Tutto il “sistema” calcio meriterebbe un bello stop, non solo gli “hooligan” violenti
C’è poco da dire, spiace dirlo, ma il calcio italiano appare sempre più irrimediabilmente ammalato. Soprattutto, è sprovvisto di quegli anticorpi assolutamente necessari per intervenire su se stesso, per auto correggersi e riparare alle forme più gravi di degenerazione cui tocca assistere sempre più frequentemente.
La violenza dentro e fuori gli stadi fa il paio con le gestioni scellerate delle società. A tanti presidenti è stato comodo utilizzare gli “ultras” e far nascere gruppi di facinorosi che hanno dato vita ad una nuova attività lavorativa: fare l’irriducibile. E’ più comodo distribuire delle prebende mensili, ed avere dei pretoriani pronti a tutto, piuttosto che praticare e far praticare lo sport per veri sportivi, inculcare lo spirito di sacricifio, sostenere un attaccamento alla maglia che non significhi perdere la testa ed il rispetto per gli altri esseri umani.
Con il passare del tempo, l’ingresso massiccio della televisione, o meglio, dei diritti televisivi, e lo strapotere degli sponsor sono andati di pari passo con forme di degenerazione di tanti fenomeni legati al pallone.
Il commento più ovvio è che l’arrivo del dio quattrino ha fatto perdere il discernimento un pò a tutti quanti. Dai presidenti all’ultimo dei raccattapalle. Ma questo, forse, non è vero e rischia solamente di costituire un alibi.
Basta guardare alcuni campionati esteri. Nel corso degli ultimi anni, Spagna, Germania ed Inghilterra hanno visto aumentare considerevolmente budget, prezzi d’acquisto dei giocatori, trasformazioni di stadi e squadre in autentiche macchine per fare soldi. Eppure, non c’è alcun paragone possibile con quel che accade in Italia, con la continuità con cui accade in Italia. Anche se, pure nei paesi citati, non mancano comunque dei problemi.
E, allora, dove sta il male oscuro del calcio italiano? E’ difficile da capire in un complesso di problemi che a volte sembra proprio inestricabile.
Secondo alcuni, però, e non solo tra i frequentatori dei tanti Bar dello sport, se è difficile diagnosticare è più facile intervenire e trattare il male. Come? Con una cura da cavallo.
Intanto prendendo provvedimenti davvero drastici. Lunghe squalifiche di campi e pesanti penalizzazioni. Giungere anche a soste di campionato sempre più lunghe. Basta con i medici pietosi che finiscono per trascinare questa situazione per anni e, poi, per decenni.
Ieri a Torino, per una banale partita di calcio, sia pure chiamata derby, stava per scapparci il morto, o addirittura più di un morto. Ci stiamo a preoccupare tanto dell’Isis e, poi, le bombe negli stadi le gettano dei delinquenti che si assolvono da soli perché si autodefiniscono tifosi.
Per strada, in precedenza, qualche centinaia di scalmanati ha provato a bloccare il pullman della Juventus ed anche in quella occasione è stato un miracolo se non è stato travolto nessuno.
Un giocatore come Denis pensa bene di sfogare il suo risentimento andando nello spogliatoio degli avversari e menare un giocatore dell’altra squadra con il quale aveva fatto scintille nel corso di tutta la partita. Ma un tempo, la doccia del dopo partita non serviva anche per spegnere e dimenticare queste inevitabili scintille?
Poche sono le domeniche che poliziotti e carabinieri, invece di essere impegnati contro i ladri in continuo aumento, debbono bardarsi di tutto punto per evitare le violenze tra, come si dice in gergo, le opposte tifoserie. Ovviamente, i cittadini lasciati indifesi nelle proprie abitazioni devono poi pagare le tasse per gli straordinari di questi agenti e di questi carbinieri. Ma è giusto tutto ciò?
La domenica, e nei giorni in cui ci sono le partite, allo Stadio Olimpico di Roma viene di fatto sospeso il codice della strada. I vigili urbani, quasi trasformati in parcheggiatori, fanno sostare le macchine persino in doppia, tripla fila. A volte, capita a notte fonda di trovare vetture piazzate in mezzo alla strada fin dal pomeriggio, dove erano state autorizzate a mettersi solo perché guidate da tifosi diretti allo stadio della Capitale. Provate a farlo il giorno dopo e la vostra auto la troverete al vicino deposito dove vengono portate le vetture prelevate senza tanti complimenti nei giorni normali.
Non è questo l’unico caso in cui il calcio pretende, dentro e fuori gli stadi, l’adattamento delle regole agli interessi di parte. Basta ascoltare i commenti in televisione sulle “cinture” che difensori ed attaccanti si fanno reciprocamente in area. Sembra che vada bene così. Invece no. Al calcio si gioca solo con le gambe. Le regole ci sono, ma non contano: l’arbitro è fiscale se fischia come fallo quello che fanno sempre tutti. Bel modo di ragionare e portare un pezzetto di legno alla pira su cui sta fallendo il calcio italiano.
Insomma, è forse proprio questo il “male oscuro” del calcio: l’estrema indeterminatezza delle regole e del modo di applicarle. La vaghezza su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato. Tutto è misurato sui propri interessi; e quelli legati al calcio sono immensi. Tutto, così, contribuisce alla degenerazione di uno intero sport e, paradossalmente, allo svuotamente degli stadi.
Allora, forse è necessario fermare un pò questo calcio degenerato. E’ venuto il momento di capire che o si interviene adesso con provvedimenti radicali, inclusa la sospensione del campionato, oppure è del tutto inutile continuare a versare lacrime di cocodrillo. Potrebbe essere anche l’unico sistema per convincere presidenti e giocatori che è venuto davvero il momento di cambiare.