Per i Marò Latorre e Girone niente pena di morte ma forse 10 anni di prigione. Il ministro Emma Bonino indignata: “Contestereremo nella maniera più ferma e l’impegno per riportarli a casa è più forte che mai”

Per i Marò Latorre e Girone niente pena di morte ma forse 10 anni di prigione. Il ministro Emma Bonino indignata: “Contestereremo nella maniera più ferma e l’impegno per riportarli a casa è più forte che mai”

Cala il gelo dopo la prima ventata di ottimismo sulla sorte dei nostri due Marò Girone e Latorre da due anni trattenuti illegalmente in India nonostante le ripetute assicurazioni e proteste dell’Italia. Il ministero indiano degli Interni ha appena escluso l’applicazione della “pena di morte nel caso di condanna dei due fucilieri di Marina di scorta alla petrolinera italiana Enrica Lexie ma appare immediatamente lo spettro di una condanna a 10 anni di carcere. Quindi, si indiano al “Sua Act”, la speciale procedura antiterroristica, niente richiesta di pena capitale ma di pensante detenzione.

Durissima a questo punto la reazione del ministro degli Esteri, Emma Bonino, cha alla notizia sbotta: “Talune anticipazioni che provengono da New Delhi sull’iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata. Se confermata, l’applicazione del Sua Act sarà contestata in aula dalla 1aaab3difesa italiana nella maniera più ferma. Il nostro impegno di riportare a casa Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è più forte che mai”.

Oramai siamo abituati, un atteggiamento che definire ambiguo è poco. Come contraddittoria e assolutamente censurabile si è mostrata l’intera politica del governo centrale di New Dehli in questa scorcentante vicenda, attentissimo agli umori di una periferia ottusa e tribale e sordo ai richiami internazionale del rispetto del diritto. Del resto anche in India è tempo di elezioni. Tutto il mondo è paese, purtroppo si sa.

Un atteggiamento ipocrita, falso e crudele, non ci stancheremo mai di dirlo, assolutamente indegno di un Paese civile. E l’India, duole rilevarlo, ha dimostrato proprio di non esserlo, almeno in una non trascurabile parte del suo sterminato territorio e in quel gruppo degli abitanti che la popolano. Ma che fare? Non c’é altro che “abbozzare”, inghiottire a malincuore. E sperare nel buon senso e nel rispetto dei “tempi occidentali”, visto che dello stato d’amimo e della sorte di gente dell’ovest si tratta. Solo cent’anni fa, per molto meno si sarebbe scatenata una guerra.

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L’annuncio dello spiraglio-doccia fredda che aveva portato la ventata di ottimismo e subito dopo di indignazione era stato dato all’Agenzia italiana ANSA dal portavoce del ministero indiano degli Interni, Kuldeep Dhatwalia. Nella nuova ordinanza, come ha spiegato il portavoce, “il ministero ha rimosso il riferimento alla clausola della pena di morte, mentre tutte le altre disposizioni rimangono le stesse”.

Un annuncio anticipato dalla stampa indiana, che aveva precisato come il governo avesse ordinato alla polizia investigativa di perseguire Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell’uccisione di un pescatore erroneamente scambiato per pirata, in base a un punto del Sua Act che comporta una pena massima di 10 anni di reclusione. Ma di assoluzione, nemmeno a parlarne?

Riccardo Marini