Finalmente un bella notizia. Abbiamo capito chi ci vuole male e ci ha sprofondato in una crisi che dura da quasi sei anni. Inoltre, ora che abbiamo scoperto l’untore, gli chiediamo un pacco di quattrini. Pensate che sia uno scherzo? E invece è una cosa serissima: la Corte dei Conti ha accusato l’agenzia di rating Standard & Poor’s di non avere calcolato le ricchezze immateriali dell’Italia, quando nel 2008 declassò i nostri titoli ad un livello vicino alla spazzatura. Questa distrazione delle agenzie di rating ci è costata una montagna di interessi da pagare sul debito pubblico che quasi ci ha stesi, e quindi Standard & Poor’s ci deve risarcire con la bellezza di 234 miliardi di euro.
Ma andiamo con ordine. Soprassediamo su quanto valgono il Colosseo e Totò e cerchiamo invece di spiegare chi sono i protagonisti di questo scontro fra l’Italia e le famose agenzie di rating.
La Corte dei Conti la conosciamo bene: è la magistratura contabile che vigila, la parola stessa lo dice, sui conti del nostro Paese. Uno si potrebbe chiedere: ma come mai se c’ è addirittura una magistratura che si
Quindi, si da il caso che la giustizia contabile può intervenire solo quando si scopre che la stalla è vuota, perché buoi e quattrini hanno già preso il volo. Si dà però il caso che qui non si tratterebbe di prevedere il malanimo o la follia degli uomini, ma l’andamento dell’economia del Paese, avendo peraltro sott’occhio quello che è successo l’anno precedente. Quindi intervenire prima sarebbe la cosa più logica da fare.
Veniamo all’atro coprotagonista, l’agenzia Standard & Poor’s (con la compagnia di altre agenzie di rating). Chi sono? Sono degli studi finanziari giganteschi ma privati (S&P è controllata da società di investimenti) che costantemente consigliano i loro clienti, e cioè banche, uomini d’affari, re, regine, mafie cinesi o russe, petrolieri, stati sovrani e soprattutto speculatori, dove
E’ vero, però, che ogni tanto fanno finta di non vedere e guarda caso si tratta sempre di magagne americane. Altrimenti il campanello doveva suonare che per la Lehaman Brother o i mutui regalati dalle
Resta un fatto: chi risarcisce i nostri figli e i nostri nipoti dei duemila e passa miliardi di debito che generazioni di spendaccioni ben individuati hanno lasciato sul loro groppone e anche su quello dei loro discendenti? Perché invece di abbandonarla alla rabbia dei No Tav, la decisione di fare o non fare l’alta velocità non la lasciamo al giudizio congruo della Corte dei Conti? E quando Alemanno a Roma negli ultimi sei mesi da sindaco assume mille netturbini e mille dipendenti della società dei trasporti, perchè non si lascia alla Corte dei Conti la possibilità di autorizzarli o negarli?
Cominciamo con il dimostrare che la lezione ci è servita. Cambiamo qualche regoletta a partire dai poteri della Corte dei Conti. E agli squali di Wall Street invece di farli ridere cerchiamo di levargli il pane di bocca.
Claudio Pavoni