Il Professor Andrea Margellletti, genovese classe 1966, è Presidente del Ce.S.I., ovvero quel Centro Studi Internazionali che si occupa di strategie militari, Consigliere Strategico del Ministro della Difesa Mauro come del precedente, l’Ammiraglio Di Paola, membro del Comitato Consultivo della Commissione Internazionale sulla Non Proliferazione e il Disarmo Nucleare, Consulente del COPASIR – Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica.
I problemi dello strumento militare soprattutto in relazione con la situazione internazionale sono così il suo pane quotidiano. Il Professore, infatti, da anni è vicino agli Stati Maggiori delle Forze Armate, soprattutto per la carica di consigliere strategico del ministro.
L’entrata dell’Italia nel programma F35 ha generato, e continua a farlo, un mare di polemiche. A dare forza alla voce dei contrari sono i rapporti americani diffusi dai media nei quali si mettono in risalto limiti e difetti dell’aviogetto. Nel mirino finiscono i costi della macchina che sono giudicati molto alti. Polemiche
Professor Margelletti, la scelta degli F35 appare ancora valida alla luce soprattutto delle critiche mosse al progetto?
“L’acquisizione di questa macchina è necessaria per due ordini di motivi. Uno di carattere economico. Anche la difesa, in un momento di crisi, deve fare le sue valutazioni per mantenere in efficienza lo strumento senza penalizzarlo in fatto di operatività. La ricerca, quindi, di macchine efficienti è quanto mai necessaria. L’Aeronautica italiana rischiava di non disporre più di apparecchi efficienti in grado di adempiere alle missioni assegnate alle Forze Armate dal Parlamento e imposte dal sistema di alleanze del quale facciamo parte.”
L’altro punto?
Professore, Lei parla di una macchina affidabile, ma negli Stati Uniti non sembra che siano della medesima opinione, perché notizie di difetti e inconvenienti gravi vengono ormai segnalati pressoché di continuo che mettono in discussione la validità del progetto stesso. Nei giorni scorsi è stato diffuso il rapporto Gilmore che ne contesterebbe l’affidabilità evidenziando pecche sulla gestione del software e sul riscaldamento del motore. E subito è stata segnalata addirittura la presenza di crepe e cricche. Cosa c’è di vero”
“I rapporti si dovrebbero leggere dalla prima all’ultima parola. Non estrapolando qua e la frasi. Poi non
Professore, si parla di tagli alla Difesa a scapito dell’ elemento umano. Gli uomini, secondo le critiche superficiali, sarebbero sacrificati sull’altare della tecnologia?
Non ritiene che in questi scenari la nostra componente navale possa essere sovradimensionata. Non sarebbe stato meglio avvantaggiare la costruzione e l’acquisizione di navi veloci, sul tipo degli aliscafi; piuttosto che imbarcazioni grandi sul tipo della Cavour che richiedono una copertura
“No. Anche la Marina deve essere messa in condizioni di poter operare all’estero. Di conseguenza il naviglio deve essere adeguato. Gli scontri tra flotte in mare aperto appartengono al passato”.
Un ridimensionamento necessario?
“Certamente, perché non si deve correre il rischio di far diventare le forze di Difesa una sorta di ammortizzatore sociale. Bisogna preservarne la professionalità, la preparazione, la capacità di agire in contesti internazionali”.
Un discorso che vale anche per l’Esercito?
“A maggior ragione. Sarà, infatti, la componente di terra a dover subire il ridimensionamento più drastico. Non dimentichiamo che la componente terrestre era strutturata per difendere la soglie di Gorizia e, oggi,
Provvedimenti, dunque, necessari?
“Si che dovranno essere accettati dal Paese, dei cittadini e naturalmente dalla componente militare, se vorremo continuare a disporre di uno strumento credibile, al passo con i tempi e in grado di assolvere i compiti chiesti dal Parlamento e dalla comunità internazionale”.
Enrico Barone