Tunisi in marcia contro la violenza islamista. La Lega araba crea una forza comune contro il terrorismo

Tunisi in marcia contro la violenza islamista. La Lega araba crea una forza comune contro il terrorismo

La Tunisia in marcia contro il terrorismo scossa dall’attacco al Museo del Bardo che ha lasciato dietro il terribile bilancio di 22 persone morte, di cui quattro italiane. Alla manifestazione hanno partecipato anche esponenti governativi occidentali, come il Premier Renzi, il francese Hollande, il Presidente polacco Bronislaw Komorowski, i ministri degli Esteri di Germania e Spagna, il presidente palestinese Mahmoud Abbas e  il premier algerino Abdelmalek Sellal. L’Europa ed una buona parte dei paesi mediterranei, insomma, si sono uniti in una protesta decisa verso il terrorismo e in un abbraccio verso le vittime di un gesto efferato ed assurdo.

Il primo ministro tunisino, Habib Essid,  ha annunciato che la polizia tunisina ha ucciso il leader del gruppo terrorista di cui facevano parte gli attentatori. Il suo nome è Khaled Chaib, conosciuto  come Lokman Abou Sakher, capo del gruppo terrorista tunisino che ha reclutato migliaia di combattenti per la Siria, che sarebbe stato eliminato con altri otto suoi numeri nella regione di Gafsa.

Nel frattempo, a Sherm el Sheik la Lega araba si é riunita per affrontare la grave crisi yemenita. I leader sunniti hanno deciso di dare vita ad una forza comune contro il terrorismo.

 La giornata si é aperta con la conferma che sta aumentando il numero dei morti provocati dagli attacchi dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati nello Yemen contro postazioni ed installazioni militari degli sciiti Houthi che si sono impossessati di gran parte del paese della Penisola Arabica. Le vittime civili dovrebbe essere, al momento,  almeno 45. Alcune di esse sono state provocate dai bombardamenti di alcuni depositi militari nei pressi della città portuale di Aden, sul Mar Rosso.

Una serie di incursioni aeree hanno colpito un deposito di armi nella capitale Sana’a, quartier generale delle forze sciite ed una base aerea militare vicino all’aeroporto internazionale, anch’esso bombardato ripetutamente.
Altri attacchi sono stati diretti contro un deposito di armi al di fuori della capitale così come contro alcune roccaforti sciite a Saada, nel nord del paese, e a Hudaydah, nella parte occidentale.

Gli Houthi minacciano di utilizzare in Arabia Saudita degli attentatori suicidi se non saranno fermati i raid aerei. Segnalato anche lo spostamento verso il confine con il regno saudita di diversi reparti che sono ora organizzati da consiglieri militari iraniani, guidati dal generale, inviato appositamente da Teheran.

Lega_Araba

La Lega Araba ha ascoltato il presidente yemenita, Abd-Rabbu Mansour Hadi, costretto a lasciare il suo paese, che ha lanciato un ultimatum a quelli che ha definito dei ribelli.

Il portavoce dell’esercito saudita, il Generale Asiri, sostiene però che la responsabilità delle vittime civili sia da attribuire agli Houthi che si sono fortificati  all’interno di normali abitazioni civili ed hanno piazzato batterie antiaeree sugli edifici dei luoghi abitati.

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