Contrada non andava condannato per mafia. Reato confuso dice la Corte europea

Contrada non andava condannato per mafia. Reato confuso dice la Corte europea

Bruno Contrada è attonito. Definisce la sua vita distrutta del 1992 ad oggi. E’ soddisfatto però della sentenza con cui la Corte di Strasburgo ha condannato l’Italia per la condanna infertagli per “associazione esterna” alla mafia che costituiva un reato confuso e che, per di più, gli è stato contestato per fatti eventualmente messi in essere quando la norma non era ancora entrata in vigore. Come lezione alla patria del diritto, se si considera quello serio applicato dai romani, non c’è male.

Il fatto è che la Corte dei Diritti dell’Uomo ritiene che all’epoca dei fatti, 1979-1988, “il reato non era sufficientemente chiaro” e, pertanto, a Contrada dovrà essere versato un risarcimento di 10.000 euro.

E’ questa la seconda volta che la Corte di Strasburgo condanna l’Italia per la detenzione dell’ex funzionario del Sisde. Una sentenza che i legali dell’ex poliziotto vogliono gettare sulla bilancia della giustizia per ottenere un nuovo processo che scagioni completamente il loro assistito.