Terremoto Nepal: l’unica soluzione è la fuga da Katmandu, dove ci sono le prime proteste. Mancano 3 italiani

Terremoto Nepal: l’unica soluzione è la fuga da Katmandu, dove ci sono le prime proteste. Mancano 3 italiani

Adesso sta per maturare un vero e proprio esodo di massa da una Kathmandu dove la vita è diventata impossibile. Al punto che cominciano già a verificarsi i primi scontri tra manifestanti e polizia. La gente è esasperata perché la macchina dei soccorsi non è in grado di rispondere alla drammatica emergenza esplosa dopo il terremoto di sabato scorso. Sarebbero già andati via in oltre centomila e secondo le autorità altre 300 mila persone si appresterebbero a lasciare la capitale nei prossimi giorni per raggiungere diverse parti del Paese.

Del resto, se l’intero Nepal è in ginocchio, la capitale da motivo di attrazione si sta trasformando in vero e proprio luogo di sofferenza, Non solo perchè la Valle di Kathmand trovandosi vicino all’epicentro porta i segni più vistosi del terremoto con un’altissima percentuale di case lesionate o addirittura abbattute. Anche perché nella capitale, che si ritrova ad ospitare tra i due ed i tre milioni di persone, manca di tutto. Dal cibo all’acqua ai medicinali.

Una buona parte della popolazione di provenienza indiana, che negli ultimi anni ha completamente modificato gli equilibri demografici a danno dell’etnia nepalese autoctona, si accinge a riscendere verso l’India da cui si è mossa. I profughi tibetani, spesso presenti clandestinamente in Nepal, si muoveranno da qualche altra parte anche se non è facile dire dove. I nepalesi veri e propri, forse, cercheranno riparo e cibo in altre zone del Paese dove il terremoto non ha distrutto tutto completamente.

L’organizzazione statale è nel caos e gli aiuti internazionali sono ancora troppo inadeguati alla gravità della situazione. E’ comunque importante che il mondo stia finalmente cominciando a capire il dramma che si sta consumando ai piedi dell’Himalaya.

Mentre il conteggio dei morti porta il bilancio ben al di sopra dei 5000, il Primo ministro nepalese, Sushil Koirala ammette l’impotenza del suo Governo di fronte alle conseguenze del terremoto da cui è stato letteralmente messo in ginocchio l’intero Paese.

Lui azzarda la previsone che alla fine le vittime possano toccare quota 10.000 perché la zona colpita dal sisma è troppo vasta. Solo da poche ore si è potuto cominciare ad inviare aiuti anche verso le zone di montagna e le vallate periferiche.

Come era facilmente prevedibile, il Nepal sta vivendo una catastrofe epocale dopo il terremoto che ha toccato magnitudo 7,9. Le agenzie delle Nazioni Unite tracciano un bilancio impressionante, mentre chiamano all’impegno la comunità internazionale:  8 sarebbero i miloni di persone coinvolte che nella maggioranza dei casi sono rimasti senza casa, senza energia elettrica e senza riscaldamento. A rischio fame sarebbero circa un milione e mezzo di esseri umani.

Purtroppo, il Paese è nel caos più totale. Gli aiuti internazionale non riescono ad essere ancora all’altezza della gravità del dramma che si sta consumando. Gli ospedali non riescono a far fronte alla gran quantità di feriti che continuano a giungere mentre medici ed infermieri scarseggiano di attrezzature e di medicinali.

Per quanto riguarda gli italiani,  sono calati gli irreperibili che, adesso dovrebbero essere solamente 3.