Non più Fiat ma Fca. Marchionne vince e si porta la Fiat Chrysler Automobiles via dall’Italia. E tutti tacciono

Non più Fiat ma Fca. Marchionne vince e si porta la Fiat Chrysler Automobiles via dall’Italia. E tutti tacciono

Fiat Chrysler Automobiles, nuovo nome. E così la Fabbrica Italiana Automobili Torino se ne è andata di fatto dall’Italia. Sergio Marchionne ha vinto, è riuscito, pur di far più profitto ai danni delle disastrate casse del fisco nazionale, nel suo spregiudicato disegno di moderno “global” uomo d’affari che considera il mondo la sua casa. E’ fatta. Si chiama Fiat Chrysler Automobiles (Fca), ed è il nuovo gruppo nato dall’unione della casa torinese con quella americana di Detroit. Sede legale in Olanda, residenza a fini fiscali in Gran Bretagna, e sarà quotata alla borsa di New York, oltre che a Milano. Fisco inglese e quotazione in Usa, bello schiaffone a quell’Italia che da 115 anni ha sistematicamente contribuito col pubblico denaro sia diretto che sotto forma di commesse a quella che fino a non molto tempo fa è stata il 1a1011 fcavero vanto dell’industria del nostro Paese. Un continuo batter cassa negli ultimi lunghi decenni che ha sì assicurato il lavoro agli operai pur producendo in massima parte vetture di sempre più scarso valore, ma soprattutto la vita agiata degli Agnelli.

E il Governo che dice? Enrico Letta, impotente e quasi senza parole, si barcamena nelle solite favorevoli frasi di circostanza, cercando di far finta di niente, ignorando lo “smacco” e il danno per l’Italia pur di far inghiottire con rapidità l’amara pillola ai contribuenti che poi altro non sono che noi soldatini che formiamo il vasto esercito dei votanti. Del resto, per quanto triste, è un finale annunciato, portato avanti con caparbietà da quel Marchionne dai maglioni girocollo e perennemente senza giacca che mantiene la sua residenza in Svizzera in modo tale da non pagar certo 1a1010 fcada noi le tasse. Non riteniamo proprio che per la Fiat ci sarebbe pototuto esser soluzione diversa.

“Da cinque anni abbiamo lavorato caparbiamente a questo risultato che è il più importante della mia carriera”, ha commentato Sergio Marchionne, aggiungendo che il segreto del successo è stato il tentativo di “trasformare le differenze in punti di forza. Speriamo di arrivare alla quotazione a New York entro il primo ottobre, stiamo lavorando”. Resta da vedere se l’abile manager, spregiudicato ma astuto e capace come pochi altri nel mondo, manterrà le promesse di mantenere inalterata l’occupazione in Italia, o se si tratterà dei soliti impegni dati a “botta calda” e in seguito puntualmente disattesi. Resta solo da attendere, e si vedrà poi a chi il tempo darà infine ragione.

Enrico Massidda