La Corte Costituzionale boccia il Governo Monti sulla rivalutazione delle pensioni. Chi paga?

La Corte Costituzionale boccia il Governo Monti sulla rivalutazione delle pensioni. Chi paga?

La Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la norma del Governo Monti, Ministra del Lavoro Elsa Fornero, che bloccava l’adeguamento delle pensioni al costo della vita per gli assegni superiori a tre volte il minimo Inps, allora fissato in 1.443 euro.

Secondo i conti fatti, la cosa avrà una ripercussione di circa 1,8 miliardi per il 2012 ed altri 3 miliardi per il 2013.

La suprema Corte rileva anche la sciatteria con cui fu giustificato il provvedimento da parte del Governo formato da illustri economisti e uomini, o donne, di Diritto: “L’interesse dei pensionati, in particolar modo i titolari di trattamenti previdenziali modesti, è teso alla conservazione del potere di acquisto delle somme percepite, da cui deriva in modo consequenziale il diritto a una prestazione previdenziale adeguata. Tale diritto, costituzionalmente fondato, risulta irragionevolmente sacrificato nel nome di esigenze finanziarie non illustrate in dettaglio”.

Così tutti i pensionati saranno riallineati nel computo della rivalutazione e il problema di risparmiare soprattutto con una parte delle pensioni cosiddetto d’oro, o semi oro, non è ancora stato risolto.

Ma la riflessione non riguarda questo, bensì quei conteggi sopra citati che fanno scattare un domanda persino ovvia: chi paga?

La ex Ministra Fornero è subito intervenuta per dire che non fu farina del suo sacco. Anzi lei si è sempre pentita di quel provvedimento. E di altri, no? Peccato che votò il provvedimento in Consiglio dei ministri e firmò la legge. Una delle  tante di quelle che, oggi, quasi tutti vogliono rivedere e, possibilmente, cancellare.

I principali responsabili di questo pasticcio, l’allora Presidente del Consiglio, senatore a vita, il professore Mario Monti, e l’allora Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per ora tacciono.

Il primo fece spallucce a chi già pose la questione. Il secondo controfirmò il provvedimento senza neppure fare un piccolo rilievo. Potrebbe essere, poi, interessante, vedere se e come i due erano stati messi sull’avviso dai rispettivi, ben nutriti e ben retribuiti uffici legislativi.

Si dovrebbe, poi, mettendosi sempre alla ricerca delle diffuse responsabilità, girare la domanda se si sentono un po’ in colpa a tutti i componenti delle due Commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato i quali non si posero alcun dubbio o  fecero finta di non avere dubbi al riguardo.

Fa molto bene Matteo Renzi ad annunciare una stagione riformatrice. Anche se i disillusi ricordano che pochissimi governi precedenti non si sono detti riformatori. Lui, comunque, ha già cominciato dalla fine, cioè dalla legge elettorale, e dovrà proseguire con alcune parti della carta Costituzionale che richiedono ancora reiterate votazioni.

Se però ci fossero cinque minuti liberi, perché non prendere in considerazione una legge che facesse pagare adeguatamente i danni portati alla comunità da chi non ha sufficientemente valutato la costituzionalità delle leggi? In fondo, sono pure un bel numero. Si potrebbero pur sempre distribuire tra tanti gli oneri per riparare agli errori. Si tratta, infatti, di 50 deputati, 28 senatori, quelli cioè che formano le due già citate commissioni, e la pletora di funzionari, lautamente pagati, che dovrebbero ogni tanto segnalare dei pericoli del genere ai loro ministri, al Presidente del Consiglio e al Capo dello Stato.

Si dirà che è demagogia. Può darsi, ma questo Paese, deve ritrovare dalla testa un nuovo senso delle responsabilità. Aldo Moro, poco prima di essere preso dalle Br , disse con un profondo afflato profetico che non ci si salverà “se alla stagione dei diritti non seguirà quella dei doveri”.

Il primo dovere di chi vuole legiferare è farlo bene e nel rispetto, in primis, della Costituzione. Altrimenti, dovrà o no pagare in qualche modo?