Hanno scherzato sul nucleare iraniano? Arrivano le prime discrepanze tra Usa e Teheran sulle versioni dell’accordo

Hanno scherzato sul nucleare iraniano? Arrivano le prime discrepanze tra Usa e Teheran sulle versioni dell’accordo

Viene proprio da chiedersi se a Losanna hanno scherzato quando, come ha fatto Barack Obama, hanno definito storico l’accordo raggiunto sul nucleare iraniano. Le delegazioni dei cosiddetti 5+1 ( Usa, Russia, Cina, Regno Unito, Francia e Germania) ed il ministro degli esteri iraniano Mohammad Javad Zarif non hanno quasi fatto a tempo a tornarsene a casa che le dichiarazioni rilasciate fanno intravedere importanti divergenze  sulla valutazione in merito a punti sostanziali dell’accordo trovato.

Le versioni dell’intesa sarebbero due. Possibile? In effetti, sono stati solo  Zarif e Federica Mogherini, il capo della politica estera dell’Unione europea, a rendere noto una scaletta articolata in sette punti che deve essere ratificata in un documento conclusivo per la fine del prossimo mese di Giugno.

Appena, però, le luci su Losanna si sono spente sono cominciati i distinguo. Sembrano riguardare soprattutto l’embargo che da decenni è stato adottato internazionalmente contro l’Iran come risposta al suo impegno in campo nucleare. Secondo gli Usa si tratterebbe di una “sospensione”. Per Teheran, invece, l’accordo raggiunto prevede la dine completa di ogni forma di boicottaggio per le sue attività commerciali.

La polemica così si sta rinfocolando. Il ministro Zafir ha minacciato che Teheran possa riprendere le attività nucleari se l’Occidente si ritirasse dal patto sottoscritto in Svizzera. “Tutte le parti coinvolte dall’accordo- ha precisato- tornano  libere in caso di violazione dell’accordo da parte l’altra parte”.

Il ministro iraniano che, ovviamente, non può trascurare il forte peso che all’interno del gruppo dirigente iraniano hanno i molti che si oppongono all’accordo quadro raggiunto e che, a differenza di molta parte della popolazione preferirebbero tenersi il loro programma di sviluppo nucleare al posto della liberalizzazione dei conti bancari, dell’esportazione di petrolio e quanto altro oggi è impedito dalle norme internazionali.

Sull’altra sponda, è l’intera amministrazione Obama a dover fare i conti con una serie altrettanto temibile di contrari ad ogni forma di accordo con Teheran:l’Israele di Benjamin Netanjahu, l’Arabia Saudita e i repubblicani nel Congresso di Washingthon. Un Congresso, ricorda senza tanti peli sulla lingua il New York Times , su cui le organizzazioni pro Israele si sono prodigate a far giungere consistenti finanziamenti i quali, stando ai conti fatti dal giornale di New York, sono stati indirizzati, più che negli scorsi anni, a favore dei parlamentari repubblicani rispetto a quelli per i democratici.

Per quanto riguarda i rapporti con i sauditi, è notoria la freddezza calata recentemente tra le due capitali, anche se Obama ha appena deciso di riprendere l’invio delle armi agli alleati sunniti nel Medio oriente a partire dall’Egitto che si é molto avvicinato alla monarchia di Riyadh.

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