Letta lascia amareggiato e si mette sulla riva del fiume…in attesa di Matteo Renzi

Letta lascia amareggiato e si mette sulla riva del fiume…in attesa di Matteo Renzi

Letta sale al Quirinale offeso, tradito e abbandonato all’ultimo momento da molti. Va da Giorgio Napolitano che si affidò a lui poco meno di un anno fa per uscire da una situazione complicatissima dentro e fuori il Parlamento. Quello di Letta fu da subito chiamato il “Governo del Presidente” e, sicuramente, anche Giorgio Napolitano sta facendo le sue considerazioni sul comportamento del Pd, cui il Presidente  aveva lasciato ogni decisione.

E’ probabile che Napolitano proverà a convincere Letta ad entrare nel nuovo esecutivo. Si parla del Ministero dell’Economia o di quello degli Esteri. Gli ambienti vicino a Letta scommettono che la risposta sarà un “no”. Anche perché egli sarebbe convinto che, in realtà, Renzi avrebbe dinanzi solamente pochi mesi di vita. Poi, una possibile riunificazione del Centro destra, almeno di natura elettorale, finirebbe per costringerlo alle elezioni. Insomma, Letta si siede sulla riva del fiume ed attende il passaggio…

Quello che é oramai già un ex Presidente del Consiglio ha tanti motivi di recriminazione verso l’intero Pd. Lo ha platealmente dimostrato l’uscita dai suoi sostenitori dalla Direzione al momento del voto del documento con cui veniva mandato a casa il Governo. Una forte polemica, dunque, anche nei confronti della cosiddetta “minoranza”. A partire da Cuperlo, si è limitata a poche frasi di circostanza per un ringraziamento che ha finito solamente per confermare la volontà di confluire sulla linea del Segretario. Sarà per condizionarlo, ma per Letta poco cambia. Il ringraziamento di Cuperlo e compagni sembrerebbe voler passare alle cronache solo per addossare esclusivamente su Renzi la responsabilità di una decisione che gran parte del partito non ha ancora digerito.

civati

L’unico che si é schierato contro Renzi apertamente é stato Pippo Civati che rimprovera il Segretario di dire tutto e fare il contrario di tutto. In ogni caso di non affrontare e risolvere quello che a suo avviso é l’unico punto che consentirebbe da uscire dall’impasse: fare la riforma elettorale ed andare al voto. Altrimenti, non resta che andare avanti con le “grande coalizioni”.

Letta è dipinto amareggiato perché si sente come colui che, dopo aver fatto disciplinatamente il proprio dovere, si trova rimproverato da chi, leggi Renzi, non solo non ha fatto nulla per aiutarlo, ma lo ha sempre ostacolato. Adesso si sente accusare addirittura per l’esistenza di una “palude” che il Segretario ha deciso di bonificare in proprio dopo aver mandato il famoso twitter con cui invitava Letta a stare tranquillo e ad andare avanti.

L’amarezza che trapela da Palazzo Chigi richiama “l’ossessione del potere” di Matteo Renzi e l’ingratitudine degli altri democratici. Avrebbero potuto almeno ricordarsi del ruolo di Letta nell’aver messo all’angolo Silvio Berlusconi a differenza del Segretario che ha rilanciato, invece, il capo di Forza Italia con il loro accordo sulle riforme.

Un’intesa che, lo ha detto lo stesso Renzi, ha finito per dimostrarsi non adeguato alla situazione. A questo punto, così, nessuno può scommettere sulla fine che quell’accordo farà.

Renzi , infatti, quando salirà al Quirinale, e questo lo dovrà decidere Giorgio Napolitano, dovrà ripartirà dalla stessa base parlamentare allestita da Letta sull’alleanza con il Nuovo Centro destra. Renzi si è spinto fino a fare proprie le proposte di Enrico Letta del documento “Impegno Italia”.

Renzi, si vocifera, potrebbe contare anche su qualche  transfuga del Sel di Vendola e del Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. Deve, comunque, stare attento a quello che succede al centro.

mauro

Per averne l’intero sostegno, infatti, si dovrà barcamenare nella scelta dei ministri tra il gruppo di Monti, felicissimo del suo arrivo a Palazzo Chigi, e quello dei popolari “Per l’Italia” preoccupati,invece, di perdere i posti nel nuovo Governo, a partire da quello di Mario Mauro. Potrebbe, infine, come fa capire Matteo Salvini, contare sulla “benevolenza” della Lega. Anche sui suoi voti?

Il problema, infatti, resta sempre quello dei numeri del Senato. Matteo Renzi  potrebbe allora essere costretto a fare quello che fino adesso ha bollato come il male di tutti i mali: trattare con i partitini minori. Anche  lui, allora, potrebbe doversi ridurre a preparare il piatto principale di quasi tutti gli ultimi governi: lo “spezzatino”.

Giancarlo Infante