Sergio Mattarella ha promulgato l’Italicum. Renzi festeggia, ma….

Sergio Mattarella ha promulgato l’Italicum. Renzi festeggia, ma….

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha promulgato l’Italicum, la contestata legge elettorale che Matteo Renzi ha voluto a tutti i costi, accettando persino di ritrovarsi con soli 344 “si” in un’aula che al momento del voto si è semisvuotata perché le opposizioni sono salite sull’Aventino.

Renzi ha voluto così tanto questa legge che vi ha posto sopra tre questioni di fiducia. Nonostante una pattuglia dei suoi, dai 38 nomi anche altisonanti, abbia preferito non votargliela. Costoro, poi, hanno pure espresso un esplicito no al voto finale del provvedimento.

Le opposizioni hanno pressato il Presidente Mattarella chiedendogli di non firmare la legge pur sapendo di mettere, così, il Capo dello Stato in un grave imbarazzo. Il Presidente, infatti, i veri amici ed alleati li ha sempre avuti nel Pd tra i 38 contrari alla fiducia piuttosto che tra i renziani della prima ora o tra quelli di complemento.

C’è qualcuno nel Pd che ancora va in giro a sostenere che la candidatura di Mattarella al Quirinale sia stata il frutto di un capolavoro di contenimento del “renzismo” e la riproposizione dei tradizionali metodi del consolidato modo diplomatico di fare della politica italiana.

Quando Berlusconi e Calderoli imposero il Porcellum, Mattarella si scaldò e si scagliò non poco contro la scelta politica della maggioranza di centro destra di votarsi la legge da sola e a dispetto della minoranza.

E’ chiaro che le opposizioni contavano sul fatto che il Presidente della Repubblica, nel leggere il provvedimento in questione, usasse gli stessi occhiali di allora e non quelli nuovi richiesti dalla diversa posizione e dalle diverse responsabilità assunte nel momento in cui è salito sul colle più alto di Roma.

Evidentemente, i nuovi occhiali indossati, ben al di sopra del limitato orizzonte dell’agone politico, hanno portato il Presidente a non ravvedere nell’Italicum alcun elemento di anticostituzionalità cosa che, altrimenti, lo avrebbe costretto a non apporre la propria firma sotto il provvedimento.

Dagli amici storici del Presidente nel Pd, tutti anti renziani, non sono giunti commenti ufficiali e, probabilmente, non giungeranno mai sulle ali dei caratteri tipografici dei giornali. Di sicuro non mancheranno, invece, nel chiuso degli incontri a quattr’occhi e nel corso dello scambio di telefonate subito attivate non appena è giunta la conferma della promulgazione, del resto già anticipata da La Repubblica parecchie ore prima.

E’ probabile che qualcuno di loro rispetterà molto la proverbiale riservatezza del Presidente e non lo disturberà per un pò, neppure al telefono.

Domenica scorsa Enrico Letta aveva detto, nel corso dell’incontro televisivo con l’Annunziata, che non si sarebbe scandalizzato se Mattarella avesse promulgato l’Italicum. Letta non ha fatto pressioni perché è chiaro che si sarebbe trattato, in caso contrario, di un brutto gesto. Incompatibile con quella serietà istituzionale che Letta vuole continuare a mostrare nonostante abbia il dente ben più che avvelenato nei confronti di Matteo Renzi.

L’ex Presidente del Consiglio, però, non ha mancato di precisare che, a suo avviso, “l’Italicum è parente stretto del Porcellum”. Il messaggio per Mattarella era chiaro.

E’ sintomatico, in ogni caso, che Beppe Civati abbia scelto di lasciare il partito in maniera clamorosa solo dopo che è giunta la notizia della promulgazione della legge da parte di Mattarella, anche se la sofferenza era denunciata da tempo.

A questo punto, si dovrebbe aprire tutta una riflessione sulla strana situazione da “separati in casa” che il Pd sta vivendo tra Renzi e la sua opposizione interna. Loro non se ne vanno ed egli, evidentemente, continua a temerli perché non osa buttarli fuori nonostante così evidenti e ripetute mancanze di rispetto verso di lui e verso le decisioni prese, con tanto di votazioni interne, dalla sua maggioranza.

Una situazione destinata a produrre i suoi frutti quando si tratterà di votare, o di non votare, provvedimenti che riguarderanno gli interesi che stanno dietro ad un gruppo o all’altro. Ma queste riflessioni rischiano, oggi, di portare fuori tema ed è quindi meglio rinviarle.

Renzi, ovviamente, gongola per la promulgazione dell’Italicum. E ne ha ben ragione, perché può davvero presentarsi a chiare lettere come il grande vincitore del momento.

Peccato che due peli nell’uovo gli stiano rovinando la meritata soddisfazione.

Il primo pelo è quello rappresentato dagli insegnanti e dai loro sindacati. Le televisioni hanno fatto a gara a ridurre la portata delle manifestazioni imponenti, e pacifiche, messe in scena contro il provvedimento della Buona scuola. Il quale, evidentemente, non è considerato tale da tutto il mondo scolastico italiano in cui alberga un discreto e storico serbatoio di voti per il Pd. La grande partecipazione, però, non è sfuggita al Presidente del Consiglio e Segretario del Pd.

Così Renzi, quello che non ha voluto fare con opposizione parlamentare e critici interni del Pd sull’Italicum, lo sta facendo con quegli stessi sindacati che ha tanto maltrattato negli ultimi mesi. Sta rilasciando dichiarazioni concilianti e li fa incontrare dai suoi perchè sa che rischia solo di uscirne male da uno scontro portato alle sue estreme conseguenze. Avere insieme contro professori e studenti, e le famiglie degli studenti, non è proprio un’idea delle più felici.

L’altra tegola, forse è la più possente ad essergli arrivata inopinatamente in testa, è quella degli arretrati Inps da versare dopo che la Corte Costituzionale ha dichiarato da cancellare una parte della legge sulle pensioni Monti- Fornero. Una vera e propria voragine che spiega perché sono sparite dalle prime pagine e dai telegiornali tutte le roboanti dichiarazioni su di un “tesoretto” trovato tra le pieghe del bilancio. Un tesoretto sulla cui utilizzazione, gli va riconosciuto, il Ministro Padoan aveva con molta serietà subito espresso le sue riserve, nonostante le inevitabili critiche che raccoglie in questo Paese chi promette con parsimonia.

C’è da chiedersi, allora, se nel momento in cui Matteo Renzi sembra giungere al massimo dell’apoteosi la realtà non sia diversa e le difficoltà del Presidente del Consiglio e, con lui, dell’Italia, non siano molto più consistenti di quel che non appaia sui veri problemi che devono essere assolutamente affrontati: occupazione e conti pubblici.

Giancarlo Infante