla Procura della Repubblica di Catanzaro che pare sia intervenuto per favorire la vittoria di una squadra che doveva essere “protetta”. Così, in molti parlano di un nuovo scandalo “calcioscommesse” organizzato all’ombra dell’organizzazione criminale calabrese, anche se i finanziatori appaiono essere soprattutto stranieri:kazaki, russi, maltesi, cinesi e serbi.

Agli arresti sono finiti 6 presidenti di società, 15 calciatori e 8 allenatori, oltre ad altre figure immancabili nel mondo del calcio e in storie come queste: manager, magazzinieri e le solite figure che vivono al margine del gioco del calcio. Gli indagati a piede libero, così, sono molti di più.

L’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato, intanto, con un’altra importantissima inchiesta fa passare dai campi polverosi dei campi delle periferie italiane alle stanze ovattate ed eleganti dei manager di alcune reti televisive e di società d’intermediazione dei diritti tv per offrire un’altra parte del volto dei giri di soldi che, in maniera non sempre conforme alla legge, interessano il mondo del calcio italiano.

Un’ altra realtà da cui il pallone italiano dipende oramai in maniera quasi totale perché senza i soldi che provengono dai diritti televisivi delle partite il calcio nostrano tornerebbe ai tempo delle caverne.

L’Autorità con il semplice diffusione di una nota ha scatenato un vero e proprio terremoto subito dopo che si erano già diffuse le prime notizie sull’arrivo degli uomini della Guardia di finanza in alcune stanze che contano nel settore. E cioè quelle delle società Sky Italia, Rti-Mediaset, Infront Italy e persino  della Lega nazionale professionisti di Serie A.

I finanzieri stanno già scartabellando tutti i faldoni che riguardano l’assegnazione dei diritti televisivi per il Campionato di calcio nel triennio 2015-2018 con il sospetto che- dice la nota- che” siano intervenuti ‘accordi spartitori’ fra Sky e Mediaset. Per accertare queste ipotesi, funzionari dell’Antitrust hanno eseguito oggi una serie di ispezioni nelle sedi delle società, coadiuvati dai militari del Nucleo speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza”.

“In particolare – spiega ancora l’Antitrust – al termine della procedura per l’assegnazione dei diritti televisivi, Sky avrebbe dovuto trasmettere le partite del Campionato di Serie A sulle piattaforme satellitare e digitale terrestre contenute nei ‘Pacchetti A e B’, mentre a Mediaset – che aveva presentato l’offerta più alta solo per il ‘Pacchetto D’ – sarebbero spettate le restanti partite su tutte le piattaforme. Successivamente alla gara, tuttavia, l’assetto definitivo delle assegnazioni è risultato diverso per i singoli ‘pacchetti’ in cui erano stati inseriti i diritti televisivi: il pacchetto satellitare (A) è stato assegnato a Sky, il pacchetto digitale terreste (B) è stato assegnato a Rti, mentre il pacchetto D è stato assegnato a Rti e poi da questa ceduto a Sky”. Oggetto dell’istruttoria dell’Antitrust, spiega ancora la nota, “è la possibile sussistenza di un’intesa restrittiva della concorrenza, in violazione dell’art. 101, comma 1, del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, volta eventualmente a ‘condizionare e alterare’ gli esiti della procedura di assegnazione e a escludere i potenziali nuovi entranti, in modo da pregiudicare il commercio intracomunitario. Il procedimento dovrà concludersi entro il 30 aprile 2016”.