Dopo le “irrevocabili” dimissioni di Letta partono le consultazioni lampo. Poche ore e, poi, l’incarico a Renzi che ha già i suoi problemi.Polemiche per la salita al Colle di Berlusconi.Obama chiama Letta

Dopo le “irrevocabili” dimissioni di Letta partono le consultazioni lampo. Poche ore e, poi, l’incarico a Renzi che ha già i suoi problemi.Polemiche per la salita al Colle di Berlusconi.Obama chiama Letta

Le dimissioni irrevocabili di Enrico Letta hanno portato il Presidente della Repubblica ad avviare immediatamente le consultazioni sulla base delle precedenti simili situazioni determinatesi, come recita una nota del Quirinale, in occasione della crisi dei Governi Berlusconi e Monti. Così, a tambur battente, il Capo dello Stato ha iniziato a sentire tutti i gruppi parlamentari in modo da conferire l’incarico in poche ore a Matteo Renzi. Probabilmente se ne parla tra la sera di sabato 15 e la mattina di domenica 16 Febbraio.

Letta è andato e se ne tornato dal Quirinale alla guida della propria vettura. Poi, ha  incassato una calorosa telefonata da parte di Barcak Obama che gli ha voluto confermare di persona la propria amicizia e l’apprezzamento del lavoro svolto.

Il Movimento delle 5 Stelle nonostante il richiamo di Napolitano alle due esperienze precedenti ha comunque deciso, gridando alla crisi extra parlamentare,  di non partecipare alle consultazioni  come segno di estrema rottura con quelle che Beppe Grillo considera “delle prese in giro del Colle”. La Lega c’ha pensato a lungo e alla fine ha deciso di  non presentarsi al Quirinale. Fa trapelare, però, l’idea di dialogare in ogni caso  con il Governo Renzi.

Il Parlamento, intanto, è fermo. Alla Camera la conferenza dei capogruppo ha rinviato a lunedì prossimo la ripresa dell’esame del decreto cosiddetto delle Mille proroghe che dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 28 Febbraio, così come altri tre importanti provvedimenti.

laura boldrini

 

La giornata è stata una giornata praticamente persa e molti sono i malumori che circolano contro la Presidente della Camera, Laura Boldrini, fortemente criticata, come fa con RomaSettimanale, un parlamentare dei partiti di centro che, però vuole rimanere anonimo, per quelle che sono definite delle “ incapacità tecniche e di direzione “dei lavori dell’Assemblea.

La Boldrini in queste ore è al centro di una serie di ipotesi per quanto riguarda la composizione del prossimo esecutivo a guida Renzi. Come si sa, una parte del Sel si accingerebbe ad abbandonare la posizione di Nicki Vendola per assicurare l’appoggio al nuovo esecutivo. In questo quadro si inserirebbe così l’idea di portare Laura Boldrini al Governo e in questo caso la Presidente della Camera sarebbe assunta da Dario Franceschini, da tempo diventato uno dei principali sostenitori di Renzi nel Pd.

In queste ore sembra che i problemi principali vengano a Renzi anche dalla trattativa con il Nuovo Centro destra e con i partitini del centro. Viene segnalato un duro confronto con Angelino Alfano che sta cercando di ridurre al minimo il sacrifico di posti da ministri che gli viene richiesto. Sembra che la scelta sia tra due ministeri e la conferma di Alfano alla Vice presidenza del Consiglio dei Ministri o solo due dicasteri se l’attuale Ministro dell’Interno volesse un dicastero per se.

Il fatto è che Renzi intenderebbe ridurre i ministri a 12 e la cosa costringe a grandi sacrifici tutti i partiti e le loro interne articolazioni. La cosa influirebbe anche sulla presenza della cosiddetta componente “renziana”. E allora si vien a sapere che Del Rio non andrà più al Ministero dell’Interno, ma sarà il potentissimo Sottosegretario alla Presidenza anche per supplire all’assoluta inesperienza parlamentare e governativa di Matteo Renzi. Sarà insomma il suo Gianni Letta. Il fido Nardella, invece, tornerà a Firenze dove Renzi non potrà proprio fare troppo spesso ritorno in quanto Sindaco, soprattutto in vista dell’impegnativo  semestre di presidenza italiana dell’Unione Europea.

Renzi, però,  starebbe entrando in rotta di collisione con i parlamentari del centro che hanno dato vita ai gruppi al Senato ed alla Camera  dei “Per l’Italia”. Loro hanno avuto nel Governo Letta un ruolo attraverso il Ministro della Difesa, Mario Mauro, e quello della Pubblica amministrazione , Giampiero D’Alia. Ora viene fatto circolare con insistenza la voce che alla Giustizia dovrebbe essere nominato, in “quota Casini”, come si dice in gergo, il Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Michele Vietti.

mario monti

Il fatto è che Renzi deve tener conto che quello che viene definito il centro del Parlamento è composto anche dal gruppo di Scelta Civica rimasto con Mario Monti e sarebbe orientato a togliere un posto di ministro  ai “Per l’Italia” per affidarlo, si dice ad Irene Tinagli, la “montiana” da tempo lanciata grazie alle presenza a “Ballarò”. A questo punto, però, precisa il deputato Federico Fauttilli, i parlamentari di “Per l’Italia” che fanno riferimento a Mauro, Marazziti e Dellai, che mentre sono “pronti a recepire le indicazioni generali del Presidente incaricato, reclamano in maniera esclusiva la scelta del proprio rappresentante nella compagine governativa”.  Il rischio è quello che Renzi si perda per strada  già un primo pezzo che può contare su oltre 10 voti al solo Senato.

Un’altra questione che sta animando in queste ore le discussioni in un Parlamento, di fatto, senza lavoro è quello della insolita situazione che si creerà con l’arrivo di Silvio Berlusconi al Quirinale alla guida di Forza Italia. Un parlamentare che vuole restare anonimo dice a RomaSettimanale: “è il segno dell’anomalia italiana. Un condannato, appena escluso dal Senato per una condanna a quattro anni per frode fiscale, sale al Quirinale per dire la sua al Capo dello Stato. Impensabile che accada in un altro paese civile”.

Non è d’accordo il senatore Francesco Giro, di Forza Italia, che si limita a constatare con RomaSettimanale come fino al prossimo 10 Aprile Silvio Berlusconi è un cittadino come tutti gli altri e che, quindi, non è soggetto ad alcuna limitazione nella sua attività politica.

Giancarlo Infante